Jack Adamant suona il quotidiano attraverso gli infiniti “dopo” oltre la fine

Un amore e un lavoro sicuro. Una terra non propria in cui è possibile essere chiunque. Un futuro tutto da scrivere e improvvisamente ritrovarsi con la sola chitarra in mano. Aver perso tutto.

O almeno è questo quello che credeva Jack Adamant che ci presenta “Lunch at 12 since 82” , ep prodotto dalla neo etichetta indipendente AR Recordings.

Titolo davvero singolare ma che fissa un momento preciso della vita dell’artista. Ogni giorno infatti dal 1982, anno in cui si sono sposati i suoi genitori, loro pranzano assieme esattamente alle 12 in punto. Un rito che ha il sapore di un passato che non è più presente nel nostro modo di vivere. Lontano come il grido di Tardelli ai mondiali di Spagna. Un grido e un’esultanza genuini che sembrano raccontarci di avvenimenti riguardanti una vita fa.

jack adamant

Una semplicità che sembra essere i filo conduttore di questi cinque brani scritti da Jack Adamant.

Un disco semi acustico scritto durante l’esperienza svedese vissuta dall’artista. Cinque brani che raccontano, attraverso la sua chitarra e qualche arrangiamento semplice ma efficace, le quotidiane dinamiche di una coppia. Un susseguirsi di attimi o di esperienze comuni come l’inizio di una convivenza. Il primo brano è Easy to find parla della difficoltà di questo passo. Di come le difficoltà sorgano giorno dopo giorno rivelando spesso il vero volto delle cose. Siamo però ancora nello step in cui i due amanti cercano di piacersi e dunque probabilmente fanno buon viso a cattivo gioco per non rovinare tutto.

Ingoiare e mandare giù è quello che ci riesce meglio quando siamo ancora annaffiati di amore. Quando il nostro sentimento non sembra ancora aver sofferto dell’arrivo dell’inverno.

In One feel swoop invece sembra un po’ il racconto dei primi veri dissapori. Le differenti voglie, i diversi modi d’intraprendere e interpretare la vita ci ricordano come alla fine dei giochi siamo due estranei che entrano a contatto. Due mondi che collidono dopo aver ruotato in solitaria per eoni.

Emotional sadness è il punto di rottura. Una situazione di divergenza critica in cui le frecce che direzionano le vite dei due protagonisti sembrano prendere direzioni diverse. Sarà colpa di uno o dell’altro? Probabilmente di nessuno, spesse volte infatti è il semplice fluire delle cose e del tempo a farci ritrovare distanti anche in 40 mq di appartamento.

jack adamant

É probabilmente il brano più emozionante del disco. Gli archi posti all’inizio della canzone soffiano sulla pelle di chi ascolterà questo lavoro, magari avendo vissuto qualche esperienza simile.

Con For Nothing invece il vento sembra leggermente cambiare. È proprio questo infatti il centro focale di questo brano attraverso un evento: il trasloco. Sempre segno di cambiamento (voluto o subito) che però nella svedese nazione sembra vissuto con grande dolore e difficoltà (dunque l’Ikea è una bella rogna pure per loro?!). Qui Jack Adamant ci parla delle difficoltà di una coppia costretta a lasciare il proprio appartamento per colpa dell’affitto troppo alto. Una canzone che ci allontana per un attimo dal concept del disco ma che comunque ci spiega meglio come forse le difficoltà, quando si vuole, possono essere motivo non solo di separazione ma di consolidamento.

La nostra casa può essere, almeno per un po’, la nostra auto se, del resto, siamo uniti e remiamo entrambi verso la stessa direzione?

L’ep si chiude con Without, un brano che fa da perfetta conclusione alla vicenda narrata da Jack Adamant.

Probabilmente le usanze dei nostri genitori non sono più parte di noi.

Quei granitici modelli di coppia, assieme da una vita, con i loro riti, le loro usanze, il loro pensare alla famiglia mettendola avanti a tutto è ormai qualcosa di diluito nel tempo. Probabilmente dico. Sì perchè la paura della fine di un qualcosa è rimasta intatta. Oggi molto più semplicemente non pranziamo più tutti assieme a tavola alle 12 in punto, più verosimilmente invece ci affanniamo a trovare quanti più modi possibili per esorcizzare la paura della fine di una storia d’amore. Quello che ci riesce meglio però, in effetti, è chiuderne a ripetizione.

 

Emiliano Gambelli

Cantautore e scrittore per passione, "non" poeta per mia stessa ammissione, sognatore e poi sì, ho anche un lavoro vero.

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui