Nicola Piovani, “La musica è pericolosa” alle Muse di Ancona

piovani teatro delle muse ancona

Il Festival Adriatico-Mediterraneo ha voluto omaggiare la città di Ancona con un maestro assoluto della musica e del cinema italiano: Nicola Piovani.

Con lo spettacolo La musica è pericolosa, Nicola Piovani ha preso per mano il pubblico, conducendolo attraverso un percorso musicale. L’inaugurazione del Festival Adriatico-Mediterraneo 2017 non poteva essere più grandiosa.

L’esecuzione del maestro, come il fischio di un vecchio treno, fa salire in carrozza le menti del pubblico, lasciandolo in un viaggio tutto particolare.

Una passeggiata attraverso i ricordi delle più grandi collaborazioni. Il suo racconto, affascinante e aneddotico, fa affiorare nella mente un altro grande maestro del cinema italiano, Federico Fellini. La musica emoziona subito e fa volgere gli animi ai più diversi sentimenti. Ad un tratto, il sorriso dell’impertinenza de Il marchese del grillo riscalda i cuori di tutti.

 

 

Il viaggiatore si ferma e trova ristoro nella voce calda e rassicurante del maestro. La musica cede il passo alle parole.

Con Partenope e con La danza dei sette veli veniamo precitati verso le origini mitiche della nostra cultura. Come la poesia, la musica interpreta i più grandi misteri dell’animo umano. Sullo sfondo dei disegni di Milo Manara, Piovani ci riporta al tempo delle sirene e della loro competizione con le muse. E a quello di Salomè e della sua sensuale danza dei sette veli.

 

Nicola Piovani
Nicola Piovani in un bozzetto di Milo Manara

 

Un altro piccolo intervallo e la mente riparte accompagnata dalla carica aneddotica di cui il Maestro rafforza le sue parole. Lo spettatore si imbatte nella marcia di ingresso di Roberto Benigni. La condivisione di un ricordo d’infanzia ed ecco far capolino in lontananza la banda del paese. Il remoto richiamo dei passanti e l’esplosione di un trionfo musicale. Girando lo sguardo, invece, la sua voce ci mostra un campanile suonare tre solite note al ritmo delle campane. Vediamo queste tre note, nella loro più concreta essenza. Le osserviamo modellarsi nel rif del disco di Fabrizio De André, Storia di un impiegato. 

Ci si muove ancora per scoprire la nascita di Quanto t’ho amato. Conosciamo le sue origini, tra satira, malinconia e nostalgia, su di un tono sempre scherzoso e gioioso. L’omaggio poi a Mastroianni e alla sua interpretazione de u Caminettu.

Passando per aneddoti ed emozioni, la voce del grande attore risuona per il teatro delle Muse di Ancona, commuovendo gli spettatori.

A concludere questo viaggio musicale, lei, la colonna sonora de La vita è bella. Un trionfo di emozioni che trovano in quest’ultimo passaggio la sua degna conclusione.

 

Serena Vissani

 

Ama i libri, il cinema e la pasta. Non sempre in quest'ordine.

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