Alessandro Orlandi torna a raccontare con “Saturn’s Children”

Alessandro Orlandi

Dopo ben 10 anni di silenzio Alessandro Orlandi torna a farsi sentire, anzi a raccontare perché dai brani del suo nuovo (doppio) album emerge proprio la volontà di raccontare delle storie che abbiano come fine ultimo “la ricerca dell’essenza” come afferma lo stesso Alessandro Orlandi.

L’ultimo album di Alessandro Orlandi si chiama “Saturn’s children”, con un titolo che vuole riferirsi al mito antico secondo cui il dio del tempo Saturno – Crono per i greci – avrebbe divorato i suoi stessi figli per poi ‘ridarli’ alla luce in un altro momento.

Ciò a cui l’autore vuole alludere è la lunga gestazione che ha interessato i suoi brani (32 in tutto, di cui 16 in italiano e 16 in inglese), rimasti per lungo tempo nel cassetto.

Le storie che il maestro Alessandro Orlandi vuole raccontare sono storie che – come già detto – vanno “alla ricerca dell’essenza” cioè del nucleo fondamentale di ogni storia, tuttavia con queste parole l’autore non ha – opinione di chi scrive – cercato di creare qualcosa di minimalista nel senso di ‘spoglio’ o ‘povero’ ma nel senso di ‘denso’, per l’appunto, ‘essenziale’.

L’essenzialità dei brani di Alessandro Orlandi si vede in brani come Stilla di stelle che racconta con un tono quasi disneyano la fantasia di Alessandro Orlandi, il brano in questione è infatti un esempio perfetto di come è stato svolto l’intero album.

In Stilla di stelle Alessandro Orlandi usa una formazione di strumenti comune ma che gli assicura un suono molto ricco e adatto alla narrazione, a fare da contrappunto allo storytelling di Alessandro Orlandi c’è quello, potento e diretto, delle immagini, nel video promozionale del brano infatti non compare minimamente la figura di Alessandro Orlandi come autore – che si limita a narrare – ma vi sono immagini dallo stile fiabesco in linea col contenuto del brano.

Questa considerazione vale anche gli altri brani, abbiamo ad esempio DREAMKILLER! che, come anticipa l’eloquente titolo, parla proprio di una “assassina di sogni” come emerge dai versi del brano in questione. 

In questo brano Alessandro Orlandi, oltre alla già citata propensione allo storytelling, mostra il suo vero sound, che risulta in una amalgama di rock britannico con una sfumatura anni Sessanta ed una Indie dei nostri giorni, in altre parole il sound di Alessandro Orlandi si caratterizza sia per il tratto, per così dire, autoriale sia per quello più ‘classico’ nel senso di ‘ben conosciuto ai più’.

Non resta che fare un’ultima considerazione e cioè che Alessandro Orlandi ha creato davvero un buon album, un vero parco giochi per chi ama le storie e la (buona) musica e di conseguenza, per chi ama qualcosa che non gli risulti banale o noioso all’ascolto, potete dare un’occhiata ad alcuni brani quiqui.

La presentazione ufficiale dell’album si è tenuta lo scorso novembre al teatro Marconi a Roma con una serata-evento creata ad hoc, l’anteprima c’è stata invece a settembre scorso presso il PAN di Napoli.

Oltre ad essere disponibile in formato fisico, il doppio di disco sarà disponibile da novembre per tutti gli store digitali in italiano, un mese prima invece sarà disponibile su quelli inglesi. Sarà anche possibile ascoltare dal vivo i brani grazie alla band formata allo scopo da Alessandro Orlandi, Laura Zara, Claudio e Massimo Rosari ed Egidio Marchitelli, che ha già promosso il disco in un tour.

 

Antonio Di Meglio

aspirante giornalista, classicista prestato alla musica e ischitano doc

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui