È sfortunato costume che la Forza abbia un ingresso tardivo: accade spesso che dobbiamo prima consultare tutte le nostre debolezze prima di realizzare il nostro potere. E il mondo è sempre stato un lento studente.
Ma un difetto assai peggiore è che il nostro imparare è per lo più tattile. Noi non padroneggiamo il superare una pietra senza prima inciampare in essa. E ancora la nostra conoscenza rimane abbastanza capricciosa da svanire non appena il dito del piede dolorante guarisce, e così i nostri occhi si sbloccano dal sentiero e prevedono nessun ulteriore pericolo. Il genio umano della prudenza viene
così trascurato.
Intanto, le nuvole di tempesta non crescono in una notte, e il terrore in Bielorussia e in Russia è stato nutrito per decenni, diventando un insaziabile Gigante, dagli altri che hanno innaffiato le sue patate e lavato i suoi piatti dopo cena. Finché, come accade, non ha raggiunto una dimensione tale che non c’è più spazio per contenere entrambi – il Gigante e gli altri. E questo breve saggio non vuole lamentarsi del primo.
Qualunque siano le caratteristiche mostruose che portano, e non importa quanto siano indesiderati, l’odio, il dispiacere e il dolore (in piccole o grandi proporzioni) continuano il loro dominio quotidiano e sono ancora ritenuti dai più una inesorabile o, anzi, una indispensabile parte della nostra vita, simile alla morte stessa.
Per quanto siamo obbligati ad avere la certezza della morte, non esiste un obbligo di convivere con l’odio, il dispiacere e il dolore, il cui posto nella nostra vita non è sancito da altri che da noi stessi. Quanto è strano ciò a cui continua ad aggrapparsi la nostra mente collettiva: pensare ancora alla “guerra mondiale” come una possibilità e alla “pace mondiale” come a un ideale, immaginabile, irraggiungibile.
La Verità compete fraternamente con la Fede, con la Speranza, mentre l’Infelicità ora si diletta.
Noi ci sbagliamo nel credere che il Male sia mondano e il Bene, invece, assoluto. Ma l’Amore non è un angelo, una divinità, non è la più alta carica della propria carriera. Non è né un’invenzione costosa né un privilegio. E noi pensiamo che la grandezza sia dovuta solo in alcune posizioni o in certe occasioni.
Pace, Amore non esigono che un corpo accogliente. Io capisco, la Verità ci fa vergognare dei nostri difetti e ci indigna quando siamo infedeli ad essa. Ma quello a cui si dovrebbe guardare non è la guerra in sé, ma te stesso in essa. Fai un passo fuori dal tuo corpo e guarda:
Ci siamo creati le nostre catene e continuiamo a trascinarle senza guardie carcerarie che ci seguano. Le tradizioni della disunione umana, benché disumana, hanno da tempo perso la propria applicazione pratica.
Il mio Amore, simile a quello di molte persone nel presente, ha acquisito diverse nazionalità.
Io sono nato bielorusso, ucraino, russo, polacco – e l’elenco certamente è incompleto, e ovviamente cambia a seconda del punto di vista del lettore sulle mappe e sul sangue. Da piccolo, ho vissuto amando l’abbraccio che davo a mio nonno dal sedile posteriore della sua motocicletta andando alla nostra dacia nella campagna bielorussa; mi piaceva ascoltare le melodie di Ennio Morricone durante i viaggi in auto con la famiglia per visitare i parenti in tutta l’Ucraina; amo il mercato di Mykolayiv, che mi ha portato il mio primo personale libro usato, “Il cavaliere senza testa”, scritto da un irlandese-americano, Thomas Mayne Reid; amo pulire la spiaggia dai detriti di plastica vicino alla casa di famiglia di mia moglie in Italia; mi piace guardare il programma “Bake Off Italia”, pur preferendo la versione francese, “Le Meilleur Pâtissier”, per la sua tenerezza di produzione; mi piace la giocosa assemblea dell’Eurovision; adoro le serie TV coreane e la loro saggia morale; amo la letteratura di guerra bielorussa, le novelle russe del XIX secolo; ho studiato e vissuto in Bielorussia, Iran, Cina; per sei anni ho vissuto e sono maturato in Italia, ho studiato la letteratura italiana, inglese, americana e russa seguendo la sola commissione dell’amore e della scelta; e ora, mentre vivo in Scozia, sono un ricercatore di poesia anglo-americana in una università inglese…
Amo la mia totale incapacità di trasmettere pienamente dove e con chi io non mi veda. Ma sospetto di avere ragione nel credere che anche tu non potresti costringerti nella gabbia della “località”. Perché l’io è plurale oggi più che mai. Grazie all’Unità e alla Pace raccogliamo i fiori della cultura umana, mentre la guerra ci riporta alla sua famelica oscurità. E ogni estremità della Terra, prima o poi, trema dalle sue ripercussioni.
La mia discendenza slava non impersona il mio Amore, non lo limita nei miei occhi o nelle mie orecchie. E se oggi c’è chi si illude di credere nell’importanza di una divisione razziale, nazionale, sociale o di una qualsiasi altra divisione artificiale, questi danneggia prima di tutto se stesso ed è un ipocrita: poiché mangia ogni giorno dalle mani lavoratrici di un altro paese, ride e piange grazie alla
cinematografia di tutto il mondo, suda su una cura per coloro i quali potrebbe non conoscere mai. Questa persona oserebbe rinunciare al mondo per il proprio pregiudizio e fanatismo?
L’amore viene sprecato mentre ci prepariamo ad amare. Impariamo dunque la prudenza e restiamo amici per sempre.
Lettera di Vladislav Areshka Tradotta da Cristiana F. Toscano