“Io non mentisco, invento. Invento anche Buenos Aires. La mia Buenos Aires non esiste.“
L’incontro tra la voce del grande attore e la musica della passione non può non produrre un librarsi di nitide immagini ed emozioni. Questa è l’atmosfera incantata che avvolge il palco del Teatro Quirino la sera dell’8 ottobre alla prima di “Borges Piazzolla”, regia di Francesco Tavassi, con Giorgio Albertazzi e Mariangela D’Abbraccio.
Ad accompagnarli il pianoforte di Fabrizio Siciliano, il contrabbasso di Raffaele Toninelli, la chitarra di Luca Pirozzi, il violino di Alessandro Golini e la fisarmonica di Gianluca Casadei.
Al centro di un fantastico viaggio fra poesia e canzone troviamo l’incontro tra lo scrittore argentino Borges e il musicista Piazzolla. Nulla può giovare ad una notte romana più del poter riscoprire, in un ottobre caldo e confuso, la forza del Tango. In questa cornice, Mariangela D’Abbraccio si fa interprete della sensualità di una “terra di chitarre“. È una Buenos Aires dalle note di una femminilità calda e risonante, che s’impenna verso l’alto a spianare l’aria col ritmo che la anima. I grandi brani di Piazzolla, composti sui celebri testi di Borges, si lasciano spiegare dalla voce di Albertazzi, trasfigurandosi nelle memorie e nei panorami dello scrittore che le ha composte. Sono un’anima orgogliosa di essere argentina e l’atmosfera unica del barrio Palermo a costellarne i ricordi della nostalgia di una favola che riecheggia del battito del Tango. Un po’ come la Macondo di Marquez, la Buenos Aires di Borges si fa impalpabile e si condensa nel bianco dell’abito dello scrittore, avviato all’ultimo, glorioso periodo della sua vita. Allora accade qualcosa di naturale e ad un tempo unico: il grande attore si trasforma nel suo alias e Borges è la sua voce e la sua memoria, nell’immedesimazione fra due immortali di tempi diversi. “Con il passare degli anni una persona popola il proprio mondo di immagini” ed il labirinto, tanto caro a Borges, si incastra nella sequenza dei ricordi, unendo l’attore allo scrittore. È un momento d’arte che commuove il cuore dei presenti e immerge la sala nell’atemporalità del Tango di cui risuona. Dalla voce di Albertazzi rinasce il celebre argentino e la sua poesia si rigenera nella notte; un mondo dolcemente posato sulla propria sedia. Resta nella mente il ricordo di una superba interpretazione della Maria di Buenos Aires e di una poesia che suona. Giorgio Albertazzi e Mariangela D’Abbraccio donano così la musica della vita stessa.
Gabriele Di Donfrancesco