Dal 23 al 25 giugno si è svolta la ventesima edizione del festival con una line up da brividi.
Possono le intemperie scoraggiare 80.000 persone dall’Hurricane Festival, uno degli eventi musicali più importanti d’Europa? La risposta è no. Se poi ci si aggiunge che a fare capo alle 104 band (sì hai letto bene, centoquattro!) ci sono Green Day, Linkin Park, Axwell /\ Ingrosso, Blink-182, Imagine Dragons e Die Antwoord la risposta è ancora più scontata.

Amburgo, giovedì 22 giugno. Un violento temporale blocca la linea ferroviaria che porta a Scheeßel, location tradizionale dell’Hurricane Festival. Migliaia di giovani intasano la stazione centrale in attesa dello sblocco delle ferrovie. Inizia così un pellegrinaggio via bus, auto e taxi che porterà in serata ad un camping gigantesco.
È notte, la pioggia è cessata. Non resta che piazzare la tenda in uno sterminato vicinato di gente già pronta a fare festa. La musica proviene da ogni dove, le lattine di birra sono già aperte, è tempo di pre-party!

L’atmosfera è elettrica, per fare amicizia basta un “Prost!” o una battuta e nel giro di pochi minuti ti ritrovi nel mezzo di una partita di Flunkyball, un tipico gioco tedesco a base di birra (ovviamente), o seduto a scherzare con il vicino di tenda.
Giorno 1
Lo scenario che si apre il venerdì mattina è di un enorme pantano che, però, non fa alcuna differenza, l’importante è godersi questo fine settimana.
Giusto il tempo di prendere le provviste necessarie per la giornata e ci si incammina verso la Stage Area. Ad aspettarci ci sono ben 4 palchi, Green Stage, quello principale, Blue Stage, Red Stage e White Stage, quest’ultimo allestito in un tendone da circo e perfetto per le esibizioni di musica elettronica.

La giornata procede alla grande, immersi nella musica in compagnia dell’enorme famiglia Hurricane. Tra le band che deliziano il pubblico del venerdì ci sono i Flogging Molly, con il loro celtic rock made in Irlanda, Milky Chance, Ok Kid, Rancid, Imagine Dragons e, dulcis in fundo, i Green Day.
La band californiana ha rilasciato da poco il nuovo album “Revolution Radio” con il quale ha mostrato che il punk rock ha ancora qualcosa da dire nello scenario musicale moderno. L’esibizione di ben due ore e mezza è un qualcosa di incredibile per intensità e passione, dimostrando che il trio capitanato da Billie Joe Armstrong non fa altro che migliorare negli anni per quanto riguarda la spettacolarità dei live. Accanto alle hit vecchie e nuove c’è spazio anche per inni all’ uguaglianza e al rispetto della diversità e per una feroce critica al neo presidente degli Usa Trump.

Si torna in tenda a notte fonda e la stanchezza rende il terreno confortevole come un materasso.
Giorno 2
Altro giorno, altre band, altra pioggia (che però termina nel primo pomeriggio). La line up del sabato è così ricca che ci concediamo solo pochi minuti tra un concerto e l’altro per mangiare o bere.
Nel pomeriggio si esibiscono Passenger, Royal Blood che si conferma una grande promessa rock con l’ultimo album “How Did We Get So Dark?“, e Lorde anch’essa alle prese con la pubblicazione di “Melodrama”, nuovo di zecca.

Arriva il momento però di correre per accaparrarsi i posti migliori per i Blink-182, impegnati nel tour del grande ritorno con l’album “California”. Il live è breve ma intensissimo e si riassume in un’ora di pogo tra la folla al ritmo di ‘All the Small Things’ e ‘What’s My Age Again’, come un salto alla fine degli anni ’90, inizio 2000 dominati da Mtv.
Il trio lascia la scena ai Linkin Park, quest’anno in versione un po’ soft con il nuovo album pop “One More Light”. Il live, dopo una partenza a rilento, è in crescendo e le nuove tracks lasciano il posto ai grandi classici che danno la carica al pubblico che inizia a saltare e a cantare a squarciagola.
Pochi minuti per riprendersi e passare dal Green al Blue Stage dove Axwell /\ Ingrosso danno una lezione di electro tra laser, fiamme e fuochi d’artificio. L’energia sembra non finire mai e si va avanti a ballare fino alle 2 di notte.
http://www.facebook.com/hurricanefestival/videos/10154924806598732/
Giorno 3
Giunge così l’ultimo giorno, preso in mattinata con molta (ma molta) calma in modo da prepararsi al rush finale.
Nel primo pomeriggio si esibiscono tra i tanti le due band tedesche 257ers, di genere hip hop famoso per la sua hit demenziale ‘Holz’ (letteralmente ‘Legno’) nella quale decantano le qualità del materiale, e Jennifer Rostock, con il suo rap-rock aggressivo. In serata c’è spazio per il pop-glam dei Mando Diao.
Sotto il palco però la maggior parte dei fans aspetta la band successiva, Die Antwoord, che con il suo Love Drug World Tour dirà addio alle scene e fine del progetto musicale. La band trash-rap sudafricana è fin dalla sua nascita, nel 2009, divenuta un fenomeno mondiale. Portando la bandiera della subcultura ‘Zef’, nata a Città del Capo, si sono imposti sullo scenario musicale grazie alla loro irriverenza mista ad ironia e ai videoclip surreali.

Il live dei Die Antwoord all’Hurricane Festival è devastante. La folla è in delirio e si inizia a ballare come dei matti tra gente travestita con costumi assurdi e banane volanti, riferimento alla hit ‘Banana Brain’.
A chiudere il festival è il rapper hardcore tedesco Casper, in uno stupendo spettacolo di musica e luci.

Il lunedì mattina è il momento di raccattare le ultime cose, richiudere la tenda e tornare a casa. Lo zaino pesa di più a causa dei vestiti bagnati dalla dei giorni passati, le scarpe sono sudicie di fango e all’interno, a fare da ‘scudo’ per le calze ci sono due buste di plastica.
Guardandoci intorno ci chiediamo “come diavolo abbiamo fatto a vivere qui per tre giorni?” e soprattutto “Ne è valsa davvero la pena?”. La risposta? Ovviamente sì!

È straordinario vivere un momento di aggregazione così grande e intenso donato dalla musica. Merito, oltre all’ottima organizzazione, a mio parere va principalmente alla cultura tedesca, famosa ormai da decenni per i suoi festival. Il rispetto reciproco tra i visitatori proviene dalla semplice voglia di passare un tempo di qualità, senza problemi e soprattutto senza crearne, cosa che noi italiani dovremmo ben imparare.
Gianclaudio M. Celia
@Gian_Celia