Romanzo di formazione, di ricerca e scoperta, L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio, è un’opera riuscitissima. Murakami Haruki, più che scrivere un romanzo, disegna un cerchio perfettamente compiuto.
Il protagonista del romanzo, Tazaki Tsukuru, è un uomo comune, con tratti verosimilmente affini allo stesso lettore. Un uomo intelligente, senza vizi o manie. Professionista rispettato e appagato, con la passione per il nuoto e per la musica classica, ha in apparenza un solo problema: quello delle relazioni amorose.
Dietro l’incapacità di raggiungere una stabilità amorosa, si cela una profonda insicurezza che nel tempo lo ha indotto a reputarsi “trasparente”, insulso, indifferente.
Tsukuro è incolore a differenza dei suoi amici del liceo. I suoi quattro inseparabili compagni di scuola hanno nel proprio nome, infatti, un riferimento ad un colore. Un colore che, agli occhi del protagonista, diventa metafora di una qualità distintiva delle rispettive personalità. Tazaki, invece, non ha colori: si considera un ragazzo come tanti, senza una connotazione specifica. E, a lungo andare, una persona di cui si può fare a meno.
L’improvvisa e inspiegabile rottura con gli amici di sempre, induce il protagonista a cadere in una profonda depressione dalla quale esce con difficoltà. Dentro di lui la sofferenza della separazione lascia uno strascico con conseguenze permanenti sulla propria autostima.
Tsukuro si muove come un automa, fino a quando qualcosa nella sua vita accade.
Un incontro lo induce a scavare in se stesso, ad andare alla ricerca delle sue fragilità. Inizia pian piano a far luce sul lato più oscuro del suo Io. Prima a tentoni, a piccoli passi, per non rischiare che l’incontro-scontro con le sue paure non lo devasti troppo. Sentendo in lui una spinta alla vita, fino a quel momento sconosciuta, decide di prendere di petto i fantasmi del suo passato.
L’incolore Tazaki Tsukuru inizia così un pellegrinaggio, attraverso varie stazioni. Siamo al punto di non ritorno: è fondamentale toccare il fondo per poter risalire in superficie. Il viaggio verso il basso, verso l’ignoto, negli inferi della propria anima per purgarsi, per perdonarsi, per capirsi. La colonna sonora che accompagna il protagonista diventa metafora essa stessa di un pellegrinaggio laico e introspettivo.
La narrazione di Murakami, sempre leggera e scorrevole, coinvolge il lettore attraverso più piani della storia, in un continuo rimando tra tempo del racconto e flashback, tra memoria e vita. Un piatto perfetto, condito con un filo di suspence che induce chi legge a non perdere nemmeno una parola che scorge nella pagina.
Serena Vissani