Come ogni anno a Perugia si è tenuto l’international journalism festival. Dall’11 al 15 aprile, giornalisti da tutte le parti del mondo si sono riuniti nel capoluogo umbro per gli stati generali del giornalismo.
Numerosissimi sono stati gli eventi che hanno toccato i più diversi aspetti del giornalismo e impossibile sarebbe riassumerli tutti in un elenco sintetico. Privo del dono dell’ubiquità, il giornalista-uditore deve costruirsi un proprio percorso all’interno del dedalo di interventi del festival. D’altra parte, la varietà degli aspetti trattati è tale da non rendere questo compito impossibile.
Una keyword che abbiamo deciso di seguire è stata quella del pubblico. Pubblico declinabile in mille modi, ora da lettore, ora da utente social, ora da fruitore di canali terzi. Considerare la notizia come messaggio da inviare ad un destinatario.
All’interno del teatro La Sapienza, Marino Sinibaldi ha lanciato una provocazione interessante: i non lettori non esistono più.
Una provocazione senza dubbio forte ed efficace nel suo intento. Se i non lettori non esistono più, allora dove sono andati a finire? Venuto meno il “monopolio” del libro e del giornale quale mezzo di informazione e di conoscenza, è importante identificale i nuovi canali in uso e adattarli, nei limiti del possibile, al pubblico e, quindi, al lettore.
Il pubblico deve essere raggiunto, “catturato” e, per usare una parola amata di questi tempi, fidelizzato. Instaurare un rapporto di fiducia con un pubblico di fruitori indipendentemente dal canale preferenziale. Non siamo più all’interno di un unico media ma in una situazione di multicanalità. Non è raro, inoltre, che i vari canali si intersechino, si accavallino, sfumando l’uno nell’altro. Da questa promiscuità è possibile trarre un grande vantaggio, in quanto, raggiungendo il medesimo utente attraverso più vie, si ha l’occasione di “farsi conoscere”.
Ma come si instaura un rapporto di fiducia con un utente social, un lettore, uno spettatore?
Un primo elemento significativo è quello del contenuto di qualità. Una qualità che sia sinonimo di un’informazione fatta bene, a prescindere da quale sia il suo scopo (informare, intrattenere, educare etc…). Non basta scrivere, ma è fondamentale che chi scriva lo faccia con cognizione di causa. In secondo luogo, è importante padroneggiare i nuovi strumenti che l’era digitale ci ha fornito. Nulla, anche la GIF più buffa, deve esser lasciata al caso. La costruzione di un piano editoriale efficace e l’ottimizzazione SEO dei contenuti sono fondamentali per presentare al pubblico un progetto strutturato e rintracciabile nel mare magnum del web.
All’interno del labirinto perugino abbiamo seguito un filo d’Arianna che non si è rivelato altro che esser il fine comunicativo dell’informazione. Il giornalista scrive in primis perché ama il suo lavoro, ma senza un lettore o un fruitore, più in generale, non avrebbe ragion d’essere. Il suo obiettivo è quello di farsi leggere, di comunicare, di trasmettere un suo messaggio. Mettiamo, pertanto, la comunicazione davanti a tutto.
Le generazioni, i temi e i mezzi sono cambiati rapidamente negli ultimi anni. Cambiamenti che sono stati sottolineati, durante questi giorni, valorizzando sia le avanguardie nel campo della comunicazione, ma anche illustrando i vari tallone d’Achille del giornalismo attuale. L’informazione del terzo millennio sarà in grado di adempiere al suo scopo comunicativo? Solo se chi se ne occuperà farà propri i mezzi del mestiere, del tutto nuovi rispetto al passato.
Serena Vissani