Tra Eva e Maria. Secoli e stereotipi sul femminile nel Medioevo

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Tra Eva e Maria. Secoli e stereotipi sul femminile nel Medioevo

La natura ha dato alle donne un tale potere che la legge ha giustamente deciso di dargliene poco”. Samuel Johnson

Il Medioevo fu secolo oscuro nel quale, sotto le ceneri, si covavano sia le braci della conoscenza e sia le scintille dei roghi per le streghe.
Luce e ombre, sapienza e terrore accoglievano il reiterarsi di domande esistenziali che rimbombavano, come echi ininterrotti, da millenni, in attesa di una risposta: Chi siamo? Da dove veniamo? Ma, soprattutto, unde malus?

 

Da dove il male? Da lei, Donna che fu Dea, Donna che fu tutto: questa fu la più semplice risposta.
I teologi del Medioevo si soffermarono, infatti, con appassionata attenzione sull’interpretazione di Maria, la donna immacolata, il capolavoro del Creatore in cui si riflette la divina perfezione, che rappresenta, infatti, il candore verginale che racchiude in sé ciò che la donna è nell’idea di Dio.

 

La donna reale, invece, è fonte di peccato e di morte: è la progenitrice sedotta e seduttrice che disobbedì, trascinando l’uomo puro con il potere della lussuria e, pertanto, non può non continuare ad espiare il proprio peccato attraverso la sottomissione al maschio.

 

eva e maria medioevoEva è nata dalla costola di Adamo e la forma ricurva dell’osso ne rivelava la natura inaffidabile: sotto la bellezza delle carni, essa contiene sangue e feci ripugnanti ed è per sua stessa indole pronta a ferire in un abbraccio subdolo. In realtà le viscere delle donne contengono i medesimi umori maschili, materiali di scarto e decomposizione, ma le donne sono ancora più imperfette, perché uterine, umide, umorali. Custodirle è dovere del maschio, per preservare la propria integrità e non abbandonare le compagne fra le fauci del serpente con cui già furono in sodalizio.

 

Un serpente che è simbolo degli antichi idoli, ma soprattutto dell’osmosi fra il femminile e il maschile, sintesi di utero e fallo.
Un serpente le cui spira fanno paura, perché non consentono di proiettare sulle donne il male del mondo, il volto oscuro e temibile che alberga nell’anima di ciascuno, le pulsioni meno nobili e gli istinti più dionisiaci, convincendosi di essere solo Logos, figli perfetti di un Dio maschio.
eva e maria medioevoTutte le donne, invece sono figlie di Eva, eredi del suo peccato primigenio da cui solo la Vergine è salva, e, in particolare, tutte le streghe ne sono le discendenti più pericolose, inclini a sovvertire l’ordine delle cose di un mondo declinato al maschile.

 

Fra Eva e Maria sembra non esserci possibilità di riscatto per le donne reali che sono nate con la macchia della colpa originale e che concepiscono violando il proprio imene, che resta una ferita che le rende per sempre impure, condannate alla mortificazione per non aver detto quel “sì” grazie al quale Cristo venne sulla terra per redimere il mondo con la collaborazione di Maria nel progetto salvifico.

 

Il Figlio di Dio si è fatto uomo per mezzo della Vergine, affinché la disobbedienza provocata dal serpente fosse annullata attraverso la stessa vita per la quale prese inizio. Come infatti Eva, che era vergine e incorrotta, dopo aver accolto la parola del serpente, partorì disobbedienza e morte, allo stesso modo Maria, la Vergine, avendo ricevuto dall’Angelo Gabriele il buon annuncio che lo Spirito Santo sarebbe disceso su di lei e che la potenza dell’Altissimo l’avrebbe adombrata, concepì fede e gioia, per cui il nato da lei sarebbe stato il Figlio di Dio. (Giustino, Dialogo con Trifone)

 

Cristo è il nuovo Adamo, e Maria la nuova Eva, entrambi artefici di una nuova alleanza con Dio, collaboratori alla pari per l’umanità, alleati con l’arcangelo Gabriele protagonista dell’Annunciazione, episodio che rovescia il falso verbo proferito dal diavolo nel giardino dell’Eden.

 

Come Eva, la quale, pur avendo come marito Adamo, era ancora vergine… disobbedendo divenne causa di morte per sé e per tutto il genere umano, allo stesso modo Maria, che, pur avendo lo sposo, era ancora vergine, obbedendo divenne causa di salvezza per sé e per l’intero genere umano… Così dunque il processo della disobbedienza di Eva trovò la soluzione grazie all’obbedienza di Maria. Ciò che Eva aveva legato a causa della sua incredulità, Maria lo ha sciolto mediante la sua fede. (Ireneo, Adversus Haereses)

 

Eppure, le donne, figlie, mogli, madri, non sono come Maria, ne sono una versione imperfetta, da temere e discriminare. Un margine di libertà sembra essere consentito, infatti, solo alle monache, fra cui si distinguono importanti Badesse: ma c’è una figura che riannoda con il filo rosso la progenitrice e la Madre di Dio. Una donna che indica un percorso di salvezza, non semplice e scevro da rinunce, fra cui quella alla femminilità.

 

Ne parleremo nel prossimo intervento.

 

Emma Fenu

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