39 scalini: una corsa vertiginosa fino all’ultimo travestimento

Quattro attori per trentanove personaggi. Una storia di suspense, spionaggio e alta tensione che sferza in continuazione verso la citazione cinematografica, l’umorismo graffiante e le situazioni più esilaranti.

“39 scalini, tratto dall’omonimo romanzo di John Buchan da cui è tratto il memorabile film “Il club dei trentanove” del Maestro del brivido, tramutato poi da Patrick Barlow in un’esilarante commedia teatrale”.
Niente di più vero: le Cattive Compagnie, consolidata e affiatata squadra formata da Alessandro Di Somma, Diego Migeni, Yaser Mohamed, Marco Zodan, hanno fatto propria la missione di portare nei loro spettacoli dosi massicce di sarcasmo, cinismo, intelligenza e il divertimento più assoluto
Si ride, e tanto. Si ride dal primo minuto fino all’ultimo. Si ride con garbo, perché non c’è mai volgarità, mai forzatura. Tutto è portato avanti in modo magistrale, intelligente, irriverente. 
Protagonista dello spettacolo è Richard Hanney (Marco Zodan), un giovane uomo d’affari che si ritrova intrappolato in un vero e proprio intrigo internazionale: donne bellissime e seducenti (se anche barbute e allampanate), cattivi senza scrupoli e uomini dalla memoria prodigiosa daranno vita ad una spettacolarizzazione visiva senza precedenti. La trama è solida, i personaggi si rincorrono in un vorticoso ritmo narrativo che incanta e diverte: fin da quando si apre al sipario e i Nostri vengono letteralmente “beccati” ancora a preparare la scena, si ride. Perché c’è un parapiglia di fughe alla bene e meglio, un nascondersi mentre la narrazione prende vita. Come i bambini che pensano di essere invisibili mettendosi un lenzuolo addosso. Ma è proprio da lì che prende vita il tutto e lo spettatore capisce che questa volta la magia del teatro viene messa a nudo direttamente lì, sulla scena, dove tutto comincia e dove tutto finisce: “Siamo volutamente ben lontani dalle misteriose magie dei prestigiatori – spiega Leonardo Buttaroni, regista dello spettacolo, – l’intento è quello di permettere al pubblico di divertirsi insieme agli attori, godendo dei travestimenti a vista, attraverso l’illusione dichiarata di bauli che diventano treni, corde che formano fiumi o scale che si trasformano in ponti”.

E qui sta il sensazionale, il meraviglioso: si ritorna bambini, lo ripeto, perché in scena ogni oggetto può diventare qualcosa: un baule un’auto, un aeroplano, un treno. Sarà tutto, insomma, fuorché un baule. Così, allo stesso modo, ecco che una cornice diventa una finestra da cui fuggire o da cui affacciarsi; un appendiabito telescopico in alluminio, la porta scorrevole di un treno. E così via. Grazie a questi espedienti, la scenografia muta in continuazione, evolve come evolvono le situazioni, come evolvono i personaggi. 

Non sforzarti di capirlo, devi solo immaginarlo“! 
La fantasia diventa realtà e l’immaginazione la fa da padrone.
Ma in tutta questa caleidoscopica situazione, gli attori sono straordinariamente in scena. Straordinariamente. Magistrali interpreti di personaggi che si susseguono l’uno appresso all’altro, sono i veri artefici della riuscita di questo spettacolo, talmente bravi che non si capisce mai dove finisce il copione e inizia l’improvvisazione. Irriverenti, citazionistici, perfetti esecutori di una comicità pura e semplice (laddove semplice non significa scontata né ingenua), che tanto mi ricorda quella di Gassman e compagnia ne “I soliti Ignoti” di Monnicelli. E’ una comicità di altri tempi sì, ma ancora straordinariamente attuale, una comicità di cui, personalmente, sentivo la mancanza. 
39 scalini è uno spettacolo da non perdere, nel modo più assoluto. Sarà in scena al teatro Trastevere fino al 27 marzo. Fatevi questo regalo e non ve ne pentirete. Nel modo più assoluto.
Chiara Amati

PH: Manuela Giusto

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