Caso GameStop: senso di giustizia o avidità?

Durante i primi mesi del 2021 non era raro sentir parlare del rivoluzionario “caso GameStop”, che portò caos e scalpore a Wall Street. Per quelli che si son persi la vicenda in questione, il sunto è questo: siamo all’inizio dell’anno 2021 e GameStop, celebre catena di rivendita di videogiochi, è sull’orlo del fallimento. Gli short sellers (i.e., investitori che puntato al ribasso, vendendo azioni prese in prestito per poi ricomprarle in seguito ad un prezzo ridotto), si fiondano ormai da mesi sulla vendita delle azioni della compagnia. Tanto nel mondo azionario, quanto in quello videoludico, il destino della società GameStop è praticamente segnato.

L’ira di Reddit verso gli speculatori

Verso metà gennaio, sul celebre social network Reddit cresce un clima di astio nei confronti degli speculatori di Wall Street. A seguito di ciò circa 2 milioni di persone iniziano ad acquistare in massa le azioni GameStop, portando il loro prezzo da una base di pochi dollari a circa 500$, il tutto in soli 15 giorni. Ciò ha causato immensi danni ai portafogli degli short sellers, che magari avevano venduto le azioni in prestito a qualche dozzina di dollari l’una, dovendo poi ricomprarle a diverse centinaia (invece che a prezzo ridotto, come da loro pronosticato).

Ma nello specifico, come si è arrivati a questo risultato?

Certo, in molti casi si sarà trattato di astio genuino, ma quant’è probabile che ben 2 milioni di persone ne abbia provato così tanto da “buttare” i propri soldi? Poco. Ma allora quali altri fattori hanno giocato un ruolo chiave?

Il celebre psicologo Maslow identifica, secondo uno schema piramidale, 5 categorie di bisogni principali: fisiologici, di sicurezza, di appartenenza, di stima e di autorealizzazione. In generale secondo la sua teorizzazione, sentiamo un bisogno particolare solo quando sono soddisfatti quelli precedenti. Nella nostra società, dove i bisogni fisiologici e di sicurezza sono quasi sempre soddisfatti, la necessità di appartenere a qualcosa può farsi sentire intensamente e quale modo migliore per soddisfarla se non entrando a far parte di un gruppo “elitario” di Robin Hood moderni acclamati a gran voce come eroi delle masse? Costa 20$? Seems fair enough.

Il piano inclinato del pensiero umano: i bias cognitivi

Questo valeva ovviamente per le fasi iniziali in cui il prezzo era ancora basso, ma che dire di coloro che hanno acquistato azioni anche per cifre da diverse centinaia di dollari?

Qui è probabilmente entrato in gioco un tipico errore cognitivo (i.e., bias) chiamato “hot hand fallacy” (fallacia della mano calda): è un errore logico che riguarda l’errata convinzione che eventi occorsi nel passato influiscano su eventi futuri nell’ambito di attività che sono in realtà governate dal caso. Chi cade in questa fallacia si aspetta che un dato continuerà a seguire un certo andamento, quando in realtà ciò non necessariamente si verificherà. In altre parole, il ragionamento avrebbe potuto essere il seguente: “Sono due settimane che sento parlare di quanto stiano aumentando le azioni GameStop? Corro ad acquistarle, di sicuro aumenteranno ancora!”. E invece no, dato che ad agosto 2022 le azioni GameStop valgono attorno ai 40$ (una perdita secca per i più sfortunati di quasi la totalità dell’investito).

Cosa ci insegna questa storia?

Le dinamiche umane sono molto complesse, ma è naturale considerando come anche la psicologia umana lo sia. La violazione di una norma sociale ha attivato una risposta coordinata da parte di un gruppo ampio di persone online mosse dal proprio senso di giustizia, che a loro volta hanno spinto altri, mossi perlopiù dall’avidità e dall’occasione di cavalcare un’onda finanziaria, ad investire. Questa incredibile reazione a catena di decisioni umane ha travolto persino quelli che, fino a poco tempo fa, erano considerati gli “intoccabili” lupi di Wall Street.

Articolo scritto da: Mirko Duradoni e Cesare Rocchi

Docente di "Psicologia dei Gruppi e delle Relazioni Sociali" e membro del Virtual Human Dynamics Laboratory (VirtHuLab), presso l'Università degli Studi di Firenze.

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