In occasione del 30° anniversario di The Joshua Tree gli U2 hanno fatto ai loro fan un regalo inimmaginabile.
Il The Joshua Tree Tour 2017 celebra il famoso album degli U2 e lo riporta live arricchendolo di contenuti estremamente attuali.
Il 15 luglio è la volta della prima tappa italiana. Noi eravamo presenti e dopo avervi raccontato dei Coldplay a Milano, non potevamo non parlarvi di quest’altra grande emozione. Siamo a Roma, la città che come ricorda Bono, ha dato sepoltura a John Keats, poeta che lui adora. La temperatura è alta, in fila si distribuiscono ghiaccioli, l’attesa è trepidante.
Prima dell’arrivo degli U2 sul palcoscenico, previsto per le 21.30, apre la serata Noel Gallagher, ex chitarrista e seconda voce degli Oasis, con la sua band, gli High Flying Birds. Per più di un’ora canta i grandi successi dei suoi due gruppi. È un vero e proprio concerto e gli spettatori intonano assieme a lui le canzoni più celebri. Come trattenersi, per esempio, sul ritornello di Wonderwall e di Don’t look back in anger!
Gli U2 fanno il loro ingresso con Sunday Bloody Sunday. La canzone che ogni fan sogna di ascoltare live almeno una volta nella vita.
L’entusiasmo si percepisce nelle voci dei 58000 presenti che si sommano a quella di Bono, davvero in ottima forma. Il maxischermo è spento, dei semplici fari bianchi illuminano la band, niente fuochi d’artificio, niente effetti speciali. Siamo davvero solo noi e la musica, e ci basta. L’intento è volutamente quello di rievocare l’essenzialità dei concerti degli anni ’80. Chi c’era 30 anni fa rivive le emozioni di un tempo, chi non c’era è grato di poterne godere almeno per una volta.
Seguono New Year’s Day, Bad – con l’omaggio di Bono a Heroes di David Bowie, l’esaltazione del qui e ora, dell’essere eroi per una notte – e Pride (In The Name Of Love), che costituiscono la primissima sezione del concerto, dedicata al periodo precedente The Joshua Tree.
Peccato per l’acustica, ottima nel prato, ma poco chiara dalle tribune e dalla curva. Ma loro sono così grandi che ce ne fanno dimenticare. L’emozione non viene scalfita dai difetti tecnici e proseguiamo con il cuore a mille.
Finalmente lo schermo si accende con Where the streets have no name.
Inizia l’era The Joshua Tree, album che viene eseguito per intero, regalandoci perle rare come Running to stand still e Red Hill Mining Town.
Ma è sulle note di With or without you lo spettacolo più straordinario.
Il pubblico diventa protagonista. 40000 fogli gialli e neri vengono tenuti in mano dagli spettatori delle tribune e formano lungo tutto l’Olimpico la scritta “30” e la sagoma del Joshua Tree.

La coreografia, organizzata dal fan club italiano u2Place.com, in collaborazione con Live Nation Italia e ONE.org, oltre a rappresentare il regalo dei fan italiani alla band, contribuisce alla raccolta fondi in favore di (RED).
Il tutto è stato filmato e postato sul sito ufficiale u2.com e sui canali social del gruppo.
https://www.instagram.com/p/BWlPbGRhBlo/?taken-by=u2
L’ Encore è costituto da sei successi anni ’90 e 2000, tra cui le famosissime Vertigo e Beautiful day. Sulle note di Miss Sarajevo il pubblico si commuove sentendo la voce del grande maestro Luciano Pavarotti. Il brano, scritto più di vent’anni fa durante la guerra in Bosnia, parla del tentativo di vivere una vita normale durante la guerra. Viene accompagnata dalle immagini e dalle parole di Omaima, quindicenne siriana, ripresa nel campo di Zaatari. La canzone non potrebbe essere più attuale.
Ultraviolet (light my way) è dedicata a Joe Cox, la deputata inglese uccisa in un agguato, e a tutte le donne del mondo che hanno il coraggio di lottare e che hanno fatto non la “history” ma la “herstory”, come si legge sul maxischermo. Si susseguono immagini di donne importanti: da Anna Frank a Rita Levi Montalcini, da Simone de Beauvoir a Emma Watson.
Il gran finale del concerto è con The Little Things That Give You Away, il nuovo brano che sarà presente nel prossimo album: Songs of Experience.
Non ci resta che aspettare, allora!
Francesca Papa
Alessandra Bonadies