Ho letto il libro di Sara Durantini L’evento della scrittura. Sull’autobiografia femminile in Colette, Marguerite Duras, Annie Ernaux per 13 Lab Edizioni con un sentimento di forte sorellanza intellettuale.
Un libro godibile
È sorprendente scoprire, ogni volta che ci si accosta a enunciati di carattere universale nel mondo femminile, come la matrice profonda dell’inconscio collettivo sia in grado di produrre in tempi e situazioni e diverse le stesse rappresentazioni complesse.
La trattazione delle tre scrittrici francesi magistralmente condotta dalla Durantini riconosce due verità fondamentali: la prima è che nella scrittura di genere esiste una specificità riscontrata solo in ambito femminile. La seconda è che, malgrado la militanza, nelle donne il percorso intellettuale e artistico è fortemente legato alla carnalità e alla risoluzione-dissoluzione del trauma attraverso quello che la psicologia fenomenologica chiama Zeiterlebnis, esperienza del tempo vissuto.
Apparentemente quest’ultima potrebbe sembrare una nota negativa ma, in realtà, è nella costituzione stessa del corpo femminile che la donna riesce ad attingere la volontà di potenza che le consente di esperire la realtà attraverso percorsi iniziatici, anche estremi.
L’evento della scrittura è un libro molto godibile, grazie alla competenza stilistica dell’autrice che riesce a trovare il fil rouge nei tratti autobiografici delle tre protagoniste attraverso la genesi del conflitto esistenziale: il rapporto con la madre, il peso ingombrante dell’assenza, l’ingiustizia sociale e la sessualità vissuta come un’esperienza iperbolica ed estetizzante.
Così il Novecento ha lasciato in eredità un patrimonio intellettuale femminile che sembra provenire dal futuro. Se la criticità è madre della creatività, la scrittura come evento messianico non può che rivelarsi in uno spazio di eternità segnato da conflitti, cambiamenti epocali, spazi vitali da occupare.
Inoltre, non a caso le tre protagoniste del saggio narrativo di Sara Durantini sono scrittrici francesi: è doveroso pensare al contributo del siècle des Lumières, quando la donna inizia a comparire al centro del movimento intellettuale.
Tormento psichiatrico, distruzione della morale, desiderio del vuoto e dell’altrove sono tutti sintomi di una vocazione autentica all’umanità, intesa come rapporto simbiotico tra retaggi del passato e pulsioni del presente. Nel mezzo si configura agevolmente l’abitudine alla scrittura come costruzione del tempo presente e medium preferito per stabilire il contatto con il vissuto collettivo.
Scansionare criticamente la produzione di queste tre grandi autrici non è cosa da poco, ancor più elaborato è decifrare il sintomo che accomuna l’imponenza dei loro scritti in chiave culturale.
Perché un’esperienza personale possa elevarsi a imago dominante deve possedere una forza autonoma sganciata dalla soggettività; quella delle protagoniste del libro della Durantini ha inaugurato a pieno titolo il tempo nuovo della scrittura femminile.
Biografia
Nata a San Martino dall’Argine, in provincia di Mantova, nel 1984; vincitrice dell’edizione 2005-2006 del Premio Tondelli per la sezione inediti con il lungo racconto L’odore del fieno, nel 2007 pubblica il primo romanzo, Nel nome del padre, con la casa editrice Fernandel. Tra il 2006 e il 2008 collabora con varie riviste letterarie del circuito parmense. Nel 2008 pubblica un racconto inserito nell’antologia Quello che c’è tra di noi, a cura di Sergio Rotino (Manni Editore), nel 2009 partecipa al Dizionario affettivo della lingua italiana, a cura di Matteo B. Bianchi e Giorgio Vasta (Fandango Libri), nel 2011 pubblica un racconto inserito nell’antologia Orbite vuote (Intermezzi Editore). Nel 2019 partecipa all’edizione aggiornata del Nuovo dizionario affettivo della lingua italiana (Fandango Libri).Nel 2019 partecipa al volume L’unica via è il pensiero (Intermedia Edizioni) a cura del professore Hervé A. Cavallera con un contributo filosofico sul significato di architettura per Massimo Bontempelli.Nel 2019 partecipa a Più Libri più liberi, la Fiera Nazionale della piccola e media editoria, ospite di Arena Robinson, l’inserto culturale di Repubblica, come blogger letteraria raccontando il percorso di studi e le collaborazioni in relazione alla personale attività di blogging degli ultimi dieci anni. Dalla fine del 2019 fa parte dello staff di Umbria Green Festival. E’ direttore editoriale di Umbria Green Magazine. Da oltre dieci anni collabora scrive articoli per riviste letterarie cartacee e online. Nel 2021 pubblica L’evento della scrittura. Sull’autobiografia in Colette, Marguerite Duras, Annie Ernaux per la casa editrice milanese 13lab.
Antonella Rizzo