Il Macbeth in chiave olografica con la regia di Luca De Fusco

Il Macbeth in chiave olografica con la regia di Luca De Fusco

Il Macbeth in chiave olografica con la regia di Luca De Fusco

Roma 22 novembre | Al Teatro Quirino va in scena un Macbeth riadattato in chiave digitale che non tralascia nel suo esperimento una recitazione elegante e una resa d’impatto. La regia è di Luca De Fusco, i costumi di Zaira de Vincentiis e la traduzione di Gianni Garrera, con il ritorno del duo Luca Lazzereschi, Macbeth, e Gaia Aprea, Lady Macbeth. Lo spettacolo si pone come continuazione di un percorso di reinterpretazione di alcune tragedie shakespeariane. Una produzione del Teatro Stabile di Napoli e dello Stabile di Catania.

La storia in pillole

Macbeth è la storia dell’uomo a cui le streghe predicono un futuro da re. Guidato dall’ambizione della moglie strappa al fato la carica regale con l’omicidio. A questo fa seguito il massacro di amici e la distruzione dell’io sotto il peso di orrende visioni e di una colpa massacrante.

L’ologramma fa teatro

La regia di Luca De Fusco dà forma olografica alle visioni di Macbeth, proiettando per il palco, attraverso un sistema di sipari trasparenti, apparizioni di spiriti e creature. Così l’illusione teatrale incontra quella digitale, fornendo un’interpretazione post-moderna alla discesa nel surreale delle vicende di Macbeth. Oltre alle proiezioni, i due protagonisti sono ripresi in tempo reale e la loro immagine a specchio viene riproposta alle loro spalle, a volte da diverse angolazioni, richiamando a contesti televisivi ed enfatizzando precisi momenti: dalla pazzia del re al dramma della regina. Atmosfere elettroniche sono accompagnate da voci sospiranti e rauche, immerse nelle luci noir di Gigi Saccomandi.

I costumi richiamano al Medioevo e agli anni Quaranta. Tendenti a tinte scure, sono di un bronzo lucido, abbinati a viola languidi e giacche antracite. Solo le streghe sono bianche e i loro corpi nudi e biondi paiono usciti da una coreografia di Lady Gaga. Con lunghi abiti da sera Lady Macbeth è una diva fatale, seducente e cupa. Macbeth è l’uomo dalla bestia nera sul volto e lo sguardo consumato, con lunghi mantelli e panciotti militari.

Il Macbeth in chiave olografica con la regia di Luca De Fusco

Il trionfo di due grandi attori

Ogni effetto diventa secondario di fronte alla performance unica di Luca Lazzareschi e Gaia Aprea. La loro è una recitazione dalla grande forza espressiva: fa vivere il testo di una naturalezza che riporta la poesia al livello di una conversazione sentita e di pensieri spontanei. Lei è la fatale moglie dall’ambizione corrosiva e castrante. Lui è l’antieroe nel suo viaggio verso il macabro, vittima di illusioni demoniache. Entrambi sono un duo languido immerso nella penombra.

Gli incontri con le streghe, parlanti all’unisono per bocca di Angela Pagano, l’omicidio del re, persino il monologo del portiere, sono tutti momenti di un teatro di splendido gusto, sempre più raro nelle grandi produzioni. La perdita di contatto con il reale di Macbeth è rappresentata in modo sublime, come spiritato è il tormento notturno di Lady Macbeth. Il climax ascendente del finale è smorzato da attimi più blandi, come le scene della preparazione dell’offensiva al Macbeth tiranno, ma si recupera stupendamente nella chiusura lirica.

Una vera regina

È lei, Gaia Aprea, a catturare l’animo di chi la guarda. La sua interpretazione fa risaltare il dolore di una maternità assente e di una volontà di rivincita sulla vita. Solo con la sua azione il confine tra possibile ed illusione viene meno, condannando la coppia all’incubo nella veglia. Quel che Macbeth tradurrà nella celebre frase: “Macbeth, tu hai ucciso il sonno!

Decisamente da non perdere

L’intero spettacolo è di fatto frutto di un lavoro minuzioso, di ottima qualità, perfettamente all’altezza delle aspettative e dell’opera.

Gabriele Di Donfrancesco
@GabriDDC

[Macbeth sarà in scena al Teatro Quirino fino al  4 dicembre.]

Nato a Roma nel 1995 da famiglia italo-guatemalteca, è un cittadino di questo mondo che studia Lingue e Lettere Straniere alla Sapienza. Si è diplomato al liceo classico Aristofane ed ama la cosa pubblica. Vorrebbe aver letto tutto e aspira un giorno ad essere sintetico. Tra le sue passioni troviamo il riciclo, le belle persone, la buona musica, i viaggi low cost, il teatro d'avanguardia e la coerenza.

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