Il 14 luglio ricorre l’anniversario di un evento che ha stravolto la storia europea.
Nel 1789 fu espugnata la Bastiglia ed ebbe così inizio (almeno canonicamente) la Rivoluzione francese. Da quel momento, la società occidentale non è stata più la stessa. Gli ideali democratici, per quanto imperfetti, travisati e applicati arbitrariamente solo ad alcune categorie della popolazione, hanno iniziato a impossessarsi della politica e della vita civile. Sono crollati gli assoluti, le cristallizzazioni, l’immobilità e si è lasciato spazio al movimento, al cambiamento, al dubbio e a tutte le loro conseguenze.
Se il 14 luglio 1989 non fosse avvenuto, chissà che cosa sarebbe successo alla nostra Europa. Eppure per me questa data è da sempre associata a un altro ricordo: l’ultimo episodio dell’anime Lady Oscar (il cui titolo è proprio 14 luglio 1789). Poco più di 20 minuti per raccontare il dramma della rivoluzione e la morte di un’eroina che ha accompagnato l’infanzia di bambini e bambine dal 1979 all’inizio degli anni Duemila.
Come la maggior parte degli anime che arrivano in tv e sulle piattaforme streaming, anche Lady Oscar è tratto da un manga, uno shōjo, ideato e disegnato da Riyoko Ikeda nel 1972. La versione da leggere (oggi pubblicata da Edizioni BD – J-Pop) è sicuramente meno nota di quella visiva, ma non c’è dubbio sul fatto che la storia di Oscar sia nota a tanti/e e che abbia appassionato nel tempo intere generazioni. Già questo basta a renderlo un grande classico tra i manga e anime da leggere/vedere almeno una volta nella vita.
La trama di Lady Oscar
La giovane Oscar, nonostante sia nata donna, viene cresciuta come un maschio per volontà del padre che, non essendo riuscito ad avere un figlio ed essendo rimasto impressionato dal pianto della neonata, decise di renderla un soldato coraggioso e forte. A soli 14 anni, Oscar viene nominata capitano delle Guardie Reali e le viene assegnato il compito di proteggere la delfina di Francia, Maria Antonietta. Tra le due donne nasce un rapporto di reciproca stima e di amicizia che va avanti negli anni e che si incrinerà a causa di due motivi: l’amore che entrambe nutrono per il conte di Fersen (il quale ricambia il sentimento della regina e considera Oscar “il suo migliore amico”) e la situazione disperata in cui versa la popolazione francese.
Se il dramma d’amore sarà superato da Oscar con un nuovo innamoramento (verso André, l’attendente con cui ha vissuto sin da bambina), sarà per lei impossibile appoggiare la dura linea repressiva adottata dalla regina nei confronti del popolo in rivolta. Oscar, nata in una famiglia nobile, negli anni si rende conto dei privilegi di cui ha goduto e arriva a ritenerli ingiusti. Più volte nel corso della vita le capiterà di assistere a situazioni drammatiche causate dalla miseria e ciò la spingerà ad abbandonare il suo titolo e ad abbracciare gli ideali rivoluzionari. Sarà proprio lei a guidare i suoi uomini nella presa della Bastiglia, perdendo la vita nell’impresa.
Manga e anime: due linguaggi per una storia
La storia del manga e dell’anime si svolgono nello stesso arco di tempo (dal 1755, anno di nascita di Oscar e di Maria Antonietta, al 1793) e gli episodi raccontanti sono pressoché gli stessi, ma ci sono delle differenze importanti.
Innanzitutto, il titolo del manga è Berusaiyu no bara, che si può rendere in traduzione con Le Rose di Versailles. Si fa riferimento ai tre protagonisti della storia che sarebbero Oscar, la regina e Fersen. L’anime, invece, si concentra soprattutto sulla vicenda della giovane che si veste da uomo, approfondendone psicologia e pensieri soprattutto nella parte iniziale.
In entrambi i prodotti, la storia inventata di Oscar s’intreccia a quella reale di personaggi storici realmente esistiti. Molte delle vicende che vediamo disegnate da Ikeda e animate dallo studio Tokyo Movie Shinsha sono accadute davvero. Come nei migliori romanzi storici, anche in questo manga la finzione si mescola perfettamente alla verità restituendoci una panoramica semplice ma accurata degli anni che hanno fatto da sfondo alla Rivoluzione francese. Chiunque abbia il desiderio di sapere qualcosa in più su questo evento e di capire il carattere dei principali protagonisti e voglia farlo in leggerezza, dovrebbe prendere tra le mani un volume di Ikeda. D’altra parte, la mangaka è sempre stata affascinata dalla figura della tragica regina e l’ha studiata approfonditamente. Se si guardano dei film biografici come Maria Antonietta di Sofia Coppola o documentari riguardanti la figura della donna (come quello realizzato da Alberto Angela in Ulisse: il piacere della scoperta), non sarà difficile ritrovare nomi e situazioni già presentate nel manga o nell’anime.
