Un saggio alla scoperta del bosco degli uomini di Filippo Ferrantini, un affascinante viaggio tra botanica e antropologia
Dimmi che albero ti piace e ti dirò chi sei: è un gioco affascinante, silenzioso, quello che ci propone “Non siamo che alberi“, di Filippo Ferrantini, edito da Effequ. Un viaggio straordinario tra rami e radici, in un bosco popolato da alberi che ci vengono descritti come uomini. Con il loro carattere, i punti di forza e di debolezza, la loro ruvidezza e la loro dolcezza.
Gli alberi non son tutti della solita razza, né della solita indole – come la gente, del resto.
Ogni albero ha la sua storia: c’è l’olmo, triste e orgoglioso. Poi c’è l’ontano, una pianta pratica, senza fronzoli. O il pino, che già da lontano “si capisce che non è un tipo affabile“. Il bosco si anima grazie alle parole di Filippo Ferrantini, che ci racconta una serie di storie semplici e grandiose, usando una lingua antica, arcaica. Storie belle, di uomini e di boschi, di solitudine e riscatto, belle da ascoltare. O magari da leggere e poi ritrovare in una passeggiata nel bosco.
In effetti queste storie sono nate proprio per essere narrate: i testi sono infatti il risultato di un progetto didattico di educazione ambientale che si è svolto all’interno dell’area naturale protetta della Tenuta di Borbone.
Filippo Ferrantini ha lavorato con Elisa Bresciani e questo è un altra particolarità di questo libro. Elisa Bresciani è una fotografa che ha creato delle foto a tema interpretando quegli alberi raccontati nel libro.
Queste foto, bellissime, non sono all’interno del libro, ma in una busta, allegate. Possono essere assaporate, usate come segnalibro, appese alle pareti. Per portare sempre con sé un po’ di bosco. E scoprire quale albero siamo. Io mi sento un ontano, ma non ditelo in giro.
Silvia Gambi