Prima di morire, la vittima ha scritto col sangue, tre lettere: LAU. Armand Vandeweil, un ex criminologo, non ha dubbi, quella firma è del Marinaio.
Parigi, stazione della metropolitana di Saint Paul. Arenate sugli scalini che degradano verso il veloce sottosuolo della capitale francese, ci sono sette minuscole barchette di carta. Una flottiglia di cellulosa che un’anonima mano ha prima fabbricato, e poi esposto al dirompente e devastante passaggio di migliaia di piedi che fagocitano quei gradini per arrivare prima possibile all’agognato metrò.
Quell’apparente tenue presenza, che trottanti e ululanti tifosi di calcio (la stazione del metrò è vicina allo stadio del Parco dei Principi) neppure notano, viene, al contrario, osservata da Armand Vandeweil.
Questo è un ex poliziotto che ora stampa un giornale, da lui fondato, e che distribuisce personalmente e gratuitamente, agli ingressi della metro. Quelle sette barchette, fatte con la carta di quotidiani, lo insospettiscono e non poco. Pensare che a lui le barchette di carta sono sempre piaciute, fin da piccolo. Quando aveva imparato, con movimenti rapidi e precisi, un’attività che, con il passare degli anni, si era evoluta, perfezionata, diventando “un’operazione rilassante a cui ricorreva quando i pensieri si aggrovigliavano e la mente sentiva il bisogno di staccare i contatti”.
È questo il singolare incipit di Sette Navi, il nuovo romanzo di Nanni Cristino, edito da Parallelo45, che, quantomeno nel riferimento alle barchette di carta, ricorda e non poco l’inizio di uno dei capolavori della letteratura horror: It di Stephen King.
Nel romanzo dello scrittore americano la fragile barchetta di carta, che corre veloce lungo un fiumiciattolo d’acqua piovana, seguita dal piccolo George Denbrough, intabarrato in un appariscente impermeabile giallo, segnerà il ritorno, nella tranquilla città di Derry, dopo decenni di silenzio, del terribile It.
Qui, invece, le sette barchette marcano, indelebilmente, il riaffacciarsi sulla scena parigina del Marinaio, un efferato serial killer, al quale anni addietro Armand Vandeweil aveva, invano, dato la caccia.
Se la presenza, infatti, delle navicelle sui gradini della stazione di Saint Paul, avevano lasciato perplesso l’ex poliziotto, le stesse, due giorni dopo, nel cabalistico numero di sette e intorno al corpo sgozzato di Cyprien Malou, non lasciano dubbi ad Armand Vandeweil: il Marinaio, come lo avevano ribattezzato i giornali, è tornato, e quella sua terribile e originale firma ne è la drammatica conferma.
Ha così inizio un avvincente e adrenalinico romanzo sullo sfondo di una Parigi sconosciuta, fatta di vicoli bui, sotterranei inaccessibili, clochard che vivono nelle stazioni del metrò, ma anche di baristi che, fra un Gwenaël e l’altro, sono anche dei confessori e di un ex poliziotto che decide di sfidare il suo destino, rimettendosi in gioco.
Armand Vandeweil ha, infatti, un solo, recondito desiderio, catturare finalmente chi ha rappresentato la sua più grande sconfitta professionale. Mettere la parola fine su una storia di qualche anno prima, quando era ancora nei ranghi della polizia, nella sezione della Brigata criminale; e quel killer sgozzò, con un “taglio netto al collo, da un orecchio all’altro”, tre persone, due uomini e una donna.
Un bel romanzo, una prova d’autore per Nanni Cristino, già apprezzato per l’opera teatrale Una bella malinconia dedicata a Nino Rota e per il romanzo d’esordio Gli ultimi abitanti del sottosuolo. Uno scrittore che vive fra la natia Chieri e Parigi, che con una prosa asciutta, degna dei migliori autori di genere, tiene incollato alle pagine il lettore; guidandolo sapientemente negli oscuri meandri di Parigi alla caccia del Marinaio, per scoprire finalmente il suo volto e mettere fine al suo orribile e mortale gioco.
Maurizio Carvigno