Il volto noir della Capitale: “Delitti e luoghi di Roma criminale”
Tutte le strade portano a Roma anche quando si tratta di crimini e delitti, fin dai tempi della sua mitica fondazione.
Il delitto a Roma è, purtroppo non solo tristemente di casa ma risulta, spesso, anche molto efferato, misterioso e talvolta, aspetto forse più preoccupante, insoluto.
Nel corso di quasi tremila anni di storia, la storia delittuosa della Capitale è stata costellata di celebri fatti di sangue che sono rimasti scolpiti nella memoria, come parole nel marmo, immagini indimenticabili che hanno conferito alla città eterna un alone decisamente noir che, purtroppo, sembra non essersi ancora arrestato.
A far luce su questa lunga, infittita, raccapricciante scia di sangue, su questa interminabile vicenda criminale di una città che affonda le proprie radici, seppur mitiche, nel delitto, è Mario Caprara con un corposo libro dall’icastico titolo: Delitti e luoghi di Roma criminale.
Pubblicato dalla casa editrice Newton Compton, da anni particolarmente attenta a scoprire i volti meno noti del panorama capitolino, questo libro rappresenta una carrellata, a tinte necessariamente fosche, sui delitti “romani”: dall’uccisione di Remo per mano del fratello Romolo, che intrise di sangue la terra sui cui stava per nascere quella che sarebbe divenuta nei secoli la città più famosa al mondo, all’ultimo crimine efferato, in ordine di tempo, quello dello studente Luca Varani per mano di due coetanei, Marco Prato e Manuel Foffo.
Cinquantotto i delitti scelti e proposti da Caprara, già autore anche con Gianluca Semprini del fortunato Destra estrema e criminale.
Da Stefano Delle Chiaie a Paolo Signorelli, da Mario Tuti ai fratelli Fioravanti sempre per i tipi della Newton. Cinquantotto le storie raccontate nel corso della storia plurimillenaria di Roma, un lunghissimo gomitolo, color vermiglio, che lento si dipana, rotolando su fatti celebri e su altri meno noti, con un incedere che coinvolge il lettore in questa rassegna delittuosa fra storia e cronaca.
Perché se i colori della storia ravvivano vicende mortifere che sono confinate ormai nei libri di storia, quelli invece, più vividi della cronaca si rimpossessano di storie solo recentemente passate e sulle quali il tempo ha solo posato la lieve coltre del tempo.
Allora rivivremo le ventitré pugnalate che i congiurati, fra cui anche l’amato Bruto, inflissero a Giulio Cesare nella Curia di Pompeo nell’attuale Largo di Torre Argentina, o l’incredibile morte di Agrippina, con i diversi tentativi precedenti miseramente falliti, fatta uccidere per volontà del figlio Nerone, desideroso di emanciparsi da quella figura divenuta troppo opprimente.
Oppure rileggeremo la sventurata vicenda della giovane Beatrice Cenci che decise di eliminare il ripugnante padre per tornare a vivere e che, invece, perse la vita per mano del boia, sul patibolo davanti Castel Sant’Angelo, che eseguiva la sentenza di un processo il cui esito era stato scritto prima ancora che fosse istruito.
O, magari, torneremo alla Roma del 1600 quando il monaco Giordano Bruno fu arso vivo per avere sostenuto semplicemente idee diverse in un’epoca, quella della Controriforma, però, in cui il libero pensiero era pericoloso quasi o più della spada. M
a nel libro di Caprara non è solo ospitata la storia ma anche, come scritto, la cronaca e, allora, fra le pagine di questo interessante libro, ripercorreremo vicende della nostra memoria, episodi che ricordiamo personalmente anche con vividi particolari.
Eccoci, allora, a rivivere, come se sfogliassimo un vecchio giornale d’annata, la drammatica morte di Giorgiana Masi, quella sanguinaria di Aldo Moro e della sua scorta, le misteriose sparizioni di Emanuela Orlandi o Mirella Gregori, ufficialmente ancora scomparse visto che i loro corpi non sono stati mai trovati, l’insoluto caso di Simonetta Cesaroni, o l’inspiegabile morte, se mai poi la morte abbia davvero un senso, di Marta Russo all’università La Sapienza di Roma in una mattina come tante altre a metà anni Novanta.
Delitti passati alla storia, altri entrati di diritto nelle pagine della cronaca nera, come nel caso dell’uccisione di Enrico De Pedis, il “Renatino” della Banda della Magliana, altri che inevitabilmente vi entreranno, tutti, però, all’ombra del Cupolone, di una città pigra e distratta, che scruta dei figli sfortunati con l’impassibile silenzio dell’eternità.
[dt_quote type=”pullquote” layout=”right” font_size=”big” animation=”none” size=”1″]Un vecchio cortello diceva a ’na spada: Ferisco e sbudello la gente de strada, er zangue che caccio da quelle ferite, diventa ’n fattaccio, diventa ’na lite. (Trilussa)[/dt_quote]
Un libro che non ricostruisce solo le storie criminali della capitale, ma proietta anche l’attenzione su quei luoghi dove, in quasi tremila anni, si sono svolte queste vicende criminose. Dal Campidoglio, dove fu assassinato il tribuno del popolo Cola di Rienzo, prima osannato e poi inevitabilmente osteggiato, dove da secoli si racconti aleggi uno spaventevole fantasma, al quartiere di Borgo Pio dove abitava Mastro Titta, al secolo Giovanni Battista Bugatti che attraversava il ponte, passando dall’altra parte della città solo per eseguire le sentenze, per “spiccare teste”, oltre cinquecento nella sua lunghissima carriera, smise dopo gli ottant’anni.
Dalla solitaria spiaggia di Torvaianica, dove il 9 aprile 1953 fu ritrovato sull’umida arena il corpo di Wilma Montesi, un semplice fatto di cronaca che arrivò a minare la Roma, mostrando lo spaccato di una Roma fatta di festini e droga che si ignorava esistesse, all’idroscalo di Ostia, in cui trovò la morte il poeta Pierpaolo Pasolini, con modalità che ancora oggi, a distanza di più di quarant’anni, rimangono perlopiù misteriose.
Un libro per conoscere il volto noir della Capitale, per non dimenticare, specialmente per i casi più vicini a noi, fatti inaccettabili, per “interrogarci, come ricorda Nino Marazzita nell’ottima prefazione, per tutto il resto dell’eternità sul confine tra il bene e il male, perché la Storia si ripete”.
Maurizio Carvigno