Agosto: tempo di mare, di sole e di abbronzatura. Tempo di vacanza, di gelati e di bikini. Ma non di burkini.
La notizia bollente dell’estate arriva da una Francia ferita (e conservatrice?) che non ci sta a nascondere i propri patimenti. Divieto a Marsiglia, a Le Touquet, a Sisco (in Corsica) e a Cannes di indossare il burkini in spiaggia, con esplicita menzione di “abiti religiosi”. Quindi per religione le donne islamiche non possono indossare il bikini e per legge non possono indossare il burkini.
Scotta sotto i piedi questa bollente decisione, alla luce dei recenti attentati: nell’Europa in allerta l’attenzione cade sul corpo delle donne, ancora una volta, mischiandosi insidiosa alla questione religiosa e politica.
Non sono i primi “casi di Burkini”, accadde anche in Italia. Ma in un momento storicamente delicato come questo, tale clima di chiusura nei confronti delle tradizioni islamiche fa riflettere sulla piega che sta prendendo la guerra al terrorismo. Come un’infelice copertina di Libero propinava il titolo Bastardi Islamici (al posto di Islamisti?), scatenando un inferno mediatico, anche in questo caso si rischia forse di mischiare le carte in tavola.
Pensare che le donne che indossano il burkini siano dei kamikaze sembra troppo anche per il vescovo Nunzio Galantino al Corriere della Sera. “Ogni persona ha il diritto di mostrare la propria fede anche nell’abbigliamento, se lo ritiene opportuno”.
Qui sta il nocciolo della questione, femminile e non: quanto il burkini è imposto alle donne islamiche e quanto loro stesse ritengono opportuno indossarlo? Il mix tra burqua e bikini era nato proprio per superare – seppur lievemente – questo gap culturale, quando lo ideò la stilista Aheda Zanetti per far sì che le musulmane potessero essere bagnine per Surf Life Saving Australia.
Mi torna in mente un eloquente passo tratto dal libro – reportage “Il sesso inutile”, dove una giovane Oriana Fallaci scopriva che le donne indiane erano ben liete (o forse solo ben assoggettate?) di lasciar scegliere alla propria famiglia il marito: ridevano all’idea “dell’amore” e pensavano al matrimonio come a una società, dove il grande regalo è generare molti figli e le spose bambine sono ordinaria amministrazione. Erano gli anni Sessanta:
“Scegliere il proprio marito pone una donna in una situazione umiliante […] deve farsi più bella, rendersi più interessante sedurlo a forza di occhiate e chiacchiere. Ciò non è dignitoso, né onesto.”
Non a tutte le donne del mondo si risveglia quello spirito guerrier, per dirla con Foscolo, quella presa di coscienza, quella voglia di riscatto ed emancipazione. Ma è così perché ne hanno paura o perché non hanno mai assaporato la libertà? Chi potrebbe non amare di essere libero? Noi Occidentali possiamo scandalizzarci di fronte alle imposizioni religiose dell’Islam, ricordando che il velo, nel mondo cristiano, lo portano anche le suore (pure al mare). Quindi dall’Italia arriva la risposta di Alfano, per ora: “La Costituzione parla chiaro“. L’Italia è uno Stato laico.
Quando vuole, s’intende.
Tuttavia, secondo il premier Valls il burkini non rispetta la laicità e l’igiene ed è incompatibile con i valori della Francia. Alla fine dei conti, però, accade che le donne vengono escluse dai luoghi pubblici, perché se non possono presentarsi in spiaggia con quell’indumento non crediamo usciranno di casa in costume per via dell’ordinanza. Se indossando il burkini, infatti, rischiano l’allontanamento dalla spiaggia o una multa magari, mettendo il bikini rischiano di non arrivare vive a fine giornata, uccise dai loro stessi parenti.
Così, mentre la religione continua a giocare col corpo delle donne, accusata di essere obsoleta e “ostile all’emancipazione delle donne”, il potere cosa fa? Le rinchiude in casa a soffocare nel loro velo.
Uccise perché volevano vivere all’Occidentale era un titolo del 2015. Vi ricordate di Hina e Sanaa?
Recluse perché volevano sopravvivere all’Orientale, potrebbe essere un titolo del 2016.
Suona ancora più crudele, allora, lo slogan che trovo sulla pagina facebook del Burkini swimwear:
Freedom and Flexibility
Proprio ciò che servirebbe a queste donne.
Alessia Pizzi