È domenica, precisamente il 9 luglio nella masseria Mavù, nel cuore della Puglia, e il tempo sembra essersi fermato. Questo luogo rievoca le suggestioni della vita rurale della mia terra.
Ma qui, innovazione e tradizione vanno di pari passo, ed è così che tra i trulli della Valle d’Itria, grazie al Locus Festival, si è esibito uno dei artisti internazionali più innovativi della scena musicale mondiale: Bonobo.
In una splendida notte di plenilunio estivo, l’artista inglese, è salito sul palco del Locus Festival.
In totale lo spettacolo è durato due ore ma, in quel frangente, è stato come se lo spazio ed il tempo si fossero annullati. Non c’era un qui e ora, non si era più a Locorotondo. Il ritmo della musica ha trasportato il pubblico in una dimensione quasi onirica.
Bonobo ci ha condotti verso la migrazione, ci ha portati in viaggio con sé. Un viaggio ipnotico e sensoriale in cui si rasenta lo stato di trance se ci si lascia trasportare altrove dai ritmi ossessivi. La sua musica tocca molte corde dell’anima perché elettronica, jazz, worldbeat, funky, soul, afro, tribale, sono mescolate alla perfezione.
Il valore aggiunto dei live del dj e produttore inglese Simon Green, o meglio Bonobo, è che alle tracce elettroniche sono amalgamati i suoni degli strumenti acustici. Sul palco, infatti, è accompagnato da una band al completo: basso (suonato da lui), batteria (Jack Baker), sezione fiati, pianoforte elettrico (rhodes). Come dimenticare lei, la fantastica cantante Szjerdene, e la sua voce soave.
Bonobo apre questa edizione del Locus Festival 2017 con Migration, brano che dà il nome all’omonimo album. Subito dopo delizia il pubblico con con 7th Sevens, Break Apart, Bambro, e prosegue con Cirrus dall’album The North Borders. Impossibile non farsi prendere dalle percussioni incalzanti di questo brano.
Alterna pezzi ritmati, da ballare, ad alcuni più melodici ed orecchiabili, da ascoltare. Tra questi Prelude- Kiara e Kong, dall’album Black Sands, in cui si è avvolti dai suoni raffinati di tromba trombone e sax, con l’incursione del flauto traverso che regala emozioni indimenticabili al pubblico. L’apoteosi si raggiunge con We Could Forever in cui la sezione dei fiati ha dato il meglio di sé.
Di notevole impatto emotivo anche il set luci che contribuisce a creare la giusta atmosfera rendendo il tutto ancora più coinvolgente ed emozionante.
Il live si chiude con Kerala uno dei pezzi più evocativi dell’album Migration e due encore Pieces e Know you.
I prossimi appuntamementi del Locus Festival:
15 luglio: THE HELIOCENTRICS Danza e musica fra aria e terra. L’arte si eleva, grazie al sostegno di Motoria
22 luglio live di BOKANTÉ
23 luglio live di BENJAMIN CLEMENTINE
per il programma completo Locus Festival