Quello che cambia tra carta e animazione è il tono. Nell’anime non c’è traccia di umorismo. La tragedia è sostenuta da fermi immagine che ricordano quadri del passato, da una colonna sonora seria e malinconica e da dialoghi di un certo spessore. Il manga, invece, offre dei disegni realizzati in maniera più comica che spezzano il dramma e donano leggerezza alla storia. Questi momenti furono imposti a Ikeda per uniformarsi al genere. Lo shōjo, infatti, negli anni Settanta essendo una lettura per ragazze richiedeva uno stile di disegno quasi infantile. Ikeda fu molto scaltra nel non lasciar intuire al suo editore quale piega avrebbe preso la storia prima che il manga ottenesse un discreto successo. Lo presentò come un racconto dell’infanzia e dell’adolescenza di Maria Antonietta.
Avendo sia letto il manga che visto l’anime, non saprei scegliere tra i due. Ci sono dei momenti dell’anime che ho amato profondamente e di cui ho sentito la mancanza leggendo, mentre altri aspetti sono stati sviluppati in maniera decisamente più approfondita nella versione televisiva. In entrambi i casi, si tratta di prodotti di altissimo livello, coerenti e ben disegnati.
Le protagoniste: Oscar
Oscar è una donna che si comporta come un uomo. Già solo per questo offre un modello alternativo di femminilità rispetto a quello tradizionalmente assegnato al genere. Il destino di Oscar non la vede moglie e madre, ma la vede una combattente. Certo, è una condizione che non sceglie consapevolmente, ma che si ritrova a vivere per l’educazione impostale dal padre. Tuttavia, ricoprendo un ruolo maschile, Oscar riesce a conquistare anche una certa autonomia e indipendenza che la portano a compiere delle scelte coraggiose che provocano una netta separazione tra lei, la sua famiglia e la classe sociale a cui appartiene. Tant’è che nel momento in cui il generale Jarjayes vorrebbe spingerla a trovarsi un marito e abbandonare la divisa, Oscar rifiuta e sfida l’autorità paterna presentandosi al ballo in suo onore vestita da uomo. In questo modo, Oscar è in grado di affermare se stessa e i suoi ideali arrivando ad amare chi desidera e a sacrificare la sua vita per la sua patria.
In diverse occasioni la protagonista è tormentata perché non sa in quale genere identificarsi (oggi si potrebbe azzardare e parlare di genderfluid ma è chiaro che il personaggio andrebbe sviluppato in tutt’altra maniera). Non sa se essere uomo o donna. Nell’anime questo dilemma è presente sin dalla prima puntata mentre nel manga emerge solo nel momento in cui la ragazza si scopre innamorata di Fersen.
Ritroviamo un classico accostamento tra femminile e amore. È la situazione romantica a risvegliare il “cuore di donna” di Oscar e a portarla verso la sua natura femminile. Una natura che nell’anime acquista dei tratti di passività e di sottomissione che per la sensibilità odierna potrebbero essere un po’ difficili da mandare giù. Oscar, infatti, dichiara di voler seguire André qualsiasi sia la sua decisione e di rimettersi completamente al suo giudizio. Nel manga, invece, è lei a decidere di tradire la nobiltà per unirsi ai ribelli. Quest’ultima rappresentazione rende maggiore giustizia alla storia della protagonista per come l’abbiamo vista raccontata.
Oscar è un personaggio interessante da diversi punti di vista. È sicuramente figlia del tempo in cui fu scritta ma ha un carattere moderno che la rende affascinante anche dopo mezzo secolo.
… e Maria Antonietta
A differenza di Oscar, frutto dell’immaginazione dell’autrice, Maria Antonietta è una figura storica la cui vita è ampiamente documentata. La ricostruzione della persona che c’era dietro agli eventi noti è stata tentata più e più volte. Ikeda ha sicuramente il merito di averci restituito un carattere realistico e facilmente comprensibile.
Maria Antonietta era una ragazza di 14 anni chiamata a interpretare un ruolo. Un ruolo di grande responsabilità di cui lei non riuscì a capire la gravità, pur avvertendone il peso. A lei si chiese quello che a molti regnanti è stato chiesto (e che la serie tv The crown racconta ottimamente a proposito di Elisabetta II): rinunciare alla loro identità per diventare un simbolo. E dato che fino alla Rivoluzione francese il potere dei sovrani era assoluto e incontestabile, a lei si chiedeva anche di prevedere l’esito a lungo termine delle proprie decisioni. Bisognava essere preparati a un compito simile, ma soprattutto bisognava esservi predisposti. Maria Antonietta non lo fu. Era giovane e infelice e cercò di fuggire il dolore nella spensieratezza. Quando si rese conto dei suoi errori, non ebbe modo di porvi rimedio.
