Il fantastico Ezio Bosso sorprende e incanta di nuovo Roma

Emozioni grandi nel secondo appuntamento romano con il pianista e compositore in scena sabato 7 maggio all’Auditorium Parco della Musica.

Formatosi all’Accademia di Vienna può vantare prestigiosi incarichi internazionali. Vive a Londra dove ha diretto sia la London Symphony Orchestra che la London Strings, mentre in Italia ha mostrato il suo talento dirigendo l’orchestra dell’Accademia della Scala e quella del Teatro Regio di Torino. Numerose inoltre le sue esibizioni nei teatri più importanti del mondo. La replica dell’evento in cartello nella capitale a poco meno di un mese dal precedente, si è resa necessaria vista l’impossibilità di contenere in una singola data Romana tutto l’affetto che il pubblico nutre per questo artista straordinario.  
La Standing ovation all’ingresso sul palco lo sorprende e impiega qualche momento nel superare l’evidente emozione, per poi  regalare al suo pubblico quasi tre ore di sensazioni intense. L’empatia tra l’artista e la platea è palpabile e si snoda in un dialogo con la musica sempre in evidenza. La grande musa che ispira la sua vita, spingendolo oltre l’infame malattia neurodegenerativa con cui è costretto a convivere dal 2011, ma che non ne limita affatto la produzione artistica. Dopo aver composto per il cinema  (“Io non ho paura” di Salvatores, “Rosso come il cielo” di Bortone) oltre che per il teatro e la danza, presenta il suo doppio CD  “The 12th Room”.  

Con le stanze Ezio Bosso costruisce un percorso narrativo basato sull’antica teoria che rappresenta la vita in dodici stanze, la prima delle quali è impossibile da ricordare per l’impossibilità dei neonati di utilizzare la vista, ma che viene visualizzata all’interno dell’ultima stanza permettendo di tornare alla prima e iniziare di nuovo. Nella prima parte dello spettacolo l’artista accompagnato dal suo “fratellone” Steinway & Son, pianoforte gran coda preparato appositamente per lui da Piero Azzola, elogia Chopin eseguendo tre dei suoi preludi. Prosegue con il “vecchiaccio” Bach di cui esegue alcuni preludi per clavicembalo ben temperato, sottolineando l’importanza dell’opera dei due come patrimonio emozionale comune, ed esortando il pubblico a sentire la musica come una cosa propria, così come per chi la scrive o chi la esegue. Altre stanze della sua vita accompagnano i suoi brani. Quella da cui segue il volo di un uccello nella magia di “Following a bird” o il rapporto con John Cage e l’esperienza musicale del silenzio, fino all’elogio alla sua poetessa preferita Emily Dickinson che dall’interno della sua stanza ha concepito la sua opera. 
Il coinvolgimento del pubblico culmina nella seconda parte, facendosi totale quando l’artista esegue la Sonata No. 1 in Sol Minore che dà il titolo al CD. In un lungo crescendo emotivo la forza straordinaria dell’esecuzione trasporta i presenti al di fuori della dimensione temporale. L’artista trascende se stesso trovando con lo strumento un rapporto quasi fisico, di fusione. Il pubblico è in piedi in tripudio a omaggiare con tre minuti di applausi ininterrottil’energia coinvolgente di questo straordinario compositore. Non vogliono andarsene, lui li ringrazia uscendo più volte sul palco a raccogliere tanta ammirazione e regalandogli infine il bis. Soltanto le luci spegnandosi romperanno l’incantesimo sulla folla, che lo aspetta di nuovo a giugno sullo stesso palco.
Bruno Fulco

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