“Il mercante di Venezia” nel suggestivo allestimento di Loredana Scaramella è al Globe Theatre di Roma fino al 10 settembre 2017.
“Tell me where is fancy bred, or in the heart or in the head? … it is engendere’d in the eyes” (“Dimmi, dove nasce la fantasia (e quindi l’amore n.d.r.), nel cuore o nella testa? … Dagli occhi si genera…”) ci suggerisce Shakespeare nel “mercante di Venezia”.
Probabilmente non sono questi i versi più conosciuti de “Il mercante di Venezia” di William Shakespeare (se non per gli appassionati di ricerca psichiatrica). Ma è piacevole riscoprirli, con l’adattamento più recente in scena al Globe Theatre di Roma, che ci invita a godere dell’opera in tutte le sue sfaccettature.
Loredana Scaramella, infatti, regista e traduttrice, cerca di rimettere al centro della scena Antonio, il mercante che dà il titolo al dramma. Da tempo, nelle varie versioni teatrali questo risulta un personaggio sbiadito, subordinato al grandioso Shylock. D’altronde l’ebreo oscura tutti gli altri personaggi. Averlo messo in gran risalto in tanti allestimenti precedenti lo ha reso, nell’immaginario collettivo, l’incarnazione della discriminazione antisemita, subita per secoli dal popolo ebraico fino all’Olocausto. Ciò ha accentuato il colore drammatico di un testo nato, in realtà, per essere una commedia.
La traduzione e la regia di Scaramella riescono a restituire a “Il mercante di Venezia” il suo carattere originale. Ne mettono in scena una versione più completa.
Si può ridere e pensare con questa equilibrata versione dell’opera di William Shakespeare.
Così “Il mercante di Venezia” ci appare per quello che è: una riflessione sulla giustizia, sul denaro e sull’amore, densa di affilata ironia.
Vengono messi nel giusto rilievo il ruolo di Antonio e il profondo sentimento che lo lega a Bassanio, spingendolo a garantire il suo debito presso Shylock.
Ma, accanto all’amicizia che ci commuove con la prontezza al sacrificio di Antonio, gli amori intensi, altri protagonisti della storia, ci regalano leggerezza e romanticismo.
Gessica è innamorata e pronta a tradire il padre Shylock per fuggire e sposare il cristiano Lorenzo. Bassanio si indebita con Shylock proprio per avere una chance di conquistare Porzia (qui la briosa Sara Putignano).

E se si sogna con l’amore, si ride molto, non solo con le scene del buffone Lancilotto (qui interpretato dall’irresistibile Federico Tolardo), ma anche con quelle dei pretendenti di Porzia (i bravissimi Diego Facciotti e Paolo Giangrasso) alle prese con la scelta dello scrigno, che deve decretare chi sarà lo sposo dell’ereditiera di Belmonte.
La messa in scena sposta l’ambientazione dall’epoca negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, con i costumi bellissimi di Susanna Proietti e le musiche leggere e suggestive eseguite dal Trio William Kemp. Come spesso accade negli allestimenti delle opere shakespeariane, il cambio di ambientazione non fa che confermare la natura universale dei testi immortali del Bardo.
Infine, in una versione così equilibrata de “Il mercante di Venezia” – già andata in scena lo scorso anno – anche Shylock non ci ha deluso.

L’interpretazione di Carlo Ragone è misurata e intensa e quando recita il celebre monologo (“Un ebreo non ha occhi? Un ebreo non ha mani…?”) non possiamo che realizzare, anche stavolta, quanto siano insensati il razzismo e le discriminazioni tra gli esseri umani.
Stefania Fiducia