La rivoluzione iraniana, la Repubblica Islamica e gli ebrei d’Iran

rivoluzione iraniana - ebrei nel mondo
Sinagoga Molla Yaghoob , Isfahān , (Iran ) . Hamed Saber , https://www.flickr.com/photos/44124425616@N01/182421476

L’11 febbraio scorso si è celebrato in Iran il 40° anniversario della rivoluzione iraniana.

La caduta e la fuga all’estero del Re persiano, lo Shāh Mohammad Reza Pahlavi.

Questo in seguito all’insurrezione dei rivoluzionari musulmani sciiti, seguaci dell’Āyatollāh Ruḥollāh Khomeynī. Assieme a loro, forze laiche di sinistra come il partito comunista Tūdeh (“Partito delle Masse”) e i “Fedayyin-e Khalq” (“Volontari del Popolo”), ma anche di destra come il  Fronte Nazionale

Tra i manifestanti uccisi nel corso della rivoluzione vi furono anche due cittadini ebrei. I loro nomi erano Eshagh Bakhaj e Hamid Nahavandi.

Il primo fu assassinato il 12 Novembre 1978 all’interno dell’Università di Teheran dai soldati dello Shāh. Il secondo in una stazione militare di Teheran l’11 Febbraio 1979.

Con la successiva proclamazione della Repubblica Islamica, che pose l’antisionismo tra i pilastri della sua politica estera, si pensò che la vita per gli ebrei iraniani sarebbe diventata impossibile a causa di persecuzioni o massacri. Così non è stato perché, a differenza del nazionalismo arabo, il khomeinismo distingue la religione ebraica dal movimento politico sionista e non assimila l’intera comunità ebraica d’Iran allo stato d’Israele.

È pur vero che una parte consistente di ebrei iraniani abbandonò il Paese per trasferirsi o in Israele o in Occidente, ma questa emigrazione riguardò in generale la componente laica e per lo più borghese del paese mediorientale, sia essa d’origine ebraica, cristiana, zoroastriana, o, nella maggior parte dei casi, musulmana.

Gli ebrei che rimasero dopo il 1979 si sono sacrificati, come tutti i loro connazionali, tra il 1980 e il 1988 nella guerra contro l’esercito invasore dell’Iraq baathista di Saddam Hussein.

Sono in questo caso nove i martiri ebrei tra militari e civili. Tra i soldati sono in sei, questi i loro nomi: Eshagh Tizabi, Fariborz Mourim, Sirous Hakimian, Habib Taklifi, David Sharif, Shahram Zarini. Tra i civili in tre: Azize Alyadi, Salar Roushani, Yakoub Yad Zion.

A tutti loro è dedicato un monumento funerario in un cimitero ebraico di Teheran.

Ciò che si conosce poco è soprattutto la presenza di più di un luogo santo ebraico in territorio iraniano.

In un caso in particolare ci troviamo in presenza di un luogo che per tutti gli ebrei del mondo è il secondo luogo santo dopo il Muro Occidentale, meglio conosciuto come Muro del Pianto, nella città santa di Gerusalemme.

È il Tempio di Ester e Mordekhay nella città di Hamadān, un tempo chiamata Agbàtana o Ecbatana, nell’Iran occidentale.

La storia di Ester e di colui che era o suo zio o suo cugino, Mordekhay, è raccontata nel Libro di Ester ( in ebraico Meghillàt Estèr, rotolo di Ester“), libro della Tanakh (Bibbia) ebraica e dell’Antico Testamento cristiano. Su questo evento si fonda la festività ebraica di Purim (in ebraico “Sorti”), che tutti gli ebrei praticanti del mondo celebrano ogni anno.

Si ricorda con questa festa come il popolo ebraico, dapprima liberato a Babilonia dai persiani comandati dal Re Ciro II “il Grande”, fu poi reso prigioniero nell’Impero achemenide dell’antica Persia, e rischiò di essere sterminato per decisione dell’allora primo ministro persiano Haman.

La giovane e orfana Hadassah, che aveva preso il nome di Ester, con l’aiuto di Mordekhay (consigliere del Re) era prima entrata nell’harem reale e poi andata in sposa al Re Assuero (che, verosimilmente, è il nome con cui nella Bibbia è chiamato Re Serse I).

Nel momento in cui il primo ministro Haman tramò contro gli ebrei che non si sottomettevano al potere politico da lui incarnato (perché non si prostravano al suo passaggio), ella dissuase il suo reale consorte dall’acconsentire al massacro. Serse / Assuero, convinto dalla Regina a opporsi a ogni tipo di violenza verso gli ebrei in tutto il territorio dell’Impero, fece giustiziare Haman.

Il mausoleo al cui interno si trovano oggi le due casse d’ebano dove riposano questi due eroi ebraici, di cui una, Ester, è anche una santa cristiana, fu costruito nel 14° secolo d.C. durante l’Īlkhānato mongolo di Persia, sotto Arghun Khan (o Argon).

Sopra le casse c’è da un lato una lapide su cui sono scolpiti in ebraico i Dieci Comandamenti che Dio diede agli uomini attraverso Mosè, e sempre i Dieci Comandamenti, questa volta scritti in persiano, sono su un drappo incorniciato e appeso su un altro lato.

rivoluzione iraniana
Tomba di Daniele, Susa / Shush (Iran). Meysam, https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Tomb_of_Daniel_in_Susa.JPG?uselang=it

Un altro luogo santo ebraico in Iran, ma in questo caso solamente per la comunità iraniana, è la sinagoga Mollà Agha Baba a Yazd, nell’Iran centrale, altra meta di pellegrinaggio per gli ebrei iraniani. In tanti si riuniscono qui per celebrare riti e fare offerte. Si trova qui la tomba del religioso e mistico ebreo Harav Oursharga, considerato un santo.

Vi sono infine altri due luoghi santi dell’ebraismo in Iran, ma con dei dubbi sulla loro autenticità: sono la tomba del profeta DanieleSusa (Shush) e quella del profeta Abacùc a Tuyserkan, entrambe nell’Iran occidentale.

A Daniele sono attribuite altre tombe in diversi paesi del mondo islamico: Iraq, Turchia, Uzbekistan, Marocco e nello stesso Iran. Di Abacùc invece si pensa sia sepolto in Galilea, nel nord di Israele.

Vi sarebbero oggi all’incirca 25.000 ebrei in Iran, che vivono soprattutto nella capitale Teheran e in grandi città come Isfahān e Shiraz, ma anche in città più piccole come HamadānYazd e, nel Kurdistan iraniano, Sanandaj.

A Teheran vi sono diverse sinagoghe e scuole ebraiche, una biblioteca e un ospedale.

 

Lorenzo Berardi

 

Immagine in evidenza: Hamed Saber 

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30 anni, di Roma, romanista, ex spallettiano, ciociaro, di aspetto mediorientale.

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