Se il Nobel per la Pace giustifica la Dittatura

Esquivel parla di democrazia e ambiente e poi si esprime a sostegno del regime di Maduro.

Roma | Il 6 giugno la facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza ha ricevuto la visita di Adolfo di Pérez Esquivel, premio Nobel per la pace 1980, per una speciale lectio magistralis di inizio estate. Esquivel si è impegnato durante la dittatura argentina per la difesa dei diritti umani, spinto da forte fede cristiana, ed ha contribuito alla formazione dell’associazione El Ejercito de Paz y Justicia, il cui operato aiutò i famigliari dei desaparecidos e delle vittime della guerra nelle Falkland (2 aprile – 14 giugno 1982). Fra i presenti il rettore Eugenio Gaudio e il professore di filologia e linguistica romanza Stefano Asperti.
Sulla linea dei suoi ideali pacifisti, Esquivel da sempre parla a favore dell’indipendenza democratica dell’America Latina e più recentemente ha ampliato il proprio piano d’azione all’impegno ambientalista. Come spiega Esquivel nel corso della lectio, l’uomo ha perso la propria identità e può ritrovarla solo immettendosi nuovamente in comunione con l’ecosistema, stabilendo un equilibrio di reciproca interdipendenza.


Esquivel e la Democrazia | La crisi contemporanea viene interpretata dal premio Nobel come “crisi del saper vivere”, in cui diventa fondamentale il recupero delle istituzioni costruite in un senso nuovo, che si rapporti esclusivamente con l’uomo e con la terra e sfugga ai meccanismi dell’economia finanziaria a cui oggi la società è votata. Il giorno precedente Esquivel aveva incontrato papa Francesco e aveva discusso del proprio rivoluzionario concetto: la democrazia della Terra con l’essere umano. Occorre dunque interpretare il rapporto con l’ecosistema come una realtà di condivisione democratica fra esseri viventi. Esquivel dichiara che le democrazie delegative sono arrivate al loro capolinea: incapaci di operare seguendo la volontà dei votanti, sono corrotte e legate indissolubilmente alle necessità e ai debiti dell’economia finanziaria e virtuale. Bisogna dare inizio ad una “rebeldìa de consciencia” per una democrazia effettiva in cui rientri il diritto all’ambiente come base umana. Viene preso come esempio di neo-colonizzazione e riduzione delle libertà nazionali il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), ampiamente contrastato da organizzazioni ambientaliste e da parte della comunità civile europea ed americana.

No hay libre comercio, no existe.

Il mondo per Esquivel deve tornare a credere nella realizzabilità delle utopie e richiama i presenti a Tommaso Moro, autore de L’Utopia (1516 circa), per poi dire:

Las utopías son realizables, no es un fantasma del pensamiento.

Esquivel e la dittatura | Ma quando un ragazzo domanda se le rivoluzioni socialiste latinoamericane siano state o meno un fallimento, confrontandole con la presente situazione in Venezuela, Esquivel prima loda Chavez, poi arriva a dichiarare che Maduro, attuale presidente venezuelano, non sia colpevole della situazione: 
Tutta la penuria [desabastecimiento] che sta sopportando Maduro è provocata, per capovolgerne il governo, perché gli Stati Uniti non sopportano che l’America Latina sia libera.
Come è possibile che un premio Nobel per la pace come Esquivel parli in difesa di Nicolás Maduro, di per sé negazione degli ideali promossi da Esquivel stesso? Forse non ha a mente le ultime elezioni venezuelane, le proteste anti-maduro e la loro conseguente e violenta soppressione dal 2013 ad oggi. Forse non sa dell’omicidio di un quattordicenne manifestante da parte della polizia, che come si può intendere è da sempre a sostegno del presidente, assieme al resto delle forze armate.
Non solo il regime di Maduro è anti-democratico, ma è incompetente e corrotto. Non si può spiegare altrimenti l’incapacità di gestire l’attuale crisi. Mesi di siccità hanno consumato le risorse idriche del paese, da cui dipende l’approvvigionamento energetico; in risposta Maduro ha obbligato uffici e imprese ad una drastica riduzione delle ore di attività. Una situazione che rode un’economia in ginocchio, in un paese che pure ha ingenti risorse petrolifere nazionalizzate. I proventi del petrolio non si comprende dove possano essere finiti. La mancanza più che totale di beni di prima necessità costringe i cittadini a lunghe file ai supermercati, presidiate dalla polizia e regolate sulla base di un criterio di razionalizzazione d’emergenza che va avanti ormai da anni. Questo è il frutto di una linea politica che ha spolpato la vitalità del settore privato, senza sostituirlo ad un altrettanto ricco comparto pubblico. Crisi economica e populismo sono i termini con cui definire la situazione venezuelana sotto Maduro e il controllo del regime sulle libertà ricorda parecchio le grandi “democrazie popolari” del periodo sovietico. Questa forse è la libertà dei popoli di cui parla Esquivel?
Sapienza
Partendo da sinistra, Livio de Santoli, Adolfo Pérez Esquivel, Eugenio Gaudio e Stefano Asperti.
Il premio Nobel chiama in causa gli Stati Uniti, ma non si può scaricare l’attuale situazione del Venezuela solo sui complotti dei suoi nemici. Anche se Maduro fosse un santo, il livello di incompetenza e la totale rovina economica del paese non possono non essergli ascritti, persino con l’attuale abbassamento del prezzo del petrolio. Sull’operato di Chavez chiarirà la Storia; vero è che il suo erede, nonostante la pantomima di democrazia che lo circonda, dimostra di essere un incompetente. Per non parlare degli arresti politici e del trattamento che Maduro riserva alla propria opposizione. Uno dei casi più eclatanti è stato quello di Leopoldo Lopez, leader del partito d’opposizione Volontà Popolare, condannato a settembre 2015 a tredici anni di carcere con l’accusa di essere responsabile dell’esito violento di una delle manifestazioni anti-maduro del 2014. Lo stesso presidente del CEV, la Conferenza Episcopale Venezuelana, Monsignor Diego Padròn, dichiarò in un’intervista ad aprile 2014:

