Rumore elettronico, barre luminescenti nel buio ed una coreografia… Senza titolo.
Untitled. Il Festival Teatri di Vetro ha concluso il percorso di teatro e danza al Teatro Vascello il 9 ottobre con Senza titolo per uno sconosciuto del Gruppo Nanou e di Marco Valerio Amico e Rhuena Bracci. In scena Sissj Bassani, Rhuena Bracci e Marco Maretti. Non è però un lavoro particolarmente brillante. L’impegno fisico c’è, il significato molto meno, rendendo d’altronde effettivo il titolo Senza titolo.
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Visivamente lo spettacolo avrebbe tutto il necessario per restare impresso… |
Lavoro e contenuto. La durata è di un’ora scarsa, che si rivela persino tanto per il materiale messo in scena. Il palco è immerso nel buio ad eccezione di alcune strisce luminescenti disposte a terra come bianche distorsioni visive. Intorno o sopra è costruita la coreografia dello spettacolo eseguita in tre: le ragazze agili e quasi sempre pulite nei movimenti, il ragazzo carente di scioltezza. La danza messa in atto è ipnotica ed alienante, supportata da uno sfondo di rumori elettronici dal vago ritmo ciclico, ma la sua ripetitività è fine a se stessa. Le variazioni sul tema sono rare e non è presente alcuna chiave di decodifica del messaggio. Appare una sperimentazione forzata, che si poneva l’intento di scomporre spazio, tempo, ritmo, figura umana, corporeità e generare una “fuga perpetua”. Finisce però per sembrare spesso un’imitazione del traffico nell’ora di punta. L’effetto ipnotico, che pure poteva essere interessante, viene meno per via di una coreografia che non sempre riesce. “Certo è”, commenta un nostro collega presente alla serata, “che ha un suo perché. Come quel genere di cose che si guardano quando ci si vuole piazzare davanti ad uno schermo e vegetare”.
In conclusione. Quest’idea del vegetare, del rimanere incantati e svuotati dalla ripetitività è fra i cardini della sperimentazione teatrale e merita di essere ancora indagata. In Senza Titolo l’intento è nobile, ma si cade nel disgraziato errore di procurare allo spettatore anche una grande noia.
Gabriele Di Donfrancesco
@GabriDDC