L’odio nei suoi confronti fu davvero spietato. Divenne il capro espiatorio di tutti i mali della Francia. Su di lei vennero inventate calunnie pesanti (l’accusa di molestia nei confronti del figlio più piccolo al suo processo) e non ebbe mai alcun tipo di clemenza, tanto che la sua condanna a morte fu decretata all’unanimità (invece per il re la votazione fu di 361 a 360).
Ikeda ci racconta l’ingenuità, la bellezza, la dignità, la confusione e il dolore di Maria Antonietta rendendola umana e restituendole la comprensione che le è mancata nei tumultuosi anni della sua vita.
I disegni del manga
I disegni di Ikeda esaltano la fisicità dei personaggi. Le tavole sono spesso occupate dai primi piani dei personaggi a cui viene data particolare attenzione per rappresentare emozioni e sensazioni. Gli occhi, soprattutto, sono disegnati in maniera molto dettagliata. I protagonisti sono tutti molto belli a livello estetico (caratteristica comune a molti manga). Le linee del viso sono definite ed eleganti. La base è talmente simile che si potrebbero quasi confondere i personaggi se non fosse per i capelli. La maggior parte dei corpi sono tutti allungati e snelli.
Le ambientazioni sono presenti nelle tavole solo quando strettamente necessario e non sono particolarmente dettagliate a differenza dei vestiti che restituiscono un’idea precisa della moda del tempo. Tra le pagine del manga non è difficile trovare delle figure che occupano tutta la pagina e che catturano l’attenzione di chi legge su una particolare emozione, centrale nella situazione. Non mancano disegni che rappresentano in chiave simbolica i pensieri e le emozioni dei personaggi. Ikeda si lascia ispirare dalle immagini degli dei e degli eroi greci oppure mette a nudo i protagonisti nel tentativo di rappresentare la loro anima e la loro natura più intima.
È un manga molto chiaro, in generale, nonostante la trama. Le situazioni di tensione sono rese tramite sfondi astratti, macchie ramificate e occhi bianchi privi di dettagli. Non sempre si ricorre all’uso del nero. Le tonalità scure diventano più presenti negli ultimi volumi.
Alcuni episodi si sviluppano in maniera molto veloce. La rappresentazione dei primi piani compromette alle volte la comprensione di quanto succede poiché ai movimenti e alle azioni è assegnato poco spazio. L’effetto visivo generale è, però, molto gradevole e ha costituito un’ottima base per l’animazione che ne è stata tratta.
Un classico da non perdere
Il 21 maggio del 2022 i fan di lunga data hanno festeggiato il 50esimo anniversario della prima pubblicazione, avvenuta in Giappone sulla rivista Margaret. La celebrazione può apparire solo roba da nerd, ma in realtà ricorda una svolta fondamentale nel mondo della scrittura del manga.
Lady Oscar è stato uno dei titoli che ha contribuito a rendere questi prodotti “una cosa seria”, soprattutto gli shōjo, prima trattati come testi superficiali per ragazzine. Non semplici fumetti per chi non aveva voglia di leggere testi impegnati, ma tavole realizzate in maniera più libera con disegni simbolici e storie complesse. Ikeda è stata tra le prime autrici femminili di manga shōgo e ha contribuito a rivoluzionare il modo di pensare i racconti e di rappresentarli. Grazie al suo lavoro, a quello di Moto Hagio e di Keiko Takemiya, il linguaggio visivo dei manga per il pubblico femminile ha compiuto un salto di qualità notevole.
La protagonista di Ikeda solleva tantissime riflessioni su che cosa significhi essere donna e quali siano le conseguenze del vestire i panni di un uomo. Le situazioni descritte dettagliatamente permettono di familiarizzare con i nomi della nostra storia aiutando nella comprensione di dinamiche e del rapporto causa/conseguenza.
Insomma, ribadisco che la lettura del manga o la visione dell’anime devono essere fatte almeno una volta nella vita. Proprio come per i grandi classici della letteratura.
Dove vedere l’anime e dove recuperare il manga
È possibile acquistare il manga di Le rose di Versailles in qualsiasi libreria, fumetteria o piattaforma online. Il primo episodio dell’anime, invece, può essere visionato su Amazon Prime Video. Per gli altri, è necessario sottoscrivere un ulteriore abbonamento con Anime Generation.
Mentre vi decidete, vi lascio la celeberrima sigla da ascoltare!
Federica Crisci
La celeberrima sigla è quella de I Cavalieri del Re,non questa!!!
È vero! Sono entrambe molto note e avrei dovuto inserirle entrambe 😉
Vero, ho ancora in mente: oh lady lady lady oscar, tutti fanno festa quando passi tu
Complimenti per questo articolo, come fan storica di Lady Oscar non posso che apprezzarlo.
Però Oscar non è sottomessa ad André nel finale, ha trovato la sua anima gemella, anzi l’ha sempre avuta accanto, e come un’unica anima scelgono insieme la loro vita. La storia d’amore tra Oscar e André è la più bella di sempre.