Comicità e riflessione per il “Father and Son” di Claudio Bisio

Ispirandosi al romanzo Gli sdraiati di Michele Serra, Claudio Bisio ha portato in scena il suo Father and Son, al teatro La Fenice di Senigallia, lo scorso 25-26 gennaio.

Un monologo di circa un’ora e mezza, potrebbe sembrare davvero troppo per un tema non del tutto nuovo, come quello del conflitto generazionale tra padri e figli (Father and Son, appunto).

Lo spettacolo, invece, sorprende per la bravura dell’attore che sa dare volume a quello che rischierebbe di essere una carrellata ridondante di luoghi comuni sull’adolescenza. Il padre osserva e descrive scientificamente le abitudini del figlio immerso nel suo habitat naturale. Lo studia o lo indaga alla ricerca di qualcosa che lo avvicini e che gli consenta di mettersi in contatto con lui.

Quello che inizialmente si pone come un racconto comico-satirico sulle consuetudini di un figlio, preso come rappresentante universale della sua specie, si trasforma pian piano in un’analisi introspettiva e personale del fallimento genitoriale o, meglio ancora, dell’incapacità genitoriale di proporsi come una figura di riferimento stabile e solida.

L’alternarsi di momenti descrittivo-narrativi a battute secche e ad effetto, permettono di intravedere il rovescio del ricamo.

Un significato nascosto, mai ammesso dall’attore-narratore, se non nell’ultima parte della rappresentazione. Controluce, gradualmente, dietro ogni aneddoto raccontato, lo spettatore intravede l’ammissione di colpa e, insieme, la parziale auto-giustificazione del personaggio-padre.

"Father and Son" di Claudio Bisio teatro la fenice senigallia

L’inettitudine filiale di sveviana memoria, trasla e connota la figura genitoriale. Non più il figlio inadatto a seguire le orme del padre, ma un padre inabile a proporsi come un modello da seguire. L’uomo ne è perfettamente cosciente e con lo stesso occhio benevolo con cui osserva il figlio, ammette le sue debolezze.

L’intero spettacolo è attraversato dalla ciclica richiesta del padre al figlio di andare con lui a fare una passeggiata in montagna. Il rifiuto, il cambiar discorso, il prendere tempo costituiscono il motivo per il quale questa escursione viene nel tempo sempre rimandata. Il padre ne soffre e Bisio lo fa sentire al pubblico. Ne è addolorato, rammaricato. Ma la malinconia sfiora appena il palco e poi fugge via. Fugge con quel riso che l’attore sa infondere nel suo pubblico con battute ad effetto ed osservazioni esilaranti.

La ciclicità con cui questa richiesta torna a farsi sentire costituisce il filo conduttore di tutto lo spettacolo e, infatti, alla fine, il figlio cede alla richiesta paterna. Come un viaggio di formazione, dopo inutili tentativi e aspettati rifiuti, il figlio si affianca al padre in questo cammino per poi superarlo. Una metafora inattesa che rivela, inaspettatamente ma con grande pace nel cuore, un figli finalmente diventato uomo.

Dopo tanto tempo, il Bisio-padre può concedersi di diventare vecchio.

Serena Vissani

 

Ama i libri, il cinema e la pasta. Non sempre in quest'ordine.

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