“Le escluse” è un romanzo di Jeanne Benameur pubblicato in lingua italiana da Ortica Edizioni nel 2016.
“Les Demeurées”, tradotto “Le escluse”, letteralmente significa “le ritardate”: ed è quest’ultimo termine, affiancato ad “ebeti”, che costella il breve e forte libro di Jeanne Benameur.
L’esclusione, per volontà propria e decisione altrui, da conseguenza della limitata attività di elaborazione intellettiva, diventa anche causa di ritardo, in una spirale morbosa che avvolge due creature, madre e figlia.
La Varienne è una donna che si muove nell’ombra e nel torpore. Ripete quotidianamente gesti meccanici, muovendovi fra oggetti conosciuti e rinnegando l’esistenza di tutto ciò che è estraneo, confinato nel mondo incomprensibile dell’altrove.
Altrove sono gli altri, i normodotati.
Altrove sono gli oggetti non lisi dal tocco delle proprie mani.
Altrove sono le parole e i suoni.
Nella vita de La Varienne l’orologio è ritardato: le lancette ferme da sempre in un non-tempo. Eppure, fra le urla delle contrazioni, questa creatura crepuscolare pronuncia un solo nome, Luce, con il quale chiamerà la propria bambina, destinata a crescere esclusa dall’altrove, perenne feto di una madre cannibale.
Al compimento del sesto anno, la piccola, tuttavia, deve, per legge, frequentare la scuola elementare: il mondo buio crolla davanti alla luce della vita e della storia e la piccola diventa polvere, maceria, gesso. Diventa materiale di scarto e sceglie di non esistere e di incunearsi in una crepa del muro dell’aula, affinché possa non apprendere e continuare a nutrire del proprio ritardo coatto il bisogno viscerale di simbiosi della madre.
Una madre, la protagonista, che soffoca anche fisicamente, con la sua mole imponente, con la sua pelle che si schiaccia sul viso della figlia, a ucciderne pensieri e parole, ad abortirne l’intelligenza, quest’ultima temibile emissaria e spia dell’altrove.
La maestra Solange, la figura più amabile e capace di suscitare empatia di tutto il romanzo, è una donna che non si arrende, che crede nella propria professione-missione e che cerca luce in Luce, perché sa vedere, anche nell’oscurità, la fiamma fioca della conoscenza da cui nasce il falò della libertà.
Il nome Solange significa solenne ed è di origine latina. Ma, se lo scomponiamo, potremo supporre un “soleil” e “ange”, ossia un angelo del sole, che scalda e illumina la vita di due donne che conoscono il mero tepore di una stufa e del reciproco abbraccio.
L’epilogo è di struggente e disperata bellezza. Le parole vincono, si incastrano fra le trame della storia, si intrecciano fra i colori, diventano ricamo, tessuto, TESTO.
Consiglio la lettura del romanzo in lingua originale. Jeanne Benameur è una scrittrice italo-tunisina che si esprime non nella propria lingua madre, bensì in francese, attraverso frasi brevi e paratattiche, con lemmi che evocano immagini e emozioni attraverso il suono stesso che diventa melodia, canto antico e urlo animalesco. È nenia di madri che cullano i propri cuccioli per non doverli svezzare, ancora.
Emma Fenu