L’atmosfera dello storico TeatroParioli di Roma ha ospitato la storia di Cyrano de Bergerac.
Il Cyrano di Antonio Zavatteri ci fa innamorare subito, grazie alla sua voce profonda e ironica e ai costumi di scena, fedelmente riprodotti.
Lo spettacolo è in rima e la traduzione del testo ci fa ridere ed emozionare. Le luci si spengono e le aspettative aumentano quando il sipario si apre e sul palco c’è una scenografia mozzafiato. Gli attori si servono anche della platea per narrare la storia d’amore tra Cyrano e Rossana. Ma se entriamo nei sentimenti di questo personaggio, non è con Rossana che Cyrano ha un problema, perché lui le donne le ama, le rispetta e le fa innamorare, con le sue parole da poeta raffinato. Il vero problema ce l’ha con il suo aspetto, il suo naso, che lo mette sempre davanti a paure e rischi che non è pronto a superare.
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Cyrano, Cristiano e Rossana |
L’inganno è il vero protagonista di questo dramma, che nel secondo atto vede consumare la disperazione di Cyrano, impossibilitato ad ottenere la mano di sua cugina Rossana, la quale invece è innamorata di Cristiano. Quest’ultimo, di bell’aspetto, fa credere a Rosanna di essere un raffinato poeta, mentre invece è un povero “ladro” di parole. Ha le spalle coperte dalle parole di Cyrano, che compone versi da dedicarle.
Il difficile lavoro, a mio parare, è stato recitare completamente in rima. Ma il risultato è stupefacente, senza dubbio una prova recitativa promossa a pieni voti. La vera “magia” sta anche nel recitare lunghi monologhi durante sforzi fisici notevoli, come nei duelli con le spade. Vediamo dunque che i movimenti di spada vengono accompagnati da versi poetici e discorsi articolati. Il testo è difficile, ma arriva immediatamente al cuore di chi guarda, grazie soprattutto agli attori molto qualificati.
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Scenografia a “scatola” |
La scenografia fa da scatola su questa enorme piattaforma: ad ogni cambio di scena si apre una “finestra”, nuovo sfondo per il racconto. L’immaginazione a teatro deve essere attivata, cosa che avviene immediatamente quando la scenografia non è quella classica che ci aspetteremmo. Il lavoro qui è stato fatto molto bene e gli attori hanno saputo dominare a fondo lo spazio a loro disposizione.
La regia esperta di Matteo Alfonso e Carlo Sciaccalunga, l’ottima traduzione di Mario Giobbe, e le scene di Giudo Fiorato hanno senz’altro fatto centro nel cuore degli spettatori del Teatro Parioli di Roma.
Elena Lazzari