“Il pericolo reale, soprattutto nei momenti di grande incertezza, sono le persone normali.“
ROMA || Guy Cassiers ritorna al
Romaeuropa Festival 2016 presentando l’8 e il 9 ottobre
The Kindly Ones (
De welwillenden) in lingua originale, con un cast stupendo per più di tre ore di spettacolo. Una produzione del
Toneelhuis e del Toneelgroep Amsterdam, con il patrocinio dell’UE nell’ambito del progetto Littell. Lo spazio è il palco del
Teatro Argentina e la serata che vi raccontiamo quella del 9.
L’opera. The Kindly Ones è l’adattamento del romanzo
Le Benevole (Les Bienveillantes) di Jonathan Littell (2006), celebre e polemizzato per aver mostrato l’Olocausto dal punto di vista del carnefice. Si racconta la finta autobiografia di
Maximilien Aue, ufficiale delle SS. È lui a riportare in prima persona le sue memorie e a ricordare al pubblico che l’evento fra i più spaventosi della storia è stato opera di persone.
Mostri, ma pur sempre uomini, come lui per l’appunto: “Sì, ve l’ho detto: sono proprio come voi.” Littell e di conseguenza Cassiers si riallacciano a quel che Hannah Arendt definì la banalità del male. Cassiers però non produce un classico monumento alla Memoria. La sua rappresentazione storica è fedele fin nella più piccola sfumatura pur non essendo realista, come testimonia l’assenza di simboli nazisti sul palco. A stento si nominano esplicitamente le date degli eventi e le si lasciano desumere dal contenuto dei dialoghi. Lo stesso Cassiers dice nell’intervista rilasciata a Chiara Pirri del Romaeuropa: “
nei miei spettacoli ho sempre tentato di evitare ogni forma di realismo.” Reso allora un qui ed ora sconvolgente e disgustoso, detemporalizzato, quel mondo è proposto come un altro futuro possibile, se non un presente, stringendo lo stomaco di ciascuno nell’orrore della coscienza individuale.
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“La guerra totale è anche questo: il cittadino non esiste più.“ |
Lo spazio. Fin dall’ingresso in sala gli attori attendono come fantasmi, seduti scomposti contro il grande archivio che fa da fondale. I suoi cassettoni si perdono nell’oscurità che sovrasta i soldati delle SS con le uniformi aperte. Intorno a loro, nella scenografia essenziale, lo spostamento di pochi dettagli trasforma lo spazio in un sudicio caveau, nel ciglio di una fossa comune, nell’anticamera di una piscina berlinese. Un binario di ferrovia attraversa il palco, mentre capita spesso che luci giallognole calino dal soffitto come lumi di stanze soffocanti.
Gli attori. La compagnia con cui Cassiers presenta il suo adattamento è di una professionalità così alta da essere rara. Spiccano Bart Slegers, magistrale nel suo ruolo protagonista, e Kevin Janssens, suo collega diabolico e affascinante. Eppure non vi è personaggio che non faccia venire i brividi sul palco e lasci profondamente turbati per la sua potenza espressiva.
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“L’apparato funziona perché ha l’appoggio di tutti.” Il concetto di colpa collettiva della società tedesca dell’epoca. |
L’azione. È il racconto di un nazismo stanco, di incredibili atrocità trasformate in chiacchiere distratte tra colleghi. Viene messa in scena la quotidianità lavorativa della grande macchina burocratica dello sterminio, di cui fa parte e nella quale fa carriera il protagonista Aue. Le tre ore dello spettacolo diventano dense, non di noia ma di abbondanza e il ritmo si mantiene serrato, a partire dai dialoghi. Impossibile non rimanere coinvolti nell’immensa massa di reale e dal peso della Memoria. Eppure non si tratta di un documentario e intorno ad Aue il mondo è fumoso, sempre composto per tratti fondamentali in un passare del tempo surreale. Non c’è una divisione tra il passaggio da un luogo all’altro. Non vi è alcuno stacco, né fisico né reale, e le entrate e uscite si susseguono poste sullo stesso piano. Così la guerra procede tra le pieghe di un flusso di coscienza macabro, cupo e tendente al sangue. Aue partecipa in prima linea ai massacri degli ebrei ucraini: guarda i cadaveri dei civili scivolare nelle fosse comuni, si preoccupa di dare ordini pratici in proposito e ne resta avvelenato la notte. Si torce nel dubbio: è un carnefice debole, impietosito dalle sue vittime ma incapace di salvarne la vita, di sottrarsi al meccanismo che lo circonda e di cui è ingranaggio. Egli è al tempo stesso pieno di contraddizioni col regime, dalla sua omosessualità nascosta alla coscienza. Il peso dell’incubo giornaliero si manifesta in orribili visioni notturne di vomito e feci, raccontate al pubblico in monologhi che interrompono la narrazione diretta e vengono recitati di fronte al calare di un telo trasparente. Su di esso il volto del protagonista viene proiettato e distorto. Maximilien Aue riflette a posteriori sull’umanità di tutto questo, sull’immenso squallore di un odio trasformato in ideologia operativa. Ci porta dalla Kiev occupata alla ritirata da Stalingrado fino alla Berlino bombardata dai Russi. Mostra così la follia di una comunità che sceglie a tutti i livelli di votarsi alla distruzione, di macchiarsi dell’orrore con termini quotidiani e comunemente accettati. Una società che delega il massacro ad un gruppo, le SS, del quale fa finta di non vedere l’operato. Dopo tanti scambi d’opinione pacati e controllati dai contenuti aberranti, il disegno di una Germania nazista del dopoguerra viene spazzato via nell’immagine di una Berlino in macerie.
Il valore. In questa confessione del protagonista sta la forza sconvolgente del romanzo di Littell e dell’adattamento di Cassiers. L’affermare l’essenza umana dello sterminio, senza cercarne una giustificazione ma mostrandone i meccanismi alla base con un’ottica interna. Solo eliminando la percezione dell’Olocausto come qualcosa di esterno all’uomo è possibile comprenderne il sadismo e la crudeltà e educare ad una coscienza collettiva di prevenzione. D’altronde già Vittorini nel 1945, pubblicando Uomini e No, scriveva che il male era nell’uomo e che il carnefice era uomo né più né meno della vittima. Il lavoro di Cassiers non fa che riproporre in se stesso una sintesi di questa eredità del novecento, mostrando l’uomo carnefice e disgustoso nel modo più magistrale e privo di filtri.
Cast al completo:
Adattamento, Drammaturgia Erwin Jans
Traduzione Janneke van der Meulen, Jeanne Holierhoek
Attori Bart Slegers, Fred Goessens, Hans Kesting, Jip van den Dool, Abke Haring, Alwin Pulinckx
Johan Van Assche, Katelijne Damen, Kevin Janssens, Vincent Van Sande, Diego De Ridder
Scenografia, Costumi Tim Van Steenbergen
Suono Diederick De Cock
Consulente luci Bas Devos
Video Frederik Jassogne
Assistente alla regia Lutje Lievens, Morgan Verhelle
Casting Hans Kemna
Gabriele Di Donfrancesco
@GabriDDC