I Tamburellisti di Torrepaduli: la rinascita della taranta

Da qualche anno si registra un aumento esponenziale di presenze turistiche nel Salento e un’attenzione di massa ai fenomeni culturali che provengono da questa terra generosa e sanguigna.

Tra il barocco rassegnato e superbo della pietra leccese illuminato dal sole a picco e la campagna mater dolorosa, il richiamo ancestrale degli archetipi sembra dominare una coscienza collettiva che attrae irresistibilmente lo spirito del visitatore, come un’antica lusinga che si ripete ancora. Bisogna saper distinguere, nella vastità delle manifestazioni culturali e artistiche i fenomeni che si riducono a espressioni semplificate di intrattenimento e quelli che derivano invece da una matrice profonda e radicata. A proposito di questi ultimi un gruppo di musicisti salentini, i Tamburellisti di Torrepaduli, sono riusciti a dare vita nel 1990 a una formazione che rinnova la tradizione fiorente della musica popolare attraverso lo studio, il recupero delle tradizioni e le “buone pratiche filosofiche”, trasmettendo attraverso le loro straordinarie performazioni il significato profondo e catartico della pizzica, o taranta, salentina. 
Il gruppo nasce dallo straordinario incontro artistico di Pierpaolo De Giorgi, filosofo, musicista, cantautore, poeta, etnomusicologo e i Tamburellisti di Torrepaduli allora formati da Amedeo de Rosa, Rocco Luca e Salvatore Crudo, percussionisti e custodi degli antichi segreti della pizzica. De Giorgi, intellettuale poliedrico e raffinato musicista, intuendo le grandi potenzialità di questa tradizione mette a frutto lunghi studi sulla musica popolare antica e sul tarantismo per dare vita con questa collaborazione alla nascita di un vero e proprio genere musicale che è diventato la bandiera della cultura salentina nel mondo. La formazione artistica è formata oggi dai componenti iniziali Pierpaolo De Giorgi, Salvatore Crudo, Rocco Luca e da personaggi d’eccezione: il fisarmonicista e tamburellista Donato Nuzzo, la violinista Valentina Cariulo, la danzatrice Serena d’Amato e dal giovane Gioele Nuzzo, virtuoso percussionista e suonatore di strumenti etnici. Insieme hanno inciso Fantastica Pizzica (MC – Discoexpress), Pizzica e Trance (MC – Discoexpress), Pizzica e Rinascita (CD – Sorriso), Il tempo della taranta: pizzica d’autore (CD – Drim), Pizzica grica: to paleo cerò (CD – Planet Music Studio), Pizzica e Rinascita – Ristampa (CD – C&M), Taranta Taranta (CD – Irma records). La lista delle loro esibizioni nei più grandi teatri del mondo e nelle piazze è veramente difficile da quantificare: mi piace ricordare i loro concerti al teatro Erode Attico ad Atene presso il Partenone, la Kulturhuset di Stoccolma o il Petruzzelli di Bari. I Tamburellisti sono presenti anche in televisione e nel cinema: nel cast degli sceneggiati Il Giudice Mastrangelo di Oldoini ed Elisa di Rivombrosa, del film Non ti voltare con Monica Bellucci e Trappola d’autore con Angela Molina, regia di Franco Salvia; hanno collaborato inoltre con musicisti internazionali.
I concerti dei Tamburellisti di Torrepaduli sono un momento di cultura vera, vissuta attraverso la sapienza degli strumenti, la danza, le voci, i colori: un’esperienza quasi sciamanica di trasmissione di valori e di energia positiva e medicamentosa che rivela, attraverso l’uso dei corpi, l’aderenza totale alla stesura estetica di qualcosa di più profondo, legato alle ragioni dell’istinto e alla necessità vitale del pensiero. L’origine della pizzica risale all’antichità greca ma si è evoluta subendo quel processo di sincretismo che caratterizza tutti i grandi temi dell’esistenza modificati dalle religioni dominanti. Dalle pratiche dionisiache si trasforma in un rituale popolare di liberazione dalle negatività nelle popolazioni contadine, grazie al potere taumaturgico dello stato di incoscienza e di trance provocato dal movimento convulso dei corpi e dal ritmo accelerato e al contempo malinconico dei tamburelli, suonati in tonalità minore. Non stupisce che il rito etnocoreutico del tarantismo riguardasse soprattutto le donne, maggiormente esposte alla complessità del vivere quotidiano.
Ma l’aspetto che maggiormente mi colpisce dell’operazione culturale dei Tamburellisti è quello che riguarda l’impianto teoretico del tarantismo, legato al mondo antico e al culto dionisiaco da cui De Giorgi sviluppa “il pensiero armonico” del Mediterraneo. Esso rappresenta una collettanea di idee diffuse nella cultura greca e delle sue colonie da cui scaturisce l’intento filosofico di restaurare l’originaria armonia tra Estetica ed Etica, inversamente alla damnatio memoriae compiuta dalla morale giudaico-cristiana che sovverte il principio di bellezza oscurando per un lunghissimo periodo un patrimonio civile e filosofico legato all’età classica. Un’espressione artistica che rappresenta e sancisce l’armonia tra gli opposti e la completezza dell’essere nell’unitarietà corpo-spirito, celebrata attraverso la liberazione rituale dal pensiero negativo e dal tentativo di disgregazione dei valori dell’umanesimo. E a tale esplosione di bellezza e di vitalità si può partecipare assistendo ai concerti, dove le loro incredibili individualità si fondono in momenti di sinergia poliritmica per poi esplodere singolarmente in assoli di pura emozione. I testi, intensi e pieni di rimandi alla letteratura classica, sono interpretati dalla voce profonda e potente dell’autore, Pierpaolo De Giorgi. Ognuno ha un carisma individuale che rapisce e affascina, una capacità incredibile di creare il transfert emotivo con lo spettatore e di impegnare le energie senza riserve, rendendo ogni spettacolo un evento unico e irripetibile. Una presenza preziosa nel panorama musicale e culturale italiano.
Antonella Rizzo

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