Il teatro e il suo retroscena: L’impresario delle Smirne

Goldoni opere

Dal 27 settembre al 7 ottobre l’anima di Goldoni torna a vivere al Teatro Vittoria per una nuova grande stagione.

La nuova produzione di Attori&Tecnici con estrema delicatezza ed ironia rimaneggia e mette in scena L’impresario delle Smirne.

Un’opera datata 1759, quella che Carlo Goldoni regala al mondo del teatro e che si fa sempre più attuale grazie alla regia di Stefano Messina e alla bravura di giovanissimi interpreti.

L’attualizzazione geniale di un’opera classica

L’impresario delle Smirne conduce i suoi spettatori nel cuore di una Venezia avida e smaniosa.

Qui un ricco mercante turco, su consiglio di amici, decide di mettere insieme un gruppo di teatranti. Il suo desiderio è quello di investire su di loro portandoli in una favolosa tournée nelle Smirne, termine con il quale, per l’appunto, un tempo si usava definire la Turchia.

Il teatro potrebbe diventare fonte di profitto per l’impresario turco e allo stesso tempo per gli attori.

Questi istigati dalla figura del ricco Conte Lasca, apparentemente loro amico, danno il peggio di sé stessi. Attori scapestrati e cantanti invadenti faranno a gara nell’avanzare pretese. Seducenti soubrettes e primedonne gelose e pettegole, saranno disposte tutto pur di entrare nella compagnia e guadagnar gloria e quattrini.

Il mondo dell’avanspettacolo toglie la maschera, si mette a nudo e regala divertimento allo stato puro, giocando sulle differenze dialettali dei personaggi e fornendo al pubblico seri spunti di riflessione.

 Il teatro, nel teatro, racconta di sé, narra della sua crisi, delle difficoltà economiche e, allo stesso tempo, dei desideri che muovono i suoi protagonisti perché “chi ha preso il gusto del teatro una volta non sa staccarsene finché vive”.

Ne L’impresario delle Smirne i nostri amici artisti metteranno in fuga il mercante turco. Egli, incapace di cogliere la vera essenza del teatro, lascerà un compito agli stessi: quello di mettere su da soli una vera compagnia teatrale eliminando ogni sorta di superbia e presunzione, regalando al pubblico ciò che di meglio è in loro, con tutti i rischi che questo comporta.

Il vero protagonista e la sua morale

La critica mossa da Goldoni nei confronti di quel mondo da egli stesso tanto amato è dura e amara ma, simultaneamente, è capace di illuminare gli animi e smuovere le coscienze.

Il padre della commedia ci fornisce una giusta chiave di lettura e lo fa attraverso le parole conclusive pronunciate dal Conte Lasca:

«Ecco la differenza che passa fra un teatro a carato, e quello d’un impresario.

Sotto di un uomo che paga, tutti sono superbi, arditi, pretendenti.

Quando l’impresa è dei musici, tutti sono rassegnati, e faticano volentieri.»

Il teatro, alla fine, risulta essere l’unico ed indiscusso protagonista di questa storia e reclama il suo ruolo di servizio pubblico e al pubblico, mettendo in stretta correlazione tra loro l’urgenza espressiva dell’artista e il bisogno sincero dello spettatore.

Dietro e oltre le quinte i cuori che battono sono veri. Come canta Jannacci in un favoloso testo ripreso ed interpretato dal vivo durante questo spettacolo, i saltimbanchi “il teatro lo tentano e la vita la inventano”.

Saltimbanchi si diventa, si muore e L’impresario delle Smirne non è altro che questo viaggio nel retroscena, palcoscenico dove “tutto è finto e niente è falso”, dove  tutto è arte e vita; il contenitore all’interno del quale queste realtà si incontrano e si mescolano ed è subito show.

Maria Grazia Berretta

Siciliana di nascita, romana di adozione, laureata in lingue straniere, ha vissuto a Lisbona dal 2014 al 2016. Simpatica e solare, trova nella scrittura e in tutto ciò che è arte e cultura il porto sicuro, un luogo senza tempo e senza spazio dove essere liberi.

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