“Life on Saturday at 1 PM” : l’album d’esordio di SAT

Life on Saturday at 1 PM: sei tracce che grazie ad una chitarra e ad una voce ci portano alla (ri)scoperta di sapori grunge, folk e blues.

Life on Saturday at 1 PM prende vita, principalmente, da una chitarra e una voce, quella di Agostino Bellini (SAT). Tutto quello che sentiamo è suonato da lui: chitarra, pianoforte verticale, basso, percussioni. Questo dà una forte impronta autoriale che in Italia, ad esempio, si sta perdendo sempre di più. Così come i generi che respirano in queste tracce: il folk che si intreccia al grunge e al blues. Dico folk perché dalla primissima traccia, Coupon, non ho fatto che pensare a Simon & Garfunkel, a Dylan, tanto per dirne qualcuno. Un disco delicato, come una ventata che quasi procura gioia.

Ho subito chiesto il significato della copertina (in alto) e Agostino mi ha spiegato che la foto che vediamo appartiene alla sua giovinezza. Cioè è proprio lui, vestito da Batman, che come ogni bambino sogna ad occhi aperti. Immagine che diventa metafora di un artista/musicista adulto: ancora capace di sognare.

Ep fortemente ritmato,

riconoscibile grazie a quel particolare e caratteristico suono delle dita che strusciano sulle corde della chitarra, e che a volte fa venire anche i brividi. Ritmo che, empaticamente, mi è venuto da tenere con la mia chitarra. Si perché al secondo ascolto ho sentito il bisogno di prendere la chitarra e andare a tempo. Musica anche come condivisione, quindi. E ancora ritmo proveniente dai cembali, dai fischiettii o magari dai cappelli di paglia e dai viaggi in macchina con i finestrini tirati giù che qualcuno potrebbe immaginare. Forte e chiara la ricerca essenzialmente affidata alla chitarra, piacevole, delicata, che sembra ti passi accanto. Le atmosfere sono accennate, tratteggiate, così che ognuno possa dargli la forma che desidera. Poi alla fine è questo il bello della musica: che ognuno possa sentirla propria nel modo in cui vuole.

Life on Saturday at 1 PM (qui il link per ascoltarlo su Spotify) è un disco equilibrato, in cui voce e suono risultano ben bilanciati, anche se un po’ malinconici. Un disco che non si piega alle logiche di mercato (italiane) e non ne ha bisogno, perché è completo in se.  Ha un autore, una storia, come già lascia immaginare il titolo, uno sviluppo e una conclusione. E se magari qualcuno lo volesse ascoltare … Perché a volte, ciò che ci manca, è dare fiducia all’altro, credere ancora che qualcuno sappia farla, musica.

Serena Pastorelli

Studio al DAMS (Arte, Musica, Spettacolo) di Roma Tre nel percorso cinema, televisione e nuovi media. Mi piace leggere, ascoltare, osservare e quindi scoprire: ogni giorno sono grata se riesco in questo.

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