La furia degli Slayer travolge il Rock in Roma 2016

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Il 12 luglio l’Ippodromo delle Capannelle si tinge di rosso per accogliere una delle band più feroci del panorama metal internazionale, affiancati dagli svedesi Amon Amarth.

Tom Araya, frontman degli Slayer.
Può il caldo cocente fermare un’orda di metallari che si prepara a uno dei concerti più attesi dell’estate romana? La risposta è ovviamente no e diverse ore prima dall’apertura dei cancelli sono già più di un centinaio di fan a presentarsi. Spalancate le porte è il momento di liberare un fiume di birra e le chitarre elettriche. Ad introdurre gli Amon Amarth sono i The Shrine, band hard rock californiana, infiammando il pubblico che continua ad aumentare davanti al Black Stage.
The Shrine.
Giunge quindi il momento dei “vichinghi” del metal. Sul palco si ergono due possenti teste di drago dagli occhi rosso fuoco, le transenne trattengono a stento i fan super eccitati mentre entrano in scena i cinque guerrieri armati di chitarre. Ha inizio così un concerto dai toni epici con la doppia cassa martellante che accompagna il groul del cantante Johan Hegg. 
Johan Hegg, cantante degli Amon Amarth.
La scenografia è veramente uno spettacolo, lo sfondo ricorda un mare in tempesta e Hegg sale su uno dei draghi incitando il pubblico. Si continua con assoli di fuoco e headbang fino a che il cantante non sfodera un corno pieno di birra, che teneva nella fondina in cinta, e brinda con il pubblico perché “la birra è compagna dell’uomo”, citando un detto svedese.
Amon Amarth.
Giusto il tempo per riprendersi dagli Amon Amarth e la scenografia diventa più oscura e il volto di Cristo insanguinato, copertina dell’undicesimo album degli Slayer, troneggia alle spalle della batteria, contornato da demoni caprini. È proprio l’uscita di “Repentless” lo scorso settembre, che ha dato il via al world tour portando la band anche al festival capitolino. La particolarità di quest’ultimo album è la mancanza del chitarrista Jeff Hanneman, scomparso prematuramente nel 2013. I signori del thrash metal non hanno però gettato la spugna accogliendo in formazione Gary Holt, ex Exodus.
Gary Holt.
Il concerto non è ancora iniziato e già la gente inizia ad agitarsi e a pogare ferocemente. Appena entrati i musicisti in scena iniziano letteralmente a piovere persone nel sotto palco, lanciate dalla folla in delirio. Si inizia subito con la title track dell’ultimo disco e Tom Araya manda il pubblico in visibilio solamente sporgendosi dal palco. Lo spettacolo sono proprio i fan!
La folla in delirio che spinge contro le transenne.
Gli assoli furiosi e inquietanti di Kerry King si fondono al ritmo incessante della batteria di Paul Bostaph per un’atmosfera infernale. L’aggressività del canto di Araya ha un che di sovrannaturale e rispecchia la leggenda di un gruppo che non ha mai cambiato genere e ha sempre portato alta la bandiera del Thrash.
Kerry King durante uno dei suoi famosi assoli.
Nel bis il gruppo esegue brani storici come “Raining Blood” e “Black Magic”, per concludere con “Angel of Death”, tratto da “Reign in Blood”, dedicato al chitarrista Jeff Hanneman.
Panoramica del Black Stage con gli Slayer.
È stata una serata alquanto movimentata al Rock in Roma 2016, fatta di energia, pogo selvaggio e quella musica metal che tanto ci piace e mai passerà di moda. L’appuntamento è al prossimo concerto.
Foto: Gianclaudio Celia
 
Gianclaudio Celia
@Gian_Celia
Musicista e fotografo. Ha una insana passione per la musica live.

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