L’Ospite Inatteso, la pièce capolavoro di Agatha Christie

L’Ospite Inatteso, capolavoro teatrale di Agatha Christie è anche l’ultimo gioiello della stagione teatrale 2015-2016 che il Teatro stabile del Giallo regala a tutti gli amanti del giallo. Sarà in scena fino a domenica 22 maggio, ultima occasione per godere della sagacia inventiva e narrativa della regina del delitto.


Sapevate che esiste un teatro, a Roma, dove vengono rappresentati solo ed esclusivamente capolavori del giallo e della migliore narrativa poliziesca di sempre? 

Da Agatha Christie alle migliori indagini di Arthur Conan Doyle, il Teatro stabile del Giallo è il luogo perfetto dove godersi due ore di pura suspense, colpi di scena, morti ammazzati e assassini misteriosi che fanno capolino dalla finestra. 

Io sono un’appassionata di libri gialli. Mi piace tutto ciò che ha a che fare con il delitto, con investigatori sagaci, con una stanza chiusa in cui nessuno, almeno tecnicamente, sarebbe potuto entrare, con un coltello sporco di sangue abbandonato in un prato, un colpo di pistola nella notte, chiamate da uno sconosciuto che sembra sapere tutto di te, querce buie, sospiri dietro le tue spalle, città che sembrano inghiottite dal caldo soffocante dell’estate, mentre il tramonto si ritira e gli occhi gialli delle rane osservano, muti testimoni sull’orlo dei fossi, la testa di una donna morta che fa capolino da una siepe. Vi ho inquietato? Oppure ho suscitato almeno un po’ del vostro interesse?

Allora immaginiamo una magione isolata, inghiottita dalla nebbia; immaginiamo uno sconosciuto che bussa alla porta finestra e, trovatala aperta, entra per chiedere aiuto. Immaginiamo che si giri automaticamente verso un uomo, che sembra dormire su una sedia a rotella. Fa per andare a presentarsi, ma l’uomo è morto.

Così, nel migliore dei modi, comincia uno dei capolavori che quella signora inglese dall’aria un po’ snob, Agatha Christie, ha voluto scrivere direttamente per il teatro. Forse, se pensiamo a opere più note, come Trappola per topi o Dieci Piccoli Indiani, può non dire molto ai più. Io, ad esempio, non lo conoscevo. Come non conoscevo il Teatro Stabile del Giallo, fucina di opere teatrali interamente dedicate a questo genere letterario straordinario e scuola di formazione teatrale d’eccellenza; un teatro dove le locandine sono anch’esse piccoli capolavori che ricalcano le classiche del giallo Mondadori, quelle di cui erano piene le librerie dei nostri genitori (o nonni) e che ora, magari, prendono polvere in soffitta. 
L’Ospite Inatteso è l’ultimo spettacolo della stagione, con mio enorme disappunto. Ma si sa, le cose più belle vengono lasciate alla fine. 
Michael Starkwedder, un ingegnere di ritorno dal Golfo Persico, si perde nella campagna inglese e, complice la nebbia, la sua auto finisce rovinosamente in un fosso; l’uomo non si perde d’animo e con un po’ di fortuna riesce ad individuare una casa, immersa nell’oscurità dove sicuramente potrà chiedere aiuto. Bussa alla porta finestra principale ma nessuno apre. Si fa coraggio, la porta è aperta ed entra. Un uomo, su una sedia a rotelle è morto; una donna, in visibile stato di shock, lo guarda assente. In mano ha una pistola.

E’ da questa scena iniziale, che comincia il teatrino di Agatha: chi ha ucciso Richard Warwick, uomo dalla pessima reputazione che si divertiva a sparare a vista a cani e  gatti randagi, uccelli e persino alle signore della beneficienza? E’ possibile che sia stata sua moglie, la bellissima e misteriosa Laura Warwick?Chi aveva interesse a far fuori un essere odioso, sì, ma sicuramente inoffensivo? L’infermiere personale, ambiguo e calcolatore, Angell? O Julian Farr, amico di famiglia dei Warwick e politico in ascesa?

Attenzione, perché niente è davvero così come sembra e Agatha è davvero diabolica a farcelo credere: prima ci conduce verso una soluzione, la più lampante, la più ovvia. Poi, ci instilla il dubbio e le nostre capacità di investigatori dilettanti subito puntano il dito su quello che, sì, deve essere il colpevole, per forza. Non c’è altra spiegazione. 
E invece ancora no, niente da fare. E intanto la scena va avanti e Agatha, diabolica, ha preparato il colpo di scena finale. Che arriva nel migliore dei modi, come uno sparo di pistola nel cuore della notte. E noi, poveri spettatori che per un attimo, davvero, ci eravamo illusi di avere risolto il caso ancora prima che il sipario venisse chiuso, rimaniamo attoniti, imbambolati, chiedendoci come, cosa, perché. Per poi ammettere a malincuore la sconfitta e riconoscere, ancora una volta, che Agatha Christie, la signora dall’aplomb impeccabile e dalla mente sopraffina, ha sfornato un capolavoro come pochi, un colpo di scena come pochi.

A questa storia così ben congegnata, gli attori hanno risposto nel migliore dei modi. Per la primissima volta, ho potuto godere di una recitazione non artefatta, non impostata. Su tutti, i due attori principali, Linda Manganelli (Laura Warwick) e Antonio Palumbo (Michael Starkwedder) hanno regalato interpretazioni magistrali, avvincenti, sentite. Ma tutto il resto del cast è stato eccezionale, così come la regia di Raffaele Castria che ha saputo rendere al meglio le atmosfere a cui la regina del delitto, almeno nella versione cartacea, ci ha così ben abituati: e allora, se anche tutta la vicenda si è svolta sempre nella stessa stanza – il salotto -, luogo del delitto, di confessioni, mezze verità, sospetti e velate minacce, il resto della casa, che immaginiamo grande, isolata, vecchia e cupa, circondata dagli ampi spazi verdi della campagna inglese, ci appare anch’essa sulla scena se anche per sentito dire. Così, odiamo passi inquieti sopra di noi, cigolii di porte che si aprono, finestre con le tende tirate da cui è possibile spiare qualcuno che si avvicina nella notte.
Andatelo a vedere, l’Ospite Inatteso. Andate a passare due ore di puro godimento. Andate e cercate di capire chi ha ucciso il malvagio Warwick. Passate una serata diversa dalle altre. Anche questo è teatro, il teatro che intrattiene, che avvince, che racconta una storia mentre ne lascia intravedere diecimila. 
Chiara Amati

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