Quando, l’ultimo romanzo di Walter Veltroni. Un puzzle fra passato e futuro

“Mi viene da piangere. Giovanni. Se Berlinguer muore, finisce tutto.”

E forse, davvero, finì tutto quel 13 giugno 1984, per Giovanni e forse anche per l’Italia.

Roma, 1984.

Giovanni, in quel lembo di primavera che si è travestiva già d’estate, è coinvolto in un terribile incidente il giorno dei funerali di Berlinguer, in una piazza San Giovanni gremita all’inverosimile, come avrebbe detto Sandro Ciotti, per salutare quel dolce Enrico, un uomo che, a prescindere delle convinzioni politiche, chiunque davvero stimava. Un colpo improvviso alla testa, il corpo di Giovanni che cade in terra e poi una sirena che fende il silenzio composto di una comunità attonita e poi solo un lungo, fatale sonno.

Giovanni entra in coma, allo stesso modo del suo amato Enrico Berlinguer, ma, al contrario del segretario del PCI, un uomo con un sorriso tenerissimo, Giovanni non muore, semplicemente si addormenta, portandosi in quel lungo sonno senza più sogni, le sue più intime speranze.

Roma, 2017.

Un uomo sta ritornando da trent’anni di coma, di silenzio. I parametri fisici, monitorati dai sensori sparsi sul corpo, indicano che tutte le funzioni vitali sono in ordine. Ma cos’è del suo cervello? Cosa ha lasciato in lui il buio nel quale è stato immerso per più di diecimila giorni? Da una stanza del “reparto dei lungodegenti, di solito il più silenzioso dell’ospedale” un inno, gridato con inusitata forza, rompe la placida monotonia quotidiana. Giovanni, quel ragazzo che sperava in Berlinguer e nella sua sorridente onestà, si è svegliato. Non è più un ragazzo, è un uomo senza presente, con un passato sfocato e un futuro fatto tutto da carte da decifrare.

Quando di Walter Veltroni

Così ha inizio Quando l’ultimo, bellissimo romanzo di un grande scrittore, di un narratore di storie come Walter Veltroni, edito da Rizzoli.

Quando è un romanzo ma, al tempo stesso, un avvincente percorso lungo l’ultimo trentennio di storia patria che riviviamo attraverso Giovanni e il suo rimpossessarsi di sé e della sua vita, in una nuova nascita, in cui, questo “neonato adulto” si affaccia a un’esistenza, senza risposte con mille, infinite domande.

Quando è un libro di memoria e di riflessione, è passato, in cui è dolce naufragare, specie per chi quegli anni li ha vissuti, ma anche presente e per certi aspetti futuro. Uno dei libri più belli di Veltroni, in cui emerge chiaramente l’amore per il ricordo, per la politica, quella vera con la P maiuscola e per l’analisi storica di decenni fondamentali della nostra confusa e affannosa storia e, ovviamente, l’amore per Enrico Berlinguer, (a cui l’ex sindaco di Roma aveva già dedicato prima un documentario e poi un libro). Ma è anche un romanzo sociologico che affronta alcuni dei cambiamenti epocali di quest’ultimo trentennio, fatti che per chi li vive sembrano normali, scontati ma che un domani saranno ricordati come fra i momenti più decisivi nella storia dell’uomo.

Quando trascina per la sua forza evocativa, per la vicenda personale di un ragazzo addormentatosi il giorno dei funerali di Berlinguer e risvegliatosi trent’anni dopo, alla ricerca di sé, dei suoi amori, di una vita in cui non si conosce più, spazzata via dal tornado del progresso, dal vento impetuoso della tecnologia, dalla corrente prorompente delle novità, in cui, però, rimangono fermi alcuni ideali che sfidano, nonostante, tutto, il tempo della storia.

In Quando, al contrario del bellissimo Goodbye Lenin, non si finge un passato travolto dalla storia, ma si affronta un presente difficile da accettare, fatto di piccoli e grandi cambiamenti che hanno rivoluzionato il  modo di vivere dell’uomo, tutte tessere di un nuovo e avvincente puzzle che inesorabilmente si ricompone.

Maurizio Carvigno

Nato l'8 aprile del 1974 a Roma, ha conseguito la maturità classica nel 1992 e la laurea in Lettere Moderne nel 1998 presso l'Università "La Sapienza" di Roma con 110 e lode. Ha collaborato con alcuni giornali locali e siti. Collabora con il sito www.passaggilenti.com

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