Istantanee di Claudio Magris
(…) la grande estate accende e sfuma tutte le tinte della gloria e della nostalgia, il miele e l’oro della luce, l’indaco e il turchese dell’acqua, il carnoso rosa e rosso degli oleandri, il nero della notte così nero da sembrare blu. Perché dimenticare, anziché trattenere questi colori senza età, che per un attimo fanno sembrare immortali?
Claudio Magris, acclamato accademico e autore di romanzi di successo quali “Danubio” e “Microcosmi”, ci regala un nuovo libro, stavolta per i tipi de La Nave di Teseo, la giovane casa editrice fondata nel 2015.
In esergo al libro è citata la definizione di “Istantanea” di S. Battaglia nel Grande dizionario della lingua italiana: eseguita con tempo di esposizione molto breve senza l’impiego di un sostegno. Il libro si configura quindi come una raccolta di istantanee (48 in tutto), cioè piccoli riquadri fugaci fissati estemporaneamente dallo sguardo e dalla penna dell’autore.
L’ordine è cronologico (dal 1999 al 2016); l’ambientazione non segue un ordine geografico, ma spazia dalle regioni artiche (Canada, Norvegia) a quelle orientali (Turchia, India) avendo come centro ideale quella Mittel-Europa tanto cara a Magris.
Cosa ritraggono queste istantanee? Di tutto.
Con grande varietà, si muovono tra esperienze quotidiane più o meno ordinarie ed esperienze singolarissime: il piccione morto per strada nella prima istantanea (La colomba e l’aquila bicipite), dei ragazzi che passano e chiedono all’autore come sta (Tutto bene), una signora che entra in una galleria d’arte a New York e fraintende il significato di alcuni panni neri (Nella galleria di Castelli), la storia di Koo-tuck-tuck, una giovane Inuit sordomuta del Nonavut (Il luogo dove il cuore fa silenzio), la tomba di un tale Jens Keilon, rimasto in vita per un solo giorno (La pietra di Jens).
Quale che sia il soggetto, è sempre il punto di partenza di una riflessione più generale.
Ci si immerge in un intreccio di storia e letteratura, presente e passato, ordinario e straordinario.
Dalla terrazza si vede tutta la città, le sue luci nel nero vinoso della notte, dolci linee curve di cupole e colline nel grembo dell’oscurità. Lo small talk, ai tavoli imbanditi come si deve a una cena di tutto rispetto, si perde fra il rumore dei bicchieri e delle posate, fluisce in un brusio indistinto; le parole e le voci sono interscambiabili, di tutti e di nessuno, storie accadute a chi è seduto accanto ma che potrebbero benissimo essere successe al commensale di fronte, mormorio che dilegua come un piacevole e indifferente stormire.
L’autore non è un fotografo imparziale, per così dire. Intellettualismo, moralismo e un certo distacco trapelano sempre dalle istantanee, ma mai in modo sgradevole e altezzoso, conferendo profondità agli scatti.
Le istantanee tuttavia rimangono scorrevoli e si ha l’impressione di sfogliare un album anziché di leggere un libro, anche se le fotografie sono così belle che il lettore ha voglia soffermarvisi a lungo. Se questo era il progetto dell’autore, allora si può dire che è stato “sviluppato” magnificamente.
Istantanee, Claudio Magris, La Nave di Teseo, pp.178, ottobre 2016.
Davide Massimo