Coraggio e ingegno sono le armi a disposizione dell’uomo, in ogni luogo e in ogni tempo. E la vita può riservare sorprese inaspettate: sedere accanto ad uno degli imperatori più potenti di Roma, essere osannati dalla Roma Imperiale.
L’impero d’acciaio – Il fiume si divide è il romanzo d’esordio del vicentino Claudio Bolle, il primo di una saga in bilico tra storico e avventura, destinata a far parlare di sé. Degna dei migliori Urania, da Clifford D. Simak a Roger Zelazny, fino a Ray Bradbury, la vicenda narrata fonde nozioni storiche e immaginazione, realismo e scienza che catapultano i personaggi, e il lettore, 2000 anni prima.
Tre ingegneri e un’insegnante, accompagnati da tre soldati americani della Seconda Guerra Mondiale, uniti da un’inspiegabile fenomeno astrale, vivranno esperienze indimenticabili all’interno dei confini dell’antico Impero Romano.
Cosa accadrebbe se un evento straordinario portasse delle persone normalissime ma piene di risorse dalla nostra epoca a quella della Roma di Tiberio? Certamente la storia cambierebbe, quanto e come starà ai personaggi di questo romanzo, il primo di una trilogia, provarlo. La storia è fedelmente ambientata nella Roma Imperiale, dove i protagonisti dovranno fare i conti con una realtà totalmente diversa, eventi inaspettati, amori che nascono e nuove amicizie. Decideranno di limitarsi a sopravvivere o diverranno motore di un futuro migliore? Saranno accolti con diffidenza o accettati e benvoluti? Al lettore scoprirlo e conoscere dei personaggi a volte divertenti, spesso trasgressivi, ma sempre assolutamente determinati. Persone comuni, con le loro piccole manie, nelle quali ci si potrà riconoscere.
«Sono sempre stato appassionato di storia e di fantascienza e ho sempre avuto una fervida fantasia – spiega Bolle – Erano anni che immaginavo come sarebbe potuto essere l’impatto dell’arrivo di una persona colta dei giorni nostri nella Roma Imperiale. Ci pensavo talmente che ho deciso di provare a scrivere una storia. Trovato il giusto periodo e i giusti personaggi, dal mio punto di vista, ovviamente, ho cominciato a scrivere quelle che pensavo sarebbero state cinquanta pagine. Tre settimane dopo ne avevo scritte duecento e l’avventura non era quasi cominciata, intanto andavo avanti. A poco meno di quattrocento pagine ho deciso di fare un secondo libro.»
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Redazione Culturamente