Il giorno della memoria: l’orrore della Storia e il potere salvifico del racconto

giorno della memoria libri

Da questo mese CulturaMente apre le porte a Cultura al Femminile per arricchire la sezione letteraria con recensioni e approfondimenti.

In occasione del Giorno della Memoria, ricorrenza internazionale che ogni 27 gennaio ricorda le vittime dell’Olocausto, abbiamo selezionato cinque libri sul tema della Shoah recensiti dallo staff di CAF.

cultura al femminile1) “L’amore mio non può” di Lia Levi (Edizioni e/o, 2006)

“L’amore mio non può” era una canzone molto popolare all’epoca in cui si svolgono gli avvenimenti del romanzo. È il 1939. Un uomo vola giù dal muraglione del Pincio, a Roma. Non ha retto lo shock di aver perduto il posto di lavoro a causa delle leggi razziali dell’anno prima. Ha lasciato un biglietto in cui chiede alla giovane moglie di salvare la loro bambina. Salvarla sì, ma come? Elisa non possiede denaro e, anche se diplomata maestra, non lavora e la sua famiglia non è in grado di aiutarla. Passando per esperienze diverse e difficili, compresa una violenza sessuale, Elisa finirà per accettare il posto di cameriera in una famiglia di ebrei ricchi. Ma la comune appartenenza religiosa non la preserverà da una serie di episodi umilianti.

Recensione di Anna Maria Brattoli:

http://www.culturalfemminile.com/2018/01/27/lamore-mio-non-puo-di-lia-levi/


2) “Si sente?” di Paolo Nori (Marcos y Marcos, 2014)

Per noi, la storia, la storia a noi contemporanea, noi è come se abitassimo tutti in un appartamento al settimo piano che dà su uno snodo ferroviario ma ci abitiamo da tanto di quel tempo che se ci chiedono “Ti dà fastidio, il rumore dei treni?” ci vien da rispondere “Il rumore dei treni? Che rumore? Che treni?” Questo non vuol dire che i treni non facciano rumore. E non vuol dire che a concentrarsi, a tendere l’orecchio, come si dice, non si senta, quel rumore, il rumore che il treno della storia fa in questo preciso momento che noi siamo qui.

Recensione di Lina Mazzotti:

http://www.culturalfemminile.com/2018/01/27/si-sente-di-paolo-nori/


3) “Per questo ho vissuto” di Sami Modiano (Rizzoli, 2013)

“Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo.” Come tanti sopravvissuti all’Olocausto, per molti anni Sami Modiano è rimasto in silenzio. In che modo dare voce al dolore di un’adolescenza bruciata, di una famiglia dissolta, di un’intera comunità spazzata via? Nato nella Rodi degli anni Trenta, un’isola nella quale ebrei, cristiani e musulmani convivono pacificamente da secoli, Sami non conosce la lingua dell’odio e della discriminazione. Ma quando le leggi razziali colpiscono la sua terra, all’improvviso si ritrova bollato come “diverso”. E a tredici anni, nell’inferno di Auschwitz-Birkenau, vedrà morire familiari e amici fino a rimanere solo al mondo a lottare per la sopravvivenza. Al miracolo che lo porta fuori dal campo non seguono tempi facili: Sami si ritrova in prima linea con l’esercito sovietico ed è poi costretto a fuggire a piedi attraverso mezza Europa per poi giungere in un’Italia messa in ginocchio dalla guerra. Dopo due anni di lavoretti malsicuri e pessimi alloggi, ma rallegrati dagli amici e dalla scoperta dell’amore, appena diciassettenne Sami sceglie di nuovo di andarsene, questa volta in Congo belga. Qui gli arriderà il successo professionale ma lo attendono nuovi pericoli, allo scoppio della guerra civile. La storia di Sami Modiano è una trama intessuta di addii e partenze alle quali lui ha sempre opposto la determinazione a riappropriarsi delle sue radici.

Recensione di Paola Caramadre

http://www.culturalfemminile.com/2018/01/26/per-questo-ho-vissuto-di-sami-modiano/


4) “Deviazione” di Luce D’Eramo (Feltrinelli, 2012)

Lucia è una giovane donna di origini borghesi, figlia di un sottosegretario della Repubblica di Salò, che è vissuta in Francia e ha alimentato, attraverso la lontananza, i miti del fascismo dentro i quali è cresciuta.

Non solo, ora è convinta che fra le menzogne sul nazifascismo ci siano anche le crudeltà dei campi di lavoro.

Decide di verificare in prima persona e si reca, come volontaria, nei Lager, sicura di poter smentire quelle che ritiene calunnie sulle modalità di trattamento dei “lavoratori” da parte del grande Reich di Hitler.

È allora che comincia una discesa agli inferi, complessa, violenta, che legge l’orrore, lo assume in sé e sembra addirittura “scontarlo”.

Luce d’Eramo ripercorre con Lucia un tracciato di formazione che è stato il suo, un tracciato che tuttora, soprattutto ora (accecati da ogni sorta di revisionismo), suona come avventura della coscienza, testimonianza e grido di allarme. Deviazione è una storia che guarda in faccia il Male e l’orrore, e che disegna, attraverso una struttura e una lingua saldamente governate, un destino non ancora concluso, tutto ancora confitto nella violenza liberatoria di ogni possibile “deviazione”.

Con una introduzione di Nadia Fusini.

Recensione di Mirella Morelli:

http://www.culturalfemminile.com/2018/01/25/deviazione-di-luce-deramo/


5) “Lasciami andare, madre” di Helga Schneider (Adelphi, 2001)

“Dopo ventisette anni oggi ti rivedo, madre, e mi domando se nel frattempo tu abbia capito quanto male hai fatto ai tuoi figli”. In una stanza d’albergo di Vienna, alle sei di un piovoso mattino, Helga Schneider ricorda quella madre che nel 1943 ha abbandonato due bambini per seguire la sua vocazione e adempiere quella che considerava la sua missione: essere a tempo pieno una SS e lavorare nei campi di concentramento del Führer.

Recensione di Emma Fenu:

http://www.culturalfemminile.com/2018/01/19/lasciami-andare-madre-helga-schneider/

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