Benedetta Capanna dà il via ad “Aprile in danza”, rassegna organizzata al Teatro Palladium dall’Università di Roma Tre.
Si è aperta sabato scorso la nuova rassegna del Teatro Palladium dedicata alla danza contemporanea. Il teatro dell’Università di Roma Tre ha voluto aprire un nuovo spazio nella città alla ricerca coreografica nazionale, invitando artisti emergenti o già affermati a rappresentare ciò che sta accadendo nel panorama della giovane danza italiana. E’ con questo spirito che prende vita Aprile in danza.
La prima serata è stata dedicata interamente a Benedetta Capanna, danzatrice e coreografa internazionale che accosta la sua attività in Italia con quella negli Stati Uniti e in Giappone. Per il pubblico del Palladium Capanna ha riunito tre suoi lavori, molto diversi sotto vari aspetti, all’interno del tema Il tempo del ritorno: Danze rotte: nella bolla di Pasolini è un ritorno alla propria città, Roma, Epiphany of retourning un ritorno al presente, Apah un ritorno alle origini.
Danze rotte: nella bolla di Pasolini è un solo della coreografa che prende le sembianze di un’ininterrotta passeggiata tra le vie di Roma, un’immersione nella sua straordinaria quotidianità, nel sentimento, profondamente romano di stasi, di perdita della processualità del tempo, in bilico tra la voglia di abbandonarla e di lasciarsi sovrastare da essa. E’ la Roma “croce e delizia” di ogni suo abitante, la Roma che soffre e fa soffrire, quella Roma che è, tra tutta la bellezza che il tempo le ha donato, fatica. Ma quella che scorre sul palco, tra i paesaggi in video, le voci e le musiche, i gesti della danzatrice, tra passi pesanti e silenziosi scivolamenti, è prima di tutto una Roma fatta delle parole di Pier Paolo Pasolini e delle vie percorse nei film in bianco e nero; chiudo gli occhi e nella testa compare l’immagine di Anna Magnani. Quello con Pasolini non è un rapporto di referenza, bensì di dialogo continuo, di immersione nel senso profondo dei suoi scritti, citati dall’inizio alla fine della performance.
Una luce calda, forse afosa, riempie la scena per la quasi totale durata del lavoro. Improvvisamente l’opposto: l’ambiente si riempie di una luce bianca, il caotico chiacchiericcio diventa musica e dalle strette viette romane si materializza il sublime splendore dei marmi bianchi.
La città c’è, è ben rappresentata e chi la vive quotidianamente sa ritrovarla, ma invece di perdersi nelle sue contraddizioni sembra dissolversi in gesti e sequenze reiterate che lentamente tendono ad astrarsi.
Epiphany of retourning, film vincitore di Pool 15 International Dance Film Festival di Berlino e del DMJ International VideoDance Festival2015, del SAITAMA ARTS THEATER di Tokyo, è un film-assolo di danza sullo stupore del ritorno. In esso, a differenza di quanto il titolo possa far pensare, non è il tempo a dominare il senso del lavoro, bensì l’assoluta presenza di un istante, il percepirsi, percorrere il proprio corpo per confermare quello specifico e autentico hic et nunc.
Chiude la serata Apah, coreografia per tre danzatori (Benedetta Capanna, Maria Elena Curzi, Giordano Novielli). Apah in sanscrito sono le acque, sia terrene che celesti, elemento purificante e vivificatore che in quasi tutte le tradizioni simboleggia un ritorno alle origini. L’originario che ci si trova ad osservare ha la forma stessa dell’acqua, non è uno stato primitivo legato alla terra, ma fluttua in una dimensione intermedia che sfiora il pavimento e l’aria con la stessa qualità cinetica. Il rapporto con l’altro, così come con lo spazio in cui i danzatori sono immersi, è caratterizzato da un ascolto reciproco intenso e amplificato dai corpi; eccolo il reale elemento primario a cui aspirare.
Il trio è un lavoro compiuto seppur senza particolari picchi di intensità, che non riesce a costruire il percorso catartico che invece sembra essere ricercato, ma che sa costruire un momento di reale ricerca dell’autentico.
Prossimo appuntamento al Palladium giovedì 7 aprile con la coreografa Cristina Pitrelli e il suo The Vanity Monsters, con la speranza che Aprile in danza possa proseguire nel migliore dei modi, forte della voglia di chi lo propone di renderlo un appuntamento annuale fisso, di farlo crescere e dar sempre più voce a un linguaggio che fa ancora fatica a farsi sentire.
Chiara Mattei