Andy Warhol arriva finalmente a Roma al Complesso del Vittoriano dal 3 ottobre fino al 3 febbraio. andy warhol opere
Finalmente arriva a Roma al Complesso del Vittoriano una mostra molto attesa: “Andy Warhol”. L’Istituto per la storia del Risorgimento Italia, il patrocinio della Regione Lazio, con il contributo dell’Assessorato alla Crescita culturale del comune di Roma promuovono l’esposizione, organizzata dal Gruppo Arthemisia, in collaborazione con Eugenio Falcioni&Art Motors srl e curata da Matteo Bellenghi. andy warhol opere
È possibile ammirare le straordinarie opere dell’artista americano, accedendo all’Ala Brasini del Museo.
In occasione del novantesimo anniversario dalla sua nascita, è stata organizzata la mostra, dedicata interamente all’artista newyorchese. Andy Warhol nasce a Pittsburgh, in Pennsylvania il 6 agosto del 1928. Ideatore della famosissima Pop Art, alla quale dedica interamente la propria vita, Warhol è un artista completo: un personaggio poliedrico, un pittore, un creativo, un pubblicitario, un manager di se stesso.
Per Pop Art si intende Popular Art, l’arte popolare, a portata di tutti.
“Cinque bottiglie di Coca Cola”, Andy Warhol, 1962.
È per questo che Andy Warhol dovrebbe essere considerato l’artista di tutti, del popolo. Affronta per la prima volta il tema della riproduzione meccanica, sintesi della società del consumo e basata sul concetto della copia e dell’originale.
Si arriva, così al problema dell’invisibilità, che affligge diversi artisti. La definizione di estetica con lui cambia.
La mostra parte dalle origini artistiche della pop art, nel 1962, anno in cui il genio di Pittsburgh scopre la serigrafia, tecnica usata per la maggior parte delle sue opere. Con questa modalità darà vita alle popolari riproduzioni di “Campbell’s Soup”, rende famosa la zuppa in scatola, prelevandola direttamente dai supermercati e le varie immagini di Marilyn, sempre nello stesso anno. Della stessa serie sono le opere: Elvis e Coca-Cola.
Opere presenti alla mostra “Andy Warhol” al Complesso del Vittoriano di Roma fino al 3 febbraio 2019.
Andy voleva prendere in esame qualcosa che potevano comprare tutti (come ad esempio la Coca-Cola), più abbienti e meno abbienti, per parlare del divario tra ricchi e poveri, ma in cui tutti potessero ammirare l’oggetto in questione e contemplare l’ arte. Per la prima volta nella storia, l’arte non è più qualcosa di “elitario”, ma è un qualcosa che riguarda tutti, che tutti possono permettersi..
Il caso della zuppa, non sarà l’unico ad essere preso direttamente dai supermercati, ma anche la famosissima scatola di legno “Brillo Box”, di un detersivo molto comune, usato per lavare i vestiti.
Le opere presenti all’interno del percorso espositivo sono 170. La mostra è suddivisa in diverse tappe: “Icon”, in cui sono presenti le migliori icone degli anni 60’-70’; tra le opere “Marilyn” 1967, “Mao” 1972, in cui si affrontano il tema del ritratto e della moda. I maggiori esponenti di questi anni vengono ritratti con la tecnica della serigrafia.
Nella seconda tappa: “Music”, vengono presentati i maggiori esponenti del mondo musicale internazionale degli stessi anni, vengono raffigurati: “Mick Jagger “ 1977, “Miguel Bosè” 1983, “Grace Jones” 1984.
Famosissima la “banana sbucciabile”, che Warhol ha prodotto nel 1965 per la copertina dell’album dei “Velvet Underground”.
Le pareti del Vittoriano sono arricchite da questi immensi ritratti. Tra di essi troviamo anche i celebri jeans di “Sticky Fingers” dei Rolling Stones del 1971.
La celebre scatola di legno del “Brillo Box”, il famoso detersivo americano, simbolo del consumismo.
C’è poi una parte dedicata ai “self portrait”, i ritratti dello stesso Warhol e una parte che racconta il “Cinema”, le principali star di quegli anni, sono ritratti: “Liz” 1964, “Arnold Schwezzenegger” 1977, “Sylvester Stallone” 1980.
Sono presenti, inoltre, polaroid di diverse celebrità, che entrano a contatto di Andy, nel corso della sua carriera: Valentino, Armani, Sylvester Stallone, Caroline di Monaco, John Wayne, Michael Jackson.
Nel 1963 si trasferisce a lavorare nella sessantaquattresima e fonda la SILVER FACTORY, una fabbrica d’argento, che il suo amico e fotografo, stretto collaboratore, Billy None, riuscì a riportare alla luce, arricchendo le pareti con la carta stagnola, da qui il nome “silver”. In tanti iniziarono a frequentare la Factory, tra i più assidui: Bob Dylan, John Lenon, Mick Jegger, Salvador Dalì.
In questi anni inizia a dire che ognuno di noi ha diritto a 15 minuti di celebrità, da cui tutti, specialmente lui, sono ossessionati. Inizia anche a frequentare, nello stesso periodo, i locali più in dell’ambiente newyorchese: Studio 54 e Max’s Kasas City con alcuni personaggi di rilievo, come: Paloma Picasso, Liza Minelli, Debbie Harry.
Nel 1969 fonda “Interview”, un magazine delle celebrità.
All’inizio della mostra è possibile, per immergersi meglio nella storia del personaggio, assistere ad un breve documentario sula vita e la carriera di Warhol. Negli anni 70’-80’ diventa una vera e propria icona della cultura pop.
La celebre vita dell’artista statunitense si conclude il 22 febbraio 1987, nel New York Hospital, di New York, mentre stava subendo una semplice operazione alla cistifellea. Ci lasciava alla giovane età di 59 anni.
Nonostante l’artista si è sempre dichiarato lontano dalla politica, inevitabilmente ha influenzato le masse più disparate.
Tra i partners della mostra ricordiamo: RDS (Radio Dimensione Suono), Sky Arte HD e Arthemisia Books che si è occupata del catalogo.
[dt_quote type=”pullquote” layout=”right” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]
“Alcuni critici hanno detto che sono il Nulla in persona e questo non ha aiutato per niente il mio senso dell’esistenza. Poi mi sono reso conto che la stessa esistenza non è nulla e mi sono sentito meglio”. Andy Warhol
[/dt_quote]
-Andy Warhol-
Alessandra Santini