Ingranaggi della Valle, nuova promessa del prog rock italiano

Al Planet Live Club di Roma, gli Ingranaggi della Valle presentano il loro nuovo lavoro Warm Spaced Blue.

Gli Ingranaggi della Valle, da sinistra a destra Shanti Colucci, Alessandro Di Sciullo, Flavio Gonnellini, Marco Gennarini, Davide Savarese, Antonio Coronato e Mattia Liberati
La ventiquattresima edizione del Progressivamente Festival, rassegna del rock progressivo, apre i battenti con una speciale dedica a due artisti scomparsi di recente che hanno dato un enorme contributo al genere, Keith Emerson, storico tastierista prog, e Rodolfo Maltese, chitarrista del Banco del Mutuo Soccorso. Dal 28 settembre al 2 ottobre, sul palco del Planet Live Club di Roma si sono alternate numerose band accomunate dalla ricerca sperimentale, sia musicale che concettuale, che caratterizza in modo particolare questo genere.
Ed è proprio qui che il 28 settembre gli Ingranaggi della Valle, giovane gruppo in ascesa, hanno presentato il loro secondo lavoro, Warm Spaced Blue. Dopo una chiacchierata veloce con i membri della band, giovani e notevolmente competenti in materia musicale, il disco viene descritto come un concept album che ha risentito delle tetre influenze dei Miti di Cthulhu lovecraftiani rielaborati in chiave junghiana, rispetto a quei concetti dialettici di inconscio collettivo e io cosciente che il grande scrittore statunitense ha saputo sapientemente frammentare attraverso un simbolismo singolare. Chiave di volta e di lettura tra i due concetti si rivela essere lo stesso titolo dell’album, che richiama quell’ingannevole blu del mare – simbolo dell’inconscio collettivo – che nasconde sotto il suo velo i relitti e i mostri dell’inconscio e si distanzia dall’io cosciente, creando una disarmonia fatale.
La cover nel nuovo concept album Warm Spaced Blue, presentato il 28 Settembre al Planet Live Club di Roma
Il concerto è stato un modo per introdurre le sonorità aspre, distorte ma con venature melodiche coadiuvate dal violino e dai moog di Warm Spaced Blue che hanno trasportato il pubblico in quella dimensione onirica lovecraftiana che gli Ingranaggi hanno personalmente sperimentato e cercato in tutti i modi di riproporre. Inutile dire che la folla è andata in visibilio già dalla prima traccia proposta e gli applausi sono cresciuti man mano che l’esibizione andava avanti.
Durante la performance, gli Ingranaggi hanno dato un assaggio del lavoro precedente, In Hoc Signo, e la cosa è servita, anche se solo in parte, a capire che tra i due lavori è passato il tempo necessario al gruppo a far maturare un’idea diversa riguardo la loro ricerca stilistica, che viene definita da loro stessi “estremamente personale” e “in certi casi più rock che prog”.
Dopo un ascolto attento di entrambi i cd, possiamo affermare senza ombra di dubbio che ci sono stati cambiamenti sostanziali, primo fra tutti l’abbandono dell’italiano e l’utilizzo dell’inglese e di testi più criptici, sibillini ed evocativi. In più, la narrazione, differentemente dal primo lavoro, in Warm Spaced Blue è affidata molto più alla musica ed è qui che si capisce cosa intendevano gli Ingranaggi quando definivano lo stile di questo lavoro “più rock che prog”: ci troviamo in pieno prog nella scelta delle tematiche e dei testi, nella ricerca strumentale che non sembra voler avere confini, negli arrangiamenti melodici e a numerose voci strumentali ma il rock emerge solidamente nelle sonorità incalzanti, nei numerosi riff che si alternano più volte nelle singole canzoni e nell’atmosfera più dura e meno epica rispetto al primo album.
In ogni caso, quello che ci si ritrova tra le mani è un lavoro piacevolmente inetichettabile. Warm Spaced Blue è un album che riflette una ricerca interiore continua basata perlopiù sul fluire musicale che sui testi veri e propri, è un riflesso di qualcosa che viene da dentro e che, nel momento in cui vede la luce, non si incanala su un sentiero battuto precisamente ma si costruisce una via propria dal nulla.
Sperimentazione senza confini, con suoni distorti e in certi casi dissonanti, melodie dilatate e più linee musicali autonome che si intrecciano tra di loro senza fondersi ma lasciando all’ascoltatore la possibilità di prestare attenzione singolarmente ad ognuna di esse per estrapolare sensazioni diverse. 
Warm Spaced Blue si compone quasi di più identità e che dicono la loro allo stesso tempo, ricreando l’effetto che si andava cercando ideologicamente con i riferimenti ai Miti di Cthulhu e a Jung, come una folla di persone ben definite – in questo caso, strumenti – che, accordandosi su un unico tema, un’unica storia, decidono di esprimersi tutti insieme e a frequenze differenti, con un effetto incredibilmente orgiastico, piacevolmente dissonante e dalle mille sfaccettature.
Che dire? Complimenti e applausi a bocca aperta per gli Ingranaggi della Valle e buona fortuna per le loro prossime ricerche sperimentali.

Tuni Laurenti

Tuni Laurenti
Nata nella Terra di Mezzo da genitori elfi, coraggiosi e fighi, Tuni Laurenti venne rapita da Papà Castoro e cresciuta nella menzogna. Per questo ha tanto potenziale ma davvero poca fiducia in se stessa. Scappa a dieci anni insieme al fido amico Charmander, amorevolmente soprannominato Zippo, alla ricerca della Valle Incantata, del Santo Graal e di un cerotto per vesciche ma si sbaglia, scende a Quintiliani e si trova dispersa in un mondo parallelo, quasi oltre il raccordo. Il suo sogno più grande è quello di poter finalmente vedere in carne ed ossa l’Invisibile Unicorno Rosa e istituire il Fantaghirò-Day, per instillare nelle giovani ragazze con sogni di gloria la scintilla della fiducia in se stessi. Aspetta con trepidazione il Ragnarök, momento cruciale in cui finalmente potrà spodestare Papà Castoro e vendicarsi per averle negato la vita da strafica che ha sempre sognato.

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