Dub Box Vol 1 è una scatola dalla quale può uscire quasi tutto” così Raiz, frontman degli Almamegretta sintetizza il significato del loro nuovo progetto.
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L’ep One World, prodotto da Elastica Records, è uscito il 23 marzo. È composto da una serie di remix che faranno felici i fan della prima ora e sicuramente anche le nuove leve che si appassioneranno al sound degli Almamegretta.
Dentro ci troviamo WOP remixato da FiloQ, Black Athena mixato in versione tribal da Deleted Soul, una versione bass music di Fattallà di Go_dratta, infine un remix del brano storico degli Almamegretta, Gramigna, di Funsui (Pier Paolo Polcari)
Nel live set, quindi, alle basi remixate dai producers di cui sopra, si uniranno la voce di Raiz, la batteria di Gennaro “T” Tesone, i suoni delle tastiere di Paolo Polcari, le percussioni di Salvatore Zannella e il dub di Albino D’Amato.
Gli Almamegretta sono fedeli a sé stessi ma in grado di rinnovarsi e trovare nuova ispirazione nelle contaminazioni sonore.
Il suono degli Almamegretta nasce dalla commistione di più generi, reggae, dub, elettronica, melodia mediterranea e napoletana, una “meditronica” come la chiamano loro. Un’unione di suoni culture e popoli. Nei loro testi si trova sempre una forte componente di critica sociale che li contraddistingue. A ben vedere, molte delle parole scritte, anche 20 anni fa (come il testo di Black Athena 1998), suonano di grande attualità.
Un altro esempio della loro attitudine alla commistione di suoni e lingue è il brano Wop (2004). Cantato in inglese e dialetto napoletano, e nel nuovo remix ha un suono ancora più tirato e duro con echi della cumbia (musica tradizionale colombiana ndr.).
Wop, probabilmente contrazione di With out papers o passport, è un chiaro riferimento al termine slang anglosassone usato in modo denigratorio nei confronti delle persone del sud dell’Europa, in particolare italiani (stereotipati come guappi, cafoni italiani) emigrati e mai integratisi nel tessuto sociale.
Il testo della canzone cita “ […]so francese i’ so spagnuolo, songo pure ‘mericano, fa cchiù ambress chiammame napulitano. This is a tribute to the mix of the race to the black to the white you can see in my face […]
È un pezzo piuttosto incazzato secondo me, sembra essere quasi un inno di riscatto, per gli italiani etichettati, ghettizzati ed emarginati negli U.S.A. Sembra dire che il diverso non debba far paura, che l’integrazione sia l’unica via praticabile e che lo scambio tra culture possa solo arricchire. Razzismo, pregiudizio e diffidenza nei confronti degli emigranti. Allora come oggi. La storia si ripete, nei confronti di altri.
Se siete curiosi potete ascoltare il nuovo Ep One World qui
Silvia Bilenchi