Se una notte d’inverno un viaggiatore fosse guidato dalle Costellazioni
Costellazioni è uno spettacolo di Nick Payne, regia di Silvio Peroni e produzione KHORA.teatro, con una dinamica traduzione di Noemi Abe, andato in scena al Teatro dell’Orologio di Roma dal 15 novembre al 20 novembre. È una storia che descrive il rapporto tra Orlando e Marianna, interpretati da Jacopo Venturiero e Aurora Peres, mettendo in scena tutte le dimensioni possibili di ogni scelta.
Se una notte d’inverno un viaggiatore…
Costellazioni risponde alla domanda “che cosa sarebbe successo se invece avessi…?” e lo fa con un approccio elegante ed essenziale che coinvolge la fisica quantistica. Orlando è un apicoltore, è giovane e col sorriso semplice e attraente. Marianna è una donna in carriera e insegna fisica quantistica all’università. Nei mondi in cui ha funzionato, i due si sono amati in modo sincero e dolcemente impacciato. Si sono traditi, si sono ritrovati e poi, giovani e forti, hanno affrontato la notte senza stelle della malattia dell’altro. La loro storia è vista in tutti gli esiti possibili. La base è questa: ad infiniti universi, infinite possibilità; come a dire che per ogni variabile esiste un mondo in cui questa si è realizzata e che l’insieme dei mondi è la somma di tutte le scelte percorribili e sintesi del nostro libero arbitrio.
Spazio e tecnica.
Gli attori hanno a disposizione un rettangolo di parquet al centro del palco, che emerge dalle ombre grazie alla costellazione di luci che lo sovrasta. Ogni movimento di Marianna e Orlando è codificato nel dettaglio e le posizioni sono calcolate con il gusto del regista cinematografico, come se potessero guidare la direzione della cinepresa e ispirare primi campi sofisticati. Tali posizioni giocano un ruolo fondamentale in una rappresentazione che procede per micro-scene. Ciascuna è un segmento della narrazione ed è la versione alternativa delle altre: ogni decisione può dar vita a uno svariato numero di situazioni parallele. Può cambiare il tono della voce di Orlando; Marianna può rispondere male ad una battuta e il loro rapporto morire prima ancora di iniziare. Un’espressione del viso potrebbe consolidare l’amore o distruggerlo.
Così la storia procede, seguendo le linee temporali in cui la relazione di Marianna e Orlando trova una continuazione. Tra la messa in scena di una scelta anziché di un’altra, le costellazioni di luci che pendono sul palcoscenico lampeggiano in maniera confusa e i protagonisti si spostano lentamente, a ritroso e freddi nelle pose, per impersonare le variabili di una nuova dimensione.
Foto di scena di Manuela Giusto.
Attori: il bello del giusto mezzo.
La recitazione è limpida, naturale. Jacopo Venturiero e Aurora Peres non sbagliano intonazione, non deludono l’aspettativa di un’espressione e soprattutto non ne forzano la drammaticità. La loro voce arriva sempre. È una resa pulita del quotidiano ed entrambi conquistano il cuore dello spettatore nei 75 minuti di turbolenza dimensionale. È una gioia guardarli mentre si adattano alle decine di mondi possibili che rappresentano sul palco.
Conclusione: esattezza e altre massime.
Costellazioni è decisamente un successo. Il suo breve respiro è amplificato nella grande varietà delle prospettive messe in scena; la regia è attenta ai dettagli ed è seria. La professionalità emerge dunque nell’eliminazione del superfluo e lo spettacolo si conferma come un momento di grande intrattenimento, sentimento e intelligenza. Rispetta le massime per il terzo millennio che Italo Calvino avrebbe proposto nelle sue Lezioni americane: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità.