A distanza di due secoli, Emma colpisce e sorprende il lettore che viene travolto da un’ondata di ironia e leggerezza.
Sebbene la trama rispetti la gran parte dei canoni dei romanzi precedenti, non è tanto la trama che interessa, che colpisce o che rimane impressa nella mente di chi legge. Quello che segna a fuoco la mente del lettore è l’atteggiamento dell’autrice nei confronti dei suoi personaggi e della materia narrata. Ironia e leggerezza, appunto.
Emma è romanzo interamente basato sul punto di vista della protagonista. Il campo visivo del lettore viene vincolato dagli occhi stessi di Emma e, quasi come una lente d’ingrandimento, deforma e vizia tutto quello su cui si posa.
Nonostante il filtro imposto al racconto, la Austen non canalizza il flusso degli eventi soltanto attraverso gli occhi della sua beniamina. Avvalorandosi di tecniche narrative d’avanguadia (come il discorso indiretto libero), l’autrice fa intendere perfettamente al lettore che oltre gli occhi della protagonista c’è una realtà più grande.
La Non-Eroina
La sovrapposizione di due realtà, una soggettiva e personale, l’altra realistica e veritiera, costituisce la vera grandezza di questo romanzo. Emma commette molti errori e ha una visione distorta della realtà, ma non è per questo che è un antieroina. Lo è perché il lettore vede, percepisce i suoi difetti e poi ne sorride.

L’autrice, strizzando l’occhio al lettore, crea un gioco di complicità, tutto moderno. La Austen sorride mentre indica velatamente gli indizi per la ricostruzione della vicenda e si compiace che il lettore riesca a seguirla. Mr Knightley, ambasciatore della verità del racconto, si erge a lume che rischiara le tenebre in cui la protagonista e, inizialmente, il lettore, cadono.
Raccontare una storia per raccontarne il contrario.
L’austerità e la serietà che dobbiamo a questi personaggi aristocratici, vengono irrimediabilmente compromesse dalla leggerezza e dai continui ammiccamenti dell’autrice.
Se dovessi immaginare Jane Austen leggere il suo libro ad alta voce a una platea di ascoltatori, la immaginerei con quel tono seriosamente ironico, che, sebbene celato per la compostezza dei suoi personaggi, lascia trapelare un sorriso che rende leggero e sagace l’intero romanzo.
Serena Vissani