Cosa c’entrerebbe ora Francesco Guicciardini con la didattica a distanza?
Il Coronavirus ha drasticamente condizionato le nostre vite e la nostra socialità. Tutto quello che consideravamo “normale” è stato messo da parte, lasciando tanto spazio alle riflessioni. In un disperato momento di noia, sono andata a riprendermi i Ricordi di Francesco Guicciardini e non potevo credere ai miei occhi!
Quello che ho trovato tra quelle pagine è stato così illuminante che ho pensato di raccontarlo un po’ a tutti quei ragazzi delle classi terze e quarte che prima o poi hanno a che fare qualcosa con questo autore fiorentino.
Francesco Guicciardini: I Ricordi
Subito dopo l’opera principe del Guicciardini, le Storie d’Italia, si collocano i Ricordi, una raccolta di pensieri, frammenti che, come i migliori manuali di letteratura ricordano, derivano dall’antica tradizione delle scritture mercantili fiorentine.
I Ricordi sono un’opera che solo apparentemente potremmo definire desueta, così come potremmo considerare il suo autore poco rilevante. Ma non è così!
Ai tempi del coronavirus, mi sono ritrovata a leggere Francesco Guicciardini e a trovarlo incredibilmente moderno ed attuale. Credo che la sensazione di smarrimento, di impotenza e la paura del vuoto che mi ha (e mi sta) attraversando in questi giorni possa essere riconducibile un po’ a tutti.
Scorrendo quelle pagine e quegli aforismi, ho scorto un pensiero acuto e illuminante che nel corso degli anni avevo dimenticato.
Francesco Guicciardini: un pensiero estremamente attuale
In quest’opera l’autore fiorentino spazia dai luoghi comuni a considerazioni sulla politica del tempo. Nonostante l’apparente e illogica correlazione dei temi trattati, alla base di tutto si colloca un drammatico pessimismo.
Francesco Guicciardini, pur avendo lavorato a stretto contatto con Niccolò Macchiavelli, non ha il suo stesso ottimismo. Non riesce ad intravedere una dialettica continua tra fortuna e virtù, ossia tra gli imprevisti della realtà e la capacità dell’uomo di adattarsi e di contrastarla.
Il nostro ambasciatore, dopo aver vissuto le terribili Guerre d’Italia, è convinto che la fortuna, ossia il susseguirsi degli eventi, sia arginabile dall’uomo solo in modo parziale. Affinché l’uomo abbia la possibilità di vivere “felicemente” necessita anche di un po’ di buona fortuna, quindi di eventi favorevoli.
Non possiamo dedurre delle regole generali entro cui muoverci, ma imparare a discernere il particulare. Che cosa vuol dire? Vuol dire analizzare con occhio critico il singolo caso e trovare la strada giusta per affrontarlo.
Dietro tutto questo empirismo, questo pessimismo, dietro all’osservazione della realtà, che cosa possiamo trovare mai di tanto attuale?
Il Coronavirus ha evidenziato drasticamente la nostra fragilità. Chissà come sarebbe stata ora la nostra vita se tre mesi fa non fossimo stati travolti da questo invasore invisibile. Probabilmente tutto sarebbe stato diverso e le difficoltà che abbiamo vissuto non sarebbero state vagamente nei nostri pensieri.
Volere è potere
Non sempre e, sopratutto, non contro un essere che mina la forza più grande dell’uomo: la sua socialità. Ci ha divisi, sparpagliati e ci ha reso insicuri e impotenti.
La letteratura non è la soluzione, ma può essere una saggia compagna di viaggio. Può darci quel suggerimento giusto, quella consolazione che non riusciamo a trovare sui social o in tv.
Guardiamo al primo Cinquecento: anche a quel tempo, c’è stato un invasore che ha frantumato quanto era stato costruito nel secolo precedente. La discesa di Carlo V e il sacco di Roma sono solo il culmine di anni di guerre tra Francia e Impero combattute sul nostro territorio.
Le certezze dell’umanesimo caddero, esattamente come sono cadute quelle nel nostro vivere quotidiano. Non sempre abbiamo il potere di fare qualcosa, qualche volta c’è bisogno di un po’ di buona fortuna, ma ci resta sempre un piccolo margine di azione… nel particulare. Non dimentichiamocelo!
Serena Vissani