Due anime in viaggio per una matrice virtuale: la poesia di Cinématique
ROMA | Cinématique, creazione di Adrien M & Claire B, arriva direttamente da Lione in Francia al Teatro Vascello per il Romaeuropa Festival 2016. La prima italiana è stata il 19 ottobre, noi abbiamo avuto modo di vederlo il 21 e l’ultima replica sarà questa domenica 23. Cinématique è un’opera di teatro danza e giocoleria trainata da una scenografia digitale e interattiva, che risponde agli stimoli fisici e proietta sulle superfici del palco un mondo di pavimenti in movimento, dimensioni illusorie e luoghi dalla fisica impossibile. Tutto è costruito intorno ai corpi di Joseph Viatte, giocoliere, e Marie Tassin, danzatrice, entrambi giovanissimi. L’informatica incontra il palcoscenico attraverso la grafica di Claire Bardainne e il software eMotion sviluppato da Adrien Mondot. Si cerca di “reincantare la realtà” e risvegliare “un immaginario infantile”, come spiega Mondot intervistato da Chiara Pirri del Romaeuropa. Ne nasce uno spettacolo che resta nel cuore, lasciandoci sorpresi e felici. Vediamo insieme perché.
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Joseph Viatte e Marie Tassin al termine dello spettacolo. Durante l’esibizione non pronunciano mai parola. |
Una ballerina e un giocoliere nella matrice. Siamo spettatori del passatempo di due giovani adulti dallo sguardo sognante e assente. Iniziano disegnando l’uno il percorso dell’altra; coreografie zen si corrompono in fughe esplosive nella realtà aumentata. Prende forma un’avventura costantemente accompagnata da musiche elettroniche, opera di Christophe Sartori e Laurent Buisson, altamente immaginative e in simbiosi totale con le reazioni dell’ambiente. Cinématique ricorda le illusioni dei primi videogiochi e le riprese cinematografiche che sfidano la prospettiva di film come Tron e Inception. Siamo catturati e ci perdiamo nel rapporto ambivalente di due anime che passano il tempo a crearsi sfide a vicenda in una stanza dei giochi virtuale. I protagonisti esplorano la matrice cibernetica fin nelle sue tenebre, sempre angosciose, per poi sfuggirne in albe di colori con eleganti numeri di giocoleria. L’oscurità si trasforma in un viaggio onirico, smaliziato e tuttavia guidato da quel genere di pensosa innocenza delle storie del Piccolo Principe.
Essenzialità. Non solo meraviglia, ma anche grande eleganza. Gli abiti sono semplici, neri, i piedi nudi e i movimenti naturali e fluidi. Non si verificano stonature in una chimica perfetta tra i due interpreti. La scenografia astratta rivela come nell’assenza di cose il computer sappia generare una forma di teatro puro: corpi immersi in uno spazio di illusioni. Così racconta Adrien Mondot, ingegnere informatico e ideatore dello spettacolo, a Chiara Pirri: “Mi resi conto che il digitale può essere il veicolo ideale per l’immaginazione” .
Giudizio. Cinématique celebra l’immaginazione e si pone come uno dei lavori più appassionanti dell’anno romano. Fa sentire bene e dona una rinata libertà mentale; incantati, si vorrebbe che lo spettacolo continuasse ancora e ancora. “C’era quella voglia di viverlo con loro” racconta una ragazza del pubblico, riferendosi all’avventura appena conclusa.
Gabriele Di Donfrancesco