Un sogno dai ritmi rock: il sequel di Volevamo essere gli U2

teatro argot

L’Argot Studio apre la sua stagione teatrale: dal 03 al 21 ottobre va in scena “Volevamo essere gli U2 ma forse era meglio Vasco”.

Una cantina sgangherata, strumenti musicali impolverati ed un gruppo di vecchi amici messi insieme dal caso o, forse, chissà.

È questo l’incipit di uno spettacolo di cuore, sequel dello storico Volevamo essere gli U2 scritto da Umberto Marino, presentato al Teatro Argot Studio all’inizio degli anni ’90, trasformato in un film poco dopo.

Una storia di grandi ritorni che mette insieme pezzi di vita vera e memorie teatrali.

Un ritorno è quello degli interpreti che nuovamente si ritrovano a calcare il palco di quel Teatro, fabbrica creativa e palestra per tantissimi artisti a Roma.

Il ritorno è, allo stesso modo, quello dei protagonisti,  vecchi membri di un gruppo rock ormai adulti e, senza dubbio, nostalgici.

Alla morte di uno di loro, Filippo, i vecchi amici si ritroveranno per suonare di nuovo inisieme in occasione del suo funerale, rendendogli così omaggio.

La generazione dei grandi ideali e dei grandi sogni

Cinque cinquantenni dai capelli un po’ ingrigiti e dagli sguardi sbiaditi raggiungono la cantina. Non si porteranno dietro solo il loro strumento ma un bagaglio pieno di vittorie e disdette.

La sola ed unica prova generale prima dell’esibizione non sarà facile da gestire.

Volevamo essere gli U2 ma forse era meglio Vasco è uno spettacolo che raccoglie i desideri e i grandi sogni di una generazione passata  e, allo stesso tempo, lascia emergere lo sgomento della stessa che, oggi, si vede completamente sconfitta. È l’esibizione del “come eravamo” e “come siamo diventati”, un resoconto fantastico di come la vita possa cambiare senza chiederci il permesso, mai.

Le esistenze dei protagonisti si intrecciano nuovamente, tra matrimoni falliti, lavori inadatti e mal pagati, incomprensioni genitori-figli, verità nascoste e speranze.

L’amicizia vera suona il suo repertorio

Questa straordinaria pièce è una riflessione sul confronto, quello dinanzi allo specchio dell’amicizia, quello che spesso ci fa più paura. Fare i conti con la realtà non è facile, ancor meno donarsi, mettersi a nudo dinanzi a qualcuno.

La musica e i bei ricordi saranno decisivi e diventeranno il collante capace di rimettere di nuovo insieme i pezzi, nonostante tutto.

Il puzzle si ricompone e i cinque amici si renderanno conto presto che, in fondo, una parte di quei giovani scalmanati è ancora viva in loro e che sognare è ancora possibile.

Vivere: il comandamento per andare avanti

Anche se il desiderio di essere come gli U2 non si è avverato, l’importante è ascoltare il richiamo dirompente della vita e vivere nella pienezza. Vivere, così come canta un famossisimo pezzo di Vasco Rossi che suggella la fine di questa fantastica performance teatrale:

« vivere è ridere e pensare che domani sarà sempre meglio».

La bravura magistrale di interpreti del calibro di Marco Galli, Enrico Lo Verso, Alberto Molinari, Carolina Salomè, Francesca Sau e Federico Scribani sarà l’arma vincente per uno spettacolo imperdibile.

Sul palco di quel piccolo teatro chiamato Argot, nato a metà degli anni ’80 come casa accogliente per artisti alle prime armi e laboratorio creativo, l’amicizia entra in scena.

Il primo spettacolo della stagione teatrale in questo spazio mostra il legame vero, fatto di condivisione e scambi autentici tra persone e va oltre le nuove mode tecnologiche e le filosofie dei social odierni.

Una rappresentazione sincera, non solo rievocativa ma estremamente attuale, capace di giocare con ironia  e leggerezza anche con gli aspetti più complicati della vita.

Maria Grazia Berretta

Siciliana di nascita, romana di adozione, laureata in lingue straniere, ha vissuto a Lisbona dal 2014 al 2016. Simpatica e solare, trova nella scrittura e in tutto ciò che è arte e cultura il porto sicuro, un luogo senza tempo e senza spazio dove essere liberi.

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