Nell’ambito della rassegna di comicità “All’ombra del Colosseo” a Roma, il 27 agosto scorso abbiamo (ri)scoperto un artista della comicità: Andrea Rivera.
Una sedia, una chitarra, un leggio, un’altra chitarra. Così ti accoglie Andrea Rivera in una serata di fine agosto.
Lo spettacolo “Ho risorto” è quasi un one man show. Quasi perché la seconda chitarra è quella di Patrizio Maria, spalla che – dicono per la prima volta – lo accompagna. Lui è bravissimo con la chitarra, ma anche simpatico, divertente e, soprattutto, divertito nel ruolo.
Il titolo dello show è volutamente ambiguo e mistico, poiché “ho risorto” in dialetto romanesco significa “ho risolto”.
Ma quella di Andrea Rivera è anche la resurrezione artistica – e forse anche umana – da un periodo non facile, dopo l’esperienza in televisione. Il grande pubblico, infatti, lo ha conosciuto come il “citofonista” nel programma “Parla con me” di Serena Dandini.
Qui dimostra ancora una volta la sua capacità di comunicare al suo meglio per strada, anzi nel contatto diretto con gli spettatori.
Andrea Rivera, infatti, coinvolge sempre molto il pubblico dei suoi spettacoli. La sera del 27 agosto, però, il pubblico è un po’ freddino e non all’altezza, anche se l’artista non se lo meriterebbe proprio. Ma lui è sportivo e ci ringrazia lo stesso.
Uno show tra canzoni, improvvisazioni irriverenti e denuncia sociale.
In questa serata di teatro-canzone Andrea Rivera mostra le sue doti di stornellatore e di grande improvvisatore. La sua intenzione, infatti, è di mettere in scena ogni volta uno spettacolo diverso.
Fa denuncia sociale con leggerezza e serietà allo stesso tempo, leggendo la realtà a suo modo. Da un lato, proietta alcuni video delle sue “citofonate” a condomini ignari e pure un po’ ignoranti (non ne troverà uno che sappia cosa sia l’omofobia). Dall’altro, legge e ride incredulo gli annunci di Porta Portese.
Gioca molto con le parole: usa i nomi delle medicine per parlare di malattie e malasanità; elenca i nomi dei 52 Stati Uniti per parlare di Donald Trump; cita decine di dolci e dessert per parlare d’amore e di sesso.
Lo spettacolo è dedicato a due uomini evidentemente importanti per Andrea Rivera: il padre e Pier Paolo Pasolini, il suo mentore. Nelle sue parole semplici si percepisce l’amore, la stima e la gratitudine per entrambi.
Nello spettacolo spicca anche un simpatico omaggio a Tomas Milian ed ai suoi personaggi Nico Girardi e “Er Monnezza”. Con un monologo, che è di nuovo un lungo gioco di parole con i quartieri romani, finisce un po’ per omaggiare la realtà sfaccettata della Capitale.
In conclusione, quando si va a teatro ad assistere ad uno spettacolo dell’improvvisatore Andrea Rivera, sai quando entri, ma non sai quando esci. E devi essere pronto ad essere un po’ “messo in mezzo”, come si dice a Roma, ovvero coinvolto, interpellato e preso in giro.
Ma in cambio se ne riceve la giusta dose di risate, somministrata da un comico che non nasconde al pubblico la propria sensibilità.
Stefania Fiducia