Il rap è uno di quei generi musicali di denuncia che con il passare del tempo sembra aver perso un po’ di quello per cui è nato.
Il toscano Devid (nome d’arte del pistoiese Davide Calandra) cerca di fare un ritorno alle origini con il suo nuovo brano Timbuctù, nuovo singolo estratto dal suo album Effetto Placebo. Ci riesce almeno nel tono polemico del testo in cui sembra scagliarsi contro falsi miti, falsi divi e icone che non hanno nulla per cui essere iconizzate.
Questo il messaggio che sembra suggerirci l’artista toscano, ovvero riportare coi piedi per terra quei personaggi dello star system che, seppur privi di particolare talento, vengono mitizzati. Dunque “ridurre a icona”, sfruttando un linguaggio informatico e giocando un po’ con parola, quella che è l’idea che abbiamo di molti artistoidi. Sarebbe già un primo passo. Un clic virtuale tra le tante app presenti sul desktop della nostra vita.
Da parte sua Devid sembra aver detto no a qualsiasi compromesso e anzi, si scaglia contro gli interessi che creano compromessi. Un isolamento morale forzato teso alla diversificazione dei generi. Musicali e umani.
Devid sembra voler puntare molto sul duro lavoro che lo ha portato alla realizzazione del disco:
Ho rinunciato a vestiti e scarpe firmate, amici, donne e serate. Tutto per realizzare un suono fenomenale
Il brano segue il successo del suo singolo precedente: Buio.
Il video del brano, che porta il nome dell’antica città del Mali, regala paesaggi esotici e le atmosfere che la base musicale rimanda sono estremamente adatte. Gli affascinanti richiami animaleschi incorniciano al meglio il concept del brano.
Sicuramente nel rap non si può essere modesti. Essere chiari nelle idee aiuta anche nel doverle esporre e credere in ciò che si è giova di sicuro sul lungo termine. Devid sembra avere le idee nitide e non serve un ascolto attento per capirlo. Un auto-proclamazione? Un augurio fatto dal rapper Devid all’uomo Davide? Vedremo…
Emiliano Gambelli