Al teatro Argot dal 15 al 20 maggio è in scena La Paura di Francesco Bonomo tratto dal racconto di Federico De Roberto, una riflessione attuale sull’insensatezza della guerra, in particolare del primo conflitto mondiale.
Un bravissimo e poliedrico Daniel Dwerryhouse è il protagonista di La Paura dove interpreta il tenente Alfani, sopravvissuto alla guerra e ora in un profondo stato di shock che gli impedisce di riappropriarsi della realtà.
Sin dal primo momento infatti compare sulla scena vestito con un lungo camice bianco, chiuso probabilmente in qualche manicomio, come avveniva a molti soldati di ritorno dal fronte. Il suo cervello è abitato soltanto dal ricordo di immagini bianche che non lo lasciano dormire e che lo trascinano quindi sull’orlo di un delirio.
I ricordi di quella guerra straziante prendono il sopravvento e si trasformano in un presente onirico nel quale lo spettatore viene trasportato.
La noia, la disperazione, il tedio, la morte, l’alcolismo sono tutti temi che attraversano il racconto di De Roberto e che Bonomo mette in scena con un’essenzialità che arriva dritta e tagliente al pubblico.
Daniel Dwerryhouse è davvero eccellente nel trasformarsi, senza soluzione di continuità, dal tenente Alfani al narratore esterno fino a incarnare i soldati in trincea. Oltretutto, parlando dialetti sempre diversi, riesce a restituire con precisione il plurilinguismo della nostra nazione che in quegli anni risuonava sulle montagne carsiche.
Alfani gestisce la turnazione dei soldati che devono raggiungere la posizione avanzata. Rispettare i turni infatti è assolutamente sacro, per lui non esistono ordini giusti e sbagliati. Sarà un episodio di disobbedienza, quello del soldato Morana che dopo aver rifiutato un ordine si toglie la vita, a farlo ricredere. Una riflessione quindi che si aggiunge alla lista degli orrori che rende il primo conflitto mondiale quanto di più logorante e insensato.
Un refrain che si ripete durante tutto lo spettacolo è “vigilanza incessante ma non ostilità”, ritornello capace di tradurre molto bene il logoramento come struttura fondante della prima guerra mondiale. Una guerra senza lotta, senza scontro fisico, senza vedere mai il nemico austriaco. Una guerra con scopi illimitati, condotta nel segno dell’esaurimento totale dei contendenti, fermi immobili nelle trincee, circondati, come nel caso di Alfani, dal bianco della neve che diventa il colore della morte.
La prima guerra mondiale è stata davvero l’alba tragica del Novecento, di quel secolo breve teatro di stermini e sconvolgimenti capaci di cambiare il volto dell’Europa e del mondo. Chi l’ha vissuta in prima persona porta addosso una ferita impossibile da rimarginare, infettata dalla paura e dallo sconvolgimento.
La letteratura è piena di queste testimonianze, dallo scrittore austriaco Karl Kraus che scrive Gli ultimi giorni dell’umanità, fino alla celebre L’Allegria di Ungaretti, preziosa e altissima opera poetica del soldato poeta, di quell’ “uomo di pena” che scrive poesie come Sonnolenza, Monotonia e Solitudine, sentimenti prepotentemente protagonisti in trincea.
A cent’anni di distanza dall’evento Bonomo mette in scena uno spettacolo che vuole ricordare e indagare il dolore umano. Affida tutto a un unico personaggio che si sdoppia in tanti altri, suggerendo così l’idea di una lacerazione che è stata uguale per tutti.
Alfani e i suoi compagni attendono il proprio turno per andare a morire, in un crescendo di ansia che Dwerryhouse è capace di interpretare magistralmente.
In una poesia intitolata Sono una creatura Ungaretti scrive “la morte/ si sconta/vivendo”. Quella morte che diventa compagna di vita dei soldati in trincea e che non abbandonerà mai nemmeno i sopravvissuti.
Teatro Stabile di Sardegna, Goldenart Production presentano
in collaborazione con La Casa Delle Storie e Rialto Santabrogio
Teatro Argot Studio
15 | 20 MAGGIO 2018
LA PAURA
dal racconto di Federico De Roberto
regia e adattamento Francesco Bonomo con Daniel Dwerryhouse
costumi Andrea Viotti -video Alessandro Gianvenuti-Studio Lord Z – disegno luci Giuseppe Filipponio – sonorizzazione Massimiliano Bonomo – aiuto regia Giorgia Salari – consulente letterario Franco Marzocchi
Diletta Maurizi