Denunciamo l’abusiva e smisurata repressione contro di loro (i manifestanti), le torture di cui sono state oggetto molte delle persone arrestate e le persecuzioni giudiziali ai sindaci e deputati contrari al governo (…). Il governo si sbaglia a voler risolvere la crisi con la forza; la repressione non è la via.

Allora come è possibile che Esquivel, lui che fu arrestato e torturato dal sistema di repressione argentino, giustifichi il regime venezuelano, che pare macchiarsi delle stesse vergogne? Maduro è a tutti gli effetti un “meschino dittatore“, come l’ha definito Luis Almagro, segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani. Che il sogno di un’America Latina indipendente consenta di sorvolare sulle condizioni effettive di democrazia del continente? Il premio Nobel si dimostra preoccupato di quelli che a ragione definisce colpi di stato mossi per mezzo di istituzioni, eppure è quanto Maduro continua a fare per mantenere il proprio potere. Ricordiamo che le proteste venezuelane sono esplose dopo il tentativo di Maduro di applicare il “Plan de la patria”, piano socio-economico elaborato dal defunto Hugo Chavez, che l’opposizione ha visto come il tentativo di costituire un regime totalitario. La stessa opposizione ha richiesto a più riprese un referendum per valutare la destituzione del presidente, più volte rifiutato.
Esquivel parla anche a sostegno di Dilma Rousseff, attuale presidente brasiliano accusata di impeachment, e su questo non ci esprimiamo. Condividiamo che macchinazioni di vario interesse economico possano essere nascoste dietro l’attuale instabilità dell’America Latina, eppure difendere Maduro in nome di una stabilità venezuelana, che negli ultimi anni non è mai esistita, è un insulto a quelle libertà che Esquivel promuove. 
Proprio in base a quanto detto da Esquivel durante la lectio magistralis, ossia che le utopie sono realizzabili, vogliamo credere che una democrazia che favorisca il benessere del popolo in America Latina sia possibile. Se Esquivel ha a cuore la libertà e la pace dell’uomo, non dovrebbe sostenere le mezze misure né tanto meno le finte democrazie, condannate dalla storia come fonte d’umana sofferenza e stupidità.

[Ove presenti, traduzioni dallo spagnolo ad opera dell’autore.]

Gabriele Di Donfrancesco

@GabriDDC

Fonti utilizzate come supporto dati:

Per il TTIP: 


Riguardo il Venezuela:

Desabastecimiento

Proteste e referendum

Altro:

Gabriele Di Donfrancesco
Nato a Roma nel 1995 da famiglia italo-guatemalteca, è un cittadino di questo mondo che studia Lingue e Lettere Straniere alla Sapienza. Si è diplomato al liceo classico Aristofane ed ama la cosa pubblica. Vorrebbe aver letto tutto e aspira un giorno ad essere sintetico. Tra le sue passioni troviamo il riciclo, le belle persone, la buona musica, i viaggi low cost, il teatro d'avanguardia e la coerenza